Cefalù: il ritorno dei podestà

Ritratto di Angelo Sciortino

17 Giugno 2015, 18:28 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Quando l'Italia perse la sua libertà, colui che gliela tolse fece l'azione ritenuta più utile, per meglio dominare i cittadini: tolse le autonomie locali! I comuni non furono più gestiti da un sindaco eletto dai cittadini, ma da un podestà nominato dal ministro degli interni.

Oggi sta accadendo la stessa cosa in non pochi comuni siciliani, fra i quali spicca quello di Cefalù.

Certo, il nome di podestà non viene più ripetuto, essendo stato sostituito da quello di commissario. E il commissario viene nominato da un organo superiore, quando l'Amministrazione e il Consiglio dimostrano la loro incapacità di svolgere con saggezza e competenza il loro dovere.

Avviene così che oggi, stante l'assenza e la competenza degli attuali amministratori, di commissari Cefalù ne ha già tre, se si considera unico il numero dei tre, che saranno presto nominati per mettere ordine nei conti del Comune dissestato, termine che in diritto privato prende il nome di fallimento.

Per ricapitolare, sempre lasciando il numero di coloro che dovranno mettere ordine nelle finanze, i tre commissari saranno nominati uno per l'approvazione del PUDM, una sorta di piano regolatore del litorale e delle coste; un altro per riordinare le finanze; un terzo, infine, per rendere più funzionale la raccolta dei rifiuti.

Si tratta di tre attività, che avrebbe dovuto svolgere correttamente questa Amministrazione, magari tra una sagra mangereccia e una regata velica. Invece, essa non ha svolto queste attività ed è stato giocoforza che dagli Organi di controllo venissero nominati i commissari.

Cefalù, quindi, torna ad avere i suoi podestà, che decideranno in barba ai principi dell'autonomia locale previsti non soltanto dalla Costituzione, ma anche da tutta la dottrina politica. In breve, i cittadini sono stati privati della facoltà di auto governarsi e di provvedere essi stessi alla tutela del loro territorio. Questa privazione, che è pure privazione del diritto di autodeterminazione, la dobbiamo all'inettitudine di questa Amministrazione, del Sindaco stesso e del Consiglio, che non ha saputo fermarlo. Di quella parte del Consiglio, che non ha saputo approvare una mozione di sfiducia presentata da un'altra parte del Consiglio stesso.

Il paragone tra i commissari e i podestà in fondo pecca un poco per imprecisione. I podestà, ai tempi del fascismo, erano scelti fra i cittadini stessi; i commissari, invece, sono scelti fuori dall'ambito cittadino. Il paragone, quindi, ci dà la misura del danno arrecato ai cittadini e al loro bene più grande: la libertà di autodeterminarsi.

Grazie di tutto, Sindaco!