Progettare o subire il futuro?

Ritratto di Angelo Sciortino

11 Maggio 2015, 19:21 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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C'è da risolvere, a Cefalù e per Cefalù, un grande dilemma: progettare il futuro o subirlo, come accade ormai da alcuni anni?

Qualcuno sarà pronto a sciorinare proverbi come non dire gatto, se non ce l'hai nel sacco o come il futuro è nelle mani di Dio e tanti altri simili, per dimostrare che non è saggio credere che il futuro sarà come noi lo abbiamo voluto. A questo qualcuno posso dire soltanto che nessun saggio ha mai affermato che, non potendo prevedersi con certezza il futuro, siamo autorizzati di vivere il presente senza alcun progetto per prepararlo secondo i nostri desideri. Questo, infatti, significa vivere da uomo.

Certamente non è facile, perché un progetto ci costringe a batterci e a impegnarci per dargli attuazione, per cui, quando falliamo nel nostro impegno, saremo delusi e insoddisfatti. L'alternativa, però, è soltanto quella di vivere come maiali nella porcilaia, soddisfatti del pastone e senza preoccupazione per il domani.

Se si vuole essere uomini consapevoli, dobbiamo accettare d'andare incontro a insoddisfazioni, perché le mete che ci poniamo sono un po' più alte di un porco. E tra le nostre mete c'è quella di costruire qualcosa per i nostri figli e i nostri nipoti e persino per i pronipoti. Non soltanto beni materiali, però, ma anche maggiore saggezza e maggiore cultura. Tutte cose che negli animali non riscontriamo, perché essi abbandonano i loro figli non appena sono autosufficienti. Essi vivono astoricamente, come diceva Nietzsche.

Tutta questa riflessione – della quale chiedo venia ai lettori – serve a giudicare l'attuale Amministrazione anche sotto un altro profilo, dal mio punto di vista più importante del profilo economico-finanziario, che vede il nostro Comune in stato di dissesto e quindi costretto a far pagare cifre notevoli e senza alcuna pietà ai cittadini per superarlo si spera nei prossimi cinque anni.

Parlo del profilo culturale, che è il solo che può aprire uno spiraglio per uscire da questo stato fallimentare in cui ci troviamo.

Soltanto con la cultura si diventa umili, nel senso che si ascoltano gli altri, anche e soprattutto coloro che criticano, perché la loro critica dimostra che hanno almeno pensato. Cosa che non fanno coloro che ritengono di essere nel giusto a prescindere, perché depositari della verità.

In questo modo non si progetta il futuro, ma ci si prepara a subirlo. E, quel ch'è peggio, si costringono tutti i cittadini a subirlo, persino per le generazioni a venire.

Non voglio che il mio ragionamento sia considerato troppo astratto o filosofico, perché proprio nella nostra Sicilia, a soli cento chilometri da Cefalù, c'è un comune in dissesto come Cefalù. Ebbene, la sua Amministrazione, mentre la nostra perdeva tempo con il TAR, la Suprema Corte e con la Corte dei Conti, preparava un progetto per il futuro. Fatevi una passeggiata e andate a vedere che cosa ha saputo fare quella Amministrazione, pur senza soldi.

Se potete, portateci anche il Sindaco e la sua maggioranza: chissà che di fronte alla realtà non si convincano che occorre che anche loro progettino un futuro per Cefalù oppure che se ne vadano.