Esistono ancora veri imprenditori turistici?

Ritratto di Angelo Sciortino

5 Maggio 2015, 17:41 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Il 1° maggio il presidente di Federalberghi, Nicola Farruggio, in un'intervista rilasciata al Direttore di Cefalunews (http://www.cefalunews.net/2014/?id=44744) ha dichiarato che “Cefalù non è destinazione turistica”. Una dichiarazione pesantemente critica verso coloro che non hanno saputo o voluto fare quanto era necessario per evitare che Cefalù perdesse il suo appeal.

Tutto vero. Tutte le affermazioni fatte nell'intervista sono vere e condivisibili. Il dottor Farruggio ha ragione da vendere e proprio per questo motivo avrebbe dovuto approfittare della mano tesa del Presidente del Club Med. Una mano tesa non vuota, ma con ben settantacinque milioni di euro, da spendere in un rinato Club Med a Cefalù. Invece no, il dottor Farruggio e i numerosi imprenditori turistici sono rimasti muti sia di fronte al comunicato del Sindaco (https://www.qualecefalu.it/node/16917) e sia di fronte alle consequenziali osservazioni da me fatte il giorno dopo le dichiarazioni di Henri Giscard d'Estaing (https://www.qualecefalu.it/node/16926).

Viene naturale chiedersi: ma perché da anni accusano di disattenzione e d'incompetenza l'Amministrazione, se poi, in un'occasione del genere, la lasciano sola a decidere? Perché se ne lamentano, se non si battono nel momento in cui si schiera al loro fianco un alleato forte come la società del Club Med? Perché non fanno forti pressioni sull'Amministrazione, affinché metta mano a ricostruire Cefalù con i fatti e non con i proclami e le agitazioni, suggerendole di approfittare di questa occasione per ottenere i finanziamenti necessari, almeno in parte, a questa ricostruzione?

Mi permetto di suggerir loro di fare pure la loro parte, nonostante la crisi del turismo a Cefalù, che si tramuta infine in loro personale crisi finanziaria e in crisi finanziaria del Comune. Peggio ancora, si trasforma in crisi sociale per la mancanza di lavoro per i giovani.

Un rinato Club Med assorbirebbe almeno trecento disoccupati e diverse centinaia finirebbe con l'assorbirli l'indotto. Si tratterebbe, insomma, dell'uscita dall'agonia ormai decennale del Paese.

Se si capisce questo, si deve capire pure che questa è un'occasione per rinascere e per fare di Cefalù un degno polo turistico. La nostra storia ne ha dato prova in passato. Quando nacque negli anni '50 il Village Magique, divenuto poi Club Med, Giuseppe De Gaetani, dimostrando il suo carattere imprenditoriale e la sua capacità di guardare avanti, trasformò la sua stalla di Santa Lucia prima in un bar e poi in un albergo. Pochi anni dopo nacque il Jolly Hotel del conte Marzotto e poi, via via, i tanti alberghi, che sono ancora presenti a Cefalù.

Giuseppe De Gaetani e Giorgio Gaber

Non voglio riportare gli esempi dell'atmosfera fiduciosa di allora, perché essi sono storia e hanno lasciato a Cefalù, paese di agricoltori e di pescatori, il sogno dell'attività turistica e della ricchezza che essa porta. Voglio soltanto dire che gli imprenditori turistici devono prendere esempio da uomini come Giuseppe De Gaetani e, senza invidie, devono partecipare a realizzare un sogno, che non è soltanto loro, ma di tutti. Essi, però, a differenza degli altri, in quanto imprenditori possono e devono realizzarlo. Oggi ne hanno l'occasione, a condizione di trovare una unità d'intenti.

Commenti

Secondo me la più urgente cosa da fare è cominciare a ragionare sulla falsariga di quanto prospettato da Enzo Caprioli nel libro “ L’ideologia inquinante”, da cui traggo uno stralcio :
“…Lo «sviluppo» procede praticamente ovunque, anche là dove già si è fatto scempio delle bellezze naturali che erano state l'originario motivo di attrazione turistica. Né v'è uno solo di questi luoghi dove si assista ad una reale inversione di tendenza che miri al recupero dei valori paesaggistici: quel che domina è sempre il grosso sforzo economico sul fronte delle infrastrutture e dei servizi. Amministratori ed operatori turistici si adoperano con tutti i mezzi — politici e finanziari — per sostituire man mano gli svaghi naturistici poco redditizi e sempre meno praticabili (passeggiate nel verde, bagni in mare, etc.) con svaghi basati su una complessa impiantistica ad elevato costo energetico (piscine, giochi d'acqua, neve artificiale, impianti di risalita, locali notturni, etc.). Il cordone ombelicale che ci vincola alla tecnologia di massa, nutrice oppressiva di una umanità biologicamente vecchia ma assolutamente infantile per eccitabilità, incoerenza, dipendenza fisica e psicologica, si dilata, venendosi cosi a creare un nuovo mercato di bisogni artificiali che incrementano ulteriormente i consumi pro-capite.
Il ciclo di sfruttamento di un luogo turistico vede sempre inizialmente, l'elemento naturale come fattore primario del suo successo; ben presto le opere umane si moltiplicano con lo scopo di rispondere alla crescente richiesta di soggiorno e di offrire nuovi stimoli al turista, senza mai però fermarsi in tempo prima che il luogo perda le sue attrattive originarie.”
 
E che questa sia la situazione di Cefalù è sotto gli occhi di tutti, basta "VEDERE".