13 Maggio 2015, 17:34 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Di pericoli, che minacciano la nostra società cefalutana, ce ne sono tanti. Il dissesto e il conseguente aumento delle aliquote per la tassazione di una popolazione senza lavoro e con scarsi redditi; la perdita di numerose sedi, come il Tribunale; il dubbio che il nostro ospedale possa ancora funzionare a pieno regime e con soddisfazione dei cittadini. Questi e tanti altri ancora.
Ma c’è anche un fronte interno che non è meno minaccioso. L’imbarbarimento, che può assumere una forma più sottile, ma non meno pericolosa, come certi gas inodori di cui non ci si accorge sul momento, ma che sono letali. Il grande pericolo è l’intolleranza, l’incapacità di ascolto, la povertà degli strumenti di interpretazione della realtà, il prevalere degli istinti - dei peggiori istinti - sulla ragione. È il conformismo di massa, l’omologazione al ribasso, l’ipocrisia del politicamente corretto, l’affievolirsi della solidarietà, l’incattivirsi del linguaggio, che diviene talvolta canagliesco, l’impoverirsi della nostra capacità di elaborare una sintassi decorosa, ormai evidente persino in molti testi letterari.
Questo e solo questo è, a mio parere, il più grande pericolo che la placentissima Cefalù corre. È questo imbarbarimento, che sta affossandola ogni giorno di più. Esso agisce silenziosamente come quel gas inodore, ma letale. Quando ce ne accorgeremo, sarà troppo tardi, perché saremo come dei primitivi incivili. Già oggi se ne vedono i primi segni nel traffico caotico e rumoroso, nel mancato rispetto per l'arte e per le tradizioni, nell'assenza di una biblioteca e in tanti altri esempi. È come se tornassimo a un passato così lontano, da sembrare l'inizio di una storia, che non ha precedenti.
Insomma, non c'è quasi più nulla per sperare nel futuro e neppure per sorridere. Sarà questa la ragione per cui abbiamo spedito il quadro di Antonello a Milano: sorrideva troppo!
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