"In nome dell'onore"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

25 Maggio 2015, 14:31 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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"IN NOME DELL'ONORE"

("memento audere semper" - D'Annunzio - ricordati di osare sempre)

 

"...la mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio ed avrà una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia le forze migliori delle istituzioni..."

Sono parole di Giovanni Falcone, barbaramente ucciso, assieme alla moglie Francesca Morvillo ed alla sua scorta, il 23 Maggio del 1992 in quel di Capaci.

Quasi ad accomunare gli infausti destini dei due colleghi ed amici, qualche mese dopo lo stesso fato sortiva il Giudice Paolo Borsellino.

Lo scorso 23 Maggio, dopo 23 anni dal delittuoso fatto, dinanzi alla lapide commemorativa dell'eccidio di Capaci apposta sulla facciata del vecchio tribunale di Cefalù, durante il gravido "Silenzio" imposto dal suono della tromba dei Bersaglieri di Casteldaccia, una rappresentanza delle Autorità cefaludesi osservava il classico minuto di raccoglimento tributato agli eroi immolati in quella fatidica data.

Fotografie di Patrizia Curreri pubblicate su facebook

Successivamente, preceduta da una performance dell'opera dei pupi di Angelo Sicilia, offerta dall'Associazione Culturale Marionettistica Popolare Siciliana al teatro comunale "Cicero", alla presenza di un folto pubblico ed organizzata dalla Consulente Angela Macaluso per conto dell'Assessorato al Turismo del Comune di Cefalù in collaborazione con Maria Vittoria Cerami, referente territoriale dello sportello antiviolenza "Diana" istituito dalla CO.TU.Le.VI. unitamente all'Associazione "Cittadinanza per la Magistratura", si è tenuta una manifestazione in ricordo del Dr. Giovanni Falcone.

Questo Angelo Sicilia, attore, regista, drammaturgo, "puparo" di professione da più di vent'anni, ha avuto il pregio di attualizzare i "pupi", spogliandoli degli abiti tradizionali dei "paladini di Francia" e di rivestirli con quelli degli eroi della nostra Sicilia che si sono distinti nella lotta contro la mafia, presentando rievocazioni storiche che vanno dallo "sbarco dei Mille" all'eliminazione di "Padre Pino Puglisi".

Così, nel breve spazio di un'ora, abbiamo rivisitato gli atroci fatti di sangue con tutti i loro ignobili retroscena accaduti in questa nostra tormentata isola, vicende che hanno conclamato vittime sacrificali, assieme ad altri, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; abbiamo pure riconsiderato il maxiprocesso, dagli Stessi voluto, e la giusta condanna definitiva degli assassini.

Presenti il Sindaco Rosario Lapunzina, il suo Vice, Salvatore Curcio, l'Assessore alla Cultura, Vincenzo Garbo, Autorità dell'Arma dei C.C., della Delegazione di spiaggia, l'Assessora agli Affari Legali e Contenzioso (oltre a molteplici altre attribuzioni), Antoniella Marinaro, l'Assessore Daniele Tumminello e diverse personalità.

Sul palco, il Dr. Alfredo Morvillo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, il Giudice, Dr. Ignazio De Francisci, un familiare del sindacalista Placido Rizzotto, (pure lui eliminato dalla Mafia nel '48, a Corleone), la sopracitata Maria Vittoria Cerami, gli imprenditori Gianluca Maria Calì ed Elena Ferraro e Giovanni Palazzotto, responsabile dell'Associazione "Cittadinanza per la Magistratura".

Al termine della rappresentazione, presentato dalla Macaluso nella sua forma più smagliante, il Sindaco ha rivolto parole di benvenuto agli ospiti e poi, leggendo un suo documento, ha introdotto i lavori della tavola rotonda intesi alla rievocazione storica degli illustri estinti e all'esame approfondito sull'attuale stato della situazione; ha ricordato, inoltre, che per l'impegno profuso nella lotta alla mafia, Falcone e Borsellino sono considerati i massimi esponenti del settore giudiziario sia in Italia che all'estero ed ha citato le parole di quest'Ultimo estrapolate dal discorso che lo Stesso fece a Casa Professa in Palermo poco prima di morire. Ha concluso, infine, sottolineando che il nostro paese ha bisogno di una ininterrotta resistenza sostenuta da una sempre vivida speranza, concetti che devono necessariamente essere supportati dall'opera incessante delle Istituzioni, della scuola e della famiglia.

Ha preso, poi, la parola, sempre presentata dalla Macaluso, che, per l'occasione, ha assolto con encomiabile piglio professionale funzioni di speaker, la ripetuta Maria Vittoria Cerami.

La stessa ha dichiarato di aver conosciuto Falcone ed ha dato lettura di una accorata missiva pervenutale da Pippo Giordano (poliziotto collaboratore di Falcone), a cui non è stato possibile partecipare alla serata, lettera che ha voluto rivolgere direttamente al Procuratore Morvillo, concludendo con le parole di suo conio: "..se ognuno di noi facesse qualcosa..." ed auspicando un comune massiccio sostegno alla legalità.

È stata, poi, la volta del sunnominato Procuratore della Repubblica, Dr. Alfredo Morvillo, il quale molto analiticamente ha dissertato sull'odierno problema della lotta alla mafia, insistendo con convinta fermezza sull'importanza dei messaggi che i giovani ricevono dalla comunità e asserendo che l'esempio, primario insegnamento per la formazione di una società più giusta, deve necessariamente venire dalla famiglia e dalla scuola, prime basilari matrici delle giovani coscienze.

La moderatrice chiede, quindi, al magistrato cosa sia cambiato dopo 23 anni da quel fatidico momento luttuoso e se la deprecata strage sarebbe potuta essere in qualche modo evitata.

E il Procuratore risponde che oggi, certamente, i sistemi precauzionali sono migliori di quelli di un tempo, grazie anche all'apporto educativo proveniente, appunto, dalla scuola, dalla famiglia e da associazioni varie; ma che, tuttavia, la società non è ancora pronta per un radicale cambiamento pur essendo mutato il sistema repressivo. Circa poi la possibilità di evitare la strage, il magistrato ipotizza che anche allora non mancavano conoscenze che avrebbero potuto mettere in allarme per scongiurare un possibile temuto attentato.

Per ulteriori programmati impegni, poi, il Dr. Morvillo ha dovuto lasciare il consesso e la parola è stata data al Giudice Dr. Ignazio De Francisci.

Questi, che da giovane ha lavorato con Falcone, sostiene che, si, nel ramo della prevenzione si è fatto molto, ma che si potrebbe fare ancora di più; che le leggi, seppure non condivise, vanno rispettate ed eseguite con doverosa fermezza. Conclude, commosso, ricordando la cruenta morte di Falcone che a lui ha prodotto una grande affettiva lacerazione impossibile da metabolizzare.

Alla domanda di Angela Macaluso rivolta all'imprenditrice Elena Ferraro, se la stessa, cioè,  ritenga che il futuro dell'imprenditoria isolana sia da concretizzarsi fuori dalla Sicilia, la risposta è assolutamente "no". La caltagironese Ferraro racconta la richiesta di pizzo occorsale, richiesta alla quale lei ha risposto con una precisa denunzia alle Autorità competenti. Dice di non sentirsi per niente un'eroina, così  come dai più viene appellata, ma donna semplice e comune e di non apprezzare la gente che, incontrandola, spesso le rivolge il solito interrogativo: "..ma chi te lo ha fatto fare?..."

Alla domanda posta a Gianluca Maria Calì, imprenditore pure lui ad Altavilla MiIicia, se rifarebbe la denunzia che a suo tempo ha fatto, risponde positivamente. Dichiara anche lui di sentirsi un uomo normale e per niente eroe. Osserva che è ridicolo che cinquanta milioni di Siciliani si lascino prevaricare da cinquemila delinquenti.

Placido Rizzotto afferma che la lotta sindacale portata avanti dall'omonimo suo zio contro gli agrari siciliani ha dato ai contadini la possibilità di "vivere" e non di "campare" e che oggi Corleone non è più conosciuta come paese di mafia.

I detti  imprenditori, che hanno avuto il coraggio di denunciare i propri estortori, manifestano il sentimento unanime di mai tirarsi indietro abbassando la guardia e di far sempre il proprio dovere denunciando gli abusi e le intimidazioni quando ne ricorra il caso.

Per ultimo viene dato il microfono al già nominato Giovanni Polizzotto, il quale cita una frase emblematica di Borsellino: "...se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo...". Poi mostra una tesi di laurea fatta da un giovane, bambino all'epoca dei fatti, sulla confisca e sul riutilizzo di beni mafiosi sequestrati. Auspica che ogni cittadino diventi protagonista contro il malaffare.

La serata è stata conclusa dalla Macaluso che ha ringraziato i presenti per essere intervenuti e che ha fomentato un nutritissimo prolungato applauso alla memoria dei commemorati.

È indubbio che il riproporre, con incontri e manifestazioni eterogenee, personaggi ed accadimenti luttuosi che fanno indiscutibilmente parte della storia del nostro paese, figure e fatti che il tempo, inesorabilmente scorrendo, porterebbe all'oblio se non reiteratamente riportati alla pubblica attenzione, giova sicuramente a migliorare la nostra integrità ed il nostro senso del diritto e della probità.

Ciò perché è utile all'animo umano, affinché il ricordo di essi, generando le stesse identiche emozioni e sensazioni che l'hanno turbato, scosso e traumatizzato al momento del loro terribile verificarsi, determini lo stesso sdegno e  la stessa volontà di evitarne per l'avvenire, per quanto si possa ed alla luce delle acquisite innovazioni, il ripetersi.

Falcone e Borsellino sono da ritenersi due insostituibili fari della legalità, esempio tangibile di professionalità, di coraggio, di sprezzo del pericolo, di etica e di dignità, da costantemente additarsi ai presenti ed a tutte le generazioni future come mirifico modello per una propria proficua maturazione rivolta al bene.

 

Cefalù, 25 Maggio 2015                                                                                                                                               Giuseppe Maggiore