28 Maggio 2015, 22:33 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Sono ormai tre mesi che la “questione centro nascite” alimenta un dibattito a Cefalù. Soltanto tre mesi, a fronte di ben tre anni trascorsi dal 1° decreto, che ne stabiliva la chiusura. Questa discrasia prova quanto la questione è stata trattata male e senza una partecipazione corale di tutta la cittadinanza e della politica, che dovrebbe rappresentarla.
Dal mese di marzo 2015 sembra che finalmente tutti abbiano scelto di formare un unico schieramento compatto a difesa del centro nascite. Tutti, persino la politica. Quella politica, che a Cefalù, al momento del 1° decreto, rimase silenziosa e si apparentò in campagna elettorale con i patrocinatori della chiusura.
Questa compattezza è stata risolutiva? Ha aiutato nella ricerca di soluzioni? A me sembra di no, anche se dai comunicati emessi di tanto in tanto dalla politica locale e dal Comitato civico giunge una continua affermazione che, sebbene “incrociando le dita”, il traguardo della vittoria è ormai prossimo. Dubitarne, ci farebbe somigliare a “una gatta nera”, notoriamente simbolo di sventura, o a un creatore di falsi allarmismi e non già a un ricercatore di verità, che non alberga dove si pretende l'esistenza di un “pensiero unico”.
Per fortuna, a mettere le cose a posto ci pensa il tempo, con il lento scorrere del fiume dei documenti, che gli uomini producono per alimentarlo. Gli uomini, che non sanno tacere, persino quando ogni loro parola potrebbe essere usata contro di loro.
Così è accaduto per il centro nascite di Cefalù. Documenti su documenti hanno rotolato lungo la china e si sono fermati in una sorta di abisso senza tempo, finché uno di essi, grazie alla sua importanza, non è riuscito a chiudere l'ingresso dell'abisso. Alludo al documento del Ministero della Salute, indirizzato all'Assessorato della Salute e riportato per intero alla fine di questo intervento.
Ed ecco, di tale documento, un'estrema sintesi.
Dopo una premessa del quadro normativo relativo alla riorganizzazione dei punti nascita, nel documento vengono elencate le proposte via via inviate dalla Regione siciliana.
La prima è del 13 marzo 2013 e riguarda una richiesta di deroga per 9 punti nascita: Mussomeli, Bronte, Nicosia, Mistretta, peraltro già chiuso nel 2012, Corleone, Lipari, Petralia, Pantelleria piu la casa di cura I. Attardi di S. Stefano di Quisquina.
A tale nota, in cui non si menziona il punto nascita di Cefalù, ne ha fatto seguito una seconda, il 14/03/2015 (Prot. N. 22731), nella quale la Regione, relazionando in merito alle azioni messe in atto conseguentemente alle prescrizioni impartite, ha dichiarato che sta procedendo alla disattivazione, entro il 30 aprile 2015, dei punti nascita pubblici di Licata, Cefalù, Paternò e della casa di cura Argento di Catania.
Successivamente, in data 23/04/2015 (Prot. N. 34853) è pervenuta al Ministero una ulteriore nota con la quale la Regione Siciliana richiede la deroga anche per i Punti nascita di Cefalù e di Licata, "a causa degli oggettivi, allo stato attuale, insuperabili disagi di viabilità che rendono difficili i collegamenti con il territorio e che potrebbero comportare inadeguatezza dell'assistenza sanitaria".
La richiesta di deroga non viene accettata per i centri nascita di Bronte, Mistretta, Mussomeli, Lipari, Petralia, Santo Stefano di Quisquina e Licata. Tutti questi centri nascita devono cessare ogni attività entro il 31 dicembre 2015.
Il processo di disattivazione prevede che il personale, attraverso una più ampia attività consultoriale, dovrà seguire le donne in gravidanza fino alla 38.a settimana e successivamente indirizzarle verso i PN più vicini.
Per quanto riguarda Nicosia e Corleone viene data la disposizione di optare o per un coordinamento con i centri Hub di Enna e Palermo oppure di disattivarli.
Per quanto riguarda Cefalù, così si esprime il Ministero: si concorda con la richiesta di deroga, con la prescrizione di un attento monitoraggio della attività dello stesso Punto nascita, da verificare congiuntamente al monitoraggio del PN di Termini Imerese: i due PN devono essere monitorati al 31 dicembre di ogni anno, con termine ultimo il 31.12.2016, per verificare l'andamento delle nascite; successivamente la Regione, sulla base dei volumi di attività dei PN, come anche dei volumi totali di attività dei due Presidi ospedalieri, ne dovrà valutare il mantenimento in funzione, anche in base a quanto indicato dal Decreto interministeriale recante "Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera".
Che cosa significa tutto ciò, se non il fatto che il punto nascite di Cefalù potrà godere di una deroga solo e soltanto se supererà quello di Termini nella “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera”.
Insomma, la guerra è aperta e somiglia tanto alla “guerra della secchia rapita”!
Per concludere, non manca un richiamo alla Regione: “Relativamente al nuovo assetto dei Punti nascita cosi come concordato con il Ministero della salute, si suggerisce che la Regione Siciliana promuova una attivita di comunicazione trasparente con la popolazione, per consentire la maggiore chiarezza e trasparenza nelle motivazioni che sottendono a tale processo di riorganizzazione.”
Adesso invito tutti a leggere il documento e a smetterla di menare vanto di successi personali. Prepariamoci, piuttosto, alla battaglia titanica che dovremo sostenere con Termini Imerese.
Regione Siciliana: ridefinizione rete dei Punti Nascita e valutazione richieste di deroghe.pdf
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