Cefalù è ricca di tradizioni. Rispettiamole!

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Maggio 2015, 17:58 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Ieri, come colto da un raptus, ho scritto e postato su facebook la seguente riflessione:

Il musicista Gustav Malher scrisse una frase, alla quale tutti a Cefalù dovremmo attenerci: “La tradizione è la salvaguardia del fuoco, non l'adorazione delle ceneri”.

In effetti, se a Cefalù ci limitiamo ad adorare le “ceneri” del nostro passato, non siamo buoni continuatori della nostra tradizione, ma soltanto i “becchini”, che la seppelliscono.

È accaduto nell'ultimo quarantennio e le conseguenze sono evidenti non soltanto nel paesaggio troppo spesso rovinato, ma anche nella mentalità odierna, che è o dimentica del passato o di esso ricorda alcune tradizioni per servirsene come attrazioni turistiche e non perché veramente sentite.

Se sentiamo veramente la grandezza delle nostre tradizioni, dobbiamo servircene per attizzare il fuoco ardente, che cova sotto le ceneri e che è il risultato di una secolare ricerca.

A costo di passare per “saccente”, voglio ricordare quel che diceva un grande dell'Ottocento francese: “La tradizione si compone di radici e tronco, che a ogni primavera si riempiono di rami, fiori e frutti”.

Ecco, in questa frase credo che si racchiuda il significato vero dei nostri sforzi per ricordare il passato e quale deve essere l'impegno: fare ritornare la primavera a Cefalù, perché torni a fiorire e a essere come la vediamo nelle tante foto del passato e come la percepiamo, quando leggiamo gli Autori del passato.

Mi scuso e spero che la mia riflessione sia foriera di suggerimenti.

Ora, diciamocelo con franchezza: quando parliamo delle nostre tradizioni e della nostra storia, quanti di noi sfuggono alla tentazione “di adorare le ceneri”, alle quali è ridotto il passato a causa della nostra incuria? Quanti di noi vedono covare sotto quelle ceneri un fuoco plurisecolare, che dovremmo attizzare, per ridare lustro alla nostra Cefalù?

Credo pochi, purtroppo. I più ritengono che quelle ceneri sono un'eredità da sfruttare a proprio piacimento, come coloro che scialacquano il patrimonio avito, costruito con sacrifici e fatiche da più generazioni e da loro distrutto in meno dello spazio di una sola generazione.

Ci definiamo la Città di Ruggero, gongoliamo perché la nostra Cattedrale sta per diventare patrimonio dell'UNESCO, siamo felici perché il Sorriso dell'Ignoto Marinaio è a Milano in occasione dell'Expo, ci balocchiamo a giocare agli agenti di turismo, andando in Russia per promuoverci, ma infine restiamo con un pugno di mosche e finiamo noi stessi con il non mostrare alcun interesse o amore per la nostra eredità.

Perché mai tutto questo? Credo, proprio perché abbiamo visto soltanto le ceneri e ci siamo dimenticati che sotto di esse c'era la vitalità di un fuoco, che aveva bisogno di essere attizzato con la nuova legna delle nostre idee e del nostro impegno. Finora, tranne poche eccezioni isolate e spesso derise, nessuno ha chiesto rispetto di tale fuoco. Esso sta lentamente affievolendosi e, quando sarà spento del tutto, sarà quasi impossibile ridargli forza fiammeggiante.

Chi dovrebbe prendere iniziative? In teoria l'Amministrazione, in pratica, però, essa si è dimostrata non all'altezza e ha preferito passeggiare su quelle ceneri, creando un pulviscolo, che nasconde Cefalù e che ne fa una meta da borgata senza storia.

Diversamente hanno fatto a Montalbano Elicona o a Gangi. Qui le ceneri del passato sono state sistemate con competenza e si è fatto largo al fuoco nascosto, che in pochi anni è tornato a essere una fiamma di nuova vita. Noi non abbiamo saputo imparare la lezione, quando siamo stati sconfitti, e abbiamo preferito cercare i responsabili, accusandoli di non aver partecipato al voto, magari per antipatia verso questa Amministrazione. Non è così, però! E non riconoscere le vere cause, impedirà di cercare e trovare i rimedi.

Dovranno essere i privati, allora, a prendere le iniziative? I privati devono collaborare, ma non con i rappresentanti dell'Amministrazione, semmai per l'affermazione di una loro strategia. Se tale strategia continuerà a mancare, allora è inutile accusare di scarsa collaborazione i privati, sol perché non riescono a considerare “strategia” l'agitazione dell'Amministrazione. E se mancherà una vera strategia, Cefalù non uscirà mai dalle sabbie mobili. Anzi, più continuerà l'agitazione, come in questi tre anni, più sprofonderà.

I cittadini riflettano e non si facciano ancora abbindolare dai proclami e dalle facce d'angelo di alcuni. Veglino sulla loro ricchissima eredità e non facciano derubare i loro figli.