Strage di Capaci una generazione dopo

Ritratto di Angelo Sciortino

23 Maggio 2015, 08:27 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Oggi si ricorda l'anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della sua scorta.

Dal triste episodio sono trascorsi ben 23 anni, il tempo di una generazione. Dei giovani, che oggi sfileranno nelle manifestazioni previste per ricordarlo, i più non erano ancora nati. I più non hanno vissuto quegli anni orribili della Sicilia, che segnarono la morte cruenta di tanti servitori dello Stato, colpevoli soltanto di essere stati difensori determinati della Giustizia e dei più deboli.

Quegli anni non li hanno vissuti, ma se oggi essi possono parlare liberamente e sfilare per ricordare coloro che non devono essere dimenticati, lo devono a loro. E i giovani questo lo sanno, più o meno inconsapevolmente. Lo sanno grazie al racconto dei più grandi, che quegli anni li vissero e dall'esempio di uomini come Falcone acquistarono coscienza del loro essere uomini, magari non eroi, ma capaci di riconoscerli fra loro. Eroi positivi, perché eroi della Giustizia, così diversi dai finti “eroi” della mafia, che trucidavano gli inermi e gli innocenti, per creare un clima di paura, dal quale trarre il beneficio di un omertoso silenzio, che copriva le loro malefatte.

Oggi per i giovani potrebbe prepararsi un clima più aperto e più sereno, se una certa politica, complice una burocrazia forte di uno statalismo imperante, non desse ancora esempi di mentalità mafiosa, per accaparrarsi prebende di un popolo onesto e tartassato dallo stesso Stato.

È inutile citare i tanti episodi di corruzione, perché la cronaca ce li ricorda quotidianamente. È contro di essi che deve combattersi la battaglia di Falcone e di tutti coloro che, come Lui, si sono sacrificati per sconfiggerli.

Ricordare Falcone degnamente e non soltanto con le “chiacchiere” significa prendere atto che oggi il nemico della Giustizia è diventato più subdolo della già subdola mafia e si nasconde persino tra coloro che, agli occhi dei giovani, dovrebbero essere i garanti del loro futuro, libero dall'oppressione del malaffare.

A ricordare Falcone non dovrebbero essere presenti altri che i giovani, i soli portatori di “innocenza”, come lo furono uomini come Falcone. Soltanto l'innocenza può parlare all'innocenza. Gli altri, i “non colpevoli” per ignavia, restino lontani dall'innocenza!