“L’ex Poste” e l’elusione del merito sul parere del CRU

Ritratto di Saro Di Paola

6 Febbraio 2013, 19:06 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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L’altra sera, in Consiglio, l’avvocato Terregino, dopo avere precisato la differenza tra il suo ruolo di difensore del Comune nel giudizio pendente al TAR e quello di estensore e “lettore” della nota-parere che gli è stata chiesta e che è appendice delle due memorie difensive prodotte, era stato chiarissimo :
“Il procedimento amministrativo relativo ad una variante speciale al PRG si conclude nel momento in cui il Consiglio comunale ratifica il silenzio assenso, nel caso, come quello in ispecie, non ci sia stata una pronuncia esplicita da parte dell’assessorato regionale.
In questo caso in cui è lapalissiano che il silenzio assenso si sia formato, pur potendo il Consiglio concludere il procedimento ratificandolo, essendo sopravvenute fuori termine le “osservazioni” del CRU si può seguire il principio che sino a quando il procedimento non si è definitivamente concluso c’è sempre la possibilità di rimeditarlo sotto il profilo del merito ….. …… Se le osservazioni del CRU dovessero essere pertinenti nel merito perchè scientificamente valide, pur essendosi formato il silenzio assenso, il Consiglio potrebbe ritirare l’atto già emanato……..
Per concludere ripeto quanto scritto nella nota : si impone che il parere del CRU venga valutato nel merito e che, nel corpo della delibera, si dia atto dei motivi per i quali si ritiene di farlo proprio o viceversa di non farlo proprio”.


Perciò, sarebbe stato nel merito che i signori consiglieri sarebbero dovuti intervenire.
Ed invece, è bastata una integrazione delle controdeduzioni prodotta in Consiglio da parte del responsabile del servizio per dare la stura alla più sterile delle dispute ed al più estenuante dei "muro contro muro" sulla richiesta di rinvio della decisione che la maggioranza dei consiglieri ha ritenuto di avanzare ed a cui la minoranza ha ritenuto di opporsi.

“La necessità di sospendere l’atto….. lo stralcio del punto…. la necessità di approfondimento per esprimere un voto in scienza e coscienza …… la necessità di integrazione della delibera…. la necessità del riesame da parte delle commissioni interessate ……. l'urgenza della pronuncia del Consiglio.....” e tutto il bla bla bla che, per altre tre ore, è seguito all’intervento dell’avvocato Terregino mi hanno riportato alla pagina manzoniana degli “impedimenti dirimenti” : error, conditio, votum, cognatio, crimen, ligamen …”

Mi sono, infatti, sembrati pretesti per eludere il merito della questione.
Sì perché, ai fini della “disposizione della efficacia della variante” sulla quale il Consiglio avrebbe dovuto pronunziarsi nulla ha cambiato l’integrazione prodotta dall’ing. Duca.

Non era su quelle, ed in base a quelle, controdeduzioni che i Consiglieri avrebbero dovuto pronunciarsi ma, su quelle motivazioni del parere contrario del CRU che i Consiglieri ben conoscevano.
Da tempo.

I Politici non possono, anzi non devono, restare in balìa dei tecnici.
Non devono farsene scudo per poi, magari, operare scelte per la Città “compatibili ma non conformi”.

Che sul merito delle “osservazioni” del CRU, nulla, o quasi, sia stato detto, da cittadino, non riesco ad accettarlo.
Che sul merito di quelle “osservazioni” nulla, oramai, la politica finirà per dire, da cittadino, non riesco a sopportarlo.
Affatto!

Avrei accettato che sarebbe finita come è finita.
Quali che sarebbero potute essere le motivazioni sulle quali si sarebbe potuta riconoscere la maggioranza dei consiglieri.
Però, dopo che i consiglieri fossero entrati nel merito della questione.

Riesco ad accettare che Cefalù abbia perso il finanziamento e che l’opera pubblica non sarà mai più realizzata.
Riesco ad accettare che quella centralità urbana resterà nelle attuali condizioni di degrado.
Ancora per anni.
Riesco ad accettare tutto.
Tranne che Cefalù abbia subito il parere del CRU.

O, probabilmente, di qualche “funzionario” dello stipendificio della Regione Sicilia.

Quel parere che, da cittadino, ho sentito ed accusato come uno schiaffo.
Alla intelligenza dei cefaludesi.
Alla Città di Cefalù.
Alla dignità della sua Politica.

Una politica cittadina che non ha sentito il bisogno-dovere di rivendicare il suo ruolo.
Il suo primato sui tecnici del CRU e dell’ARTA.
Con una impennata di orgoglio e di amor proprio!
Su una questione che attiene, non già alla gestione del suo territorio, ma al cambio di destinazione d’uso di un immobile nel cuore del suo centro urbano.
Peraltro di modeste dimensioni.
Quel cambio di destinazione d’uso per il quale, proprio quel parere, tacitamente acquisito dalla politica, potrebbe rivelarsi come il più beffardo dei boomerang.
Nell’immediato.
Almeno.
Se non medio tempore.
Addirittura.

Saro Di Paola, 6 febbraio 2013