19 Giugno 2015, 22:21 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Due giorni fa ho concluso un mio intervento (https://www.qualecefalu.it/node/17278) con un grazie di tutto, Sindaco! Lo ringraziavo per il regalo di ben tre commissari, che rappresentavano non solo la prova che egli non si era dimostrato buon amministratore, ma anche la perdita di ogni autonomia del nostro Comune. Per dirla con una metafora, la nomina dei commissari equivale all'intrusione in casa nostra di qualcuno che ordina la disposizione dei mobili e persino la lista di quel che ci è lecito mangiare.
Nello stesso giorno il Sindaco, sollecitato da una interrogazione consiliare, scriveva ai Sindaci dei Comuni di Castelbuono, Collesano, Campofelice di Roccella, Gratteri, Isnello, Lascari, Pollina, San Mauro Castelverde e Scillato, per sollecitarli a dare la loro disponibilità a contribuire alle spese relative all'Ufficio del Giudice di Pace. Tutto ciò ad appena un mese dalla scadenza imposta dal Governo per aderire alla deroga.
Il nostro Sindaco crede che in trenta giorni i suoi omologhi potranno riunire i loro Consigli e ottenere da essi una delibera di assenso alla richiesta del Sindaco di Cefalù. Il crederlo, però, non basta a cambiare un fatto possibile in probabile.
Comunque, diamo per probabile che tutto si concluda entro il termine. È lecito chiedersi, però, perché l'invito del nostro Sindaco è partito soltanto trenta giorni prima della scadenza, sebbene la norma abbia la veneranda età di quattro mesi? Come mai non ci si è pensato in tempo utile?
Sono domande, alle quali un sindaco buon amministratore e rispettoso dei diritti dei cittadini dovrebbe rispondere. Temo, però, che il nostro non ne abbia gli argomenti.
E allora, che cosa dovrebbe fare per non far correre alla Città il rischio di perdere questa ultima occasione, per conservare la presenza di un Giudice di Pace? Basterebbe che egli non aspettasse l'adesione degli altri Comuni, che potrebbero aderire in seguito, e desse invece l'adesione del nostro Comune soltanto, come la norma concede.
Io non so se il Sindaco Lapunzina conosce bene la storia di Cefalù, ma vorrei ricordargli che Cefalù fu sede di pretura, finché queste esistettero. Anche in periodo borbonico a Cefalù esistevano uffici giudiziari. Anzi, proprio in quel periodo il re, titolare del diritto, era rappresentato anche da alcuni nobili, ai quali i viaggiatori potevano rivolgersi, come se si trattasse del Tribunale del Re. Le case e le ville di questi nobili, perché le si riconoscesse a distanza, avevano al loro interno un'alta palma visibile a lunga distanza.
Allora non c'era il punteruolo rosso, ma non c'era neppure il sindaco Lapunzina e neppure il PD. Allora c'era soltanto un Re, spesso poco liberale, ma preoccupato del bene dei suoi sudditi, perché sapeva che anche il suo potere assoluto aveva un limite, come avevano dimostrato la Magna Charta in Inghilterra e la Rivoluzione in Francia.
Oggi, invece, i nostri amministratori si comportano come il punteruolo rosso con le palme e fanno morire la palma simbolica del diritto e tutti gli uffici a esso collegati.
Il nostro Sindaco lo fa con maggiore astuzia: coinvolge gli altri Sindaci, per poter dire che è loro la colpa della perdita. Lo fa, premunendosi di un capro espiatorio, visto che il passato non gliel'ha dato per tempo. Questa sì che è abilità amministrativa, per la quale è giusto che ripeta: grazie di tutto, Sindaco!
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Commenti
Giuseppe Cassata -
Galleggiamento
Secondo il mio modesto parere E' INUTILE PERDERE TEMPO sollecitando attività della attuale SINDACO DI CEFALU'.
BISOGNA PREPARARE LA CITTA' PER LA SOSTITUZIONE.
STIAMO ASSISTENDO ALLA ATTIVITA' DI GALLEGGIAMENTO, CON TENTATIVI DI NON ANNEGAMENTO.