5 Maggio 2015, 16:14 - Carlo La Calce [suoi interventi e commenti] |
Un delitto alla Gallizza l’1 dicembre del 1800
Il contestato diritto d’asilo
Karl Rottmann (1797 –1850), Panorama di Cefalù
Wallraf-Richartz Museum, Colonia
Nella parte centrale del dipinto la “Gallizza”
Non ci è dato di conoscerne i motivi ma certo è che quella tra Don Salvatore D. ed il Notaio Rosario Fratantoni, la domenica del 30 novembre del 1800, giorno di S. Andrea, dovette essere una lite davvero violenta se è vero che solo grazie al provvidenziale intervento di alcuni presenti il Fratantoni era riuscito a sottrarsi all’aggressione furiosa di Don Salvatore il quale, trattenuto a forza, al colmo dell’ira, in tono rabbioso e con il sangue agli occhi, lo aveva avvertito il Notaio che se si fosse presentata l’occasione gliela avrebbe fatta pagare cara.
E l’occasione non tardò, giungendo puntualmente proprio il giorno dopo.
Quel lunedì pomeriggio dell’1 dicembre Don Rosario Fratantoni, Notaio assai stimato, appartenente ad una antica famiglia in vista a Cefalù tradizionalmente dedita agli studi giuridici, non ha voluto venire meno alle sue vecchie consuetudini e, approfittando della temperatura non particolarmente rigida, lasciatasi alle spalle Porta Terra, si è diretto a piedi verso la Gallizza, meta abituale del “passeggio dei Cefalutani”.
L’ aria è frizzante e il cielo è terso. La gente per strada gode compiaciuta della vista incantevole del golfo con il mare quasi immobile in cui si specchiano le case del paese sovrastate dal monumentale duomo dalle torri svettanti, a quell’ora indorate dal sole che si accinge al tramonto e protette dalla magica rocca. In lontananza, all’orizzonte, i nitidi profili di Alicudi e Filicudi suggellano quel quadro di straordinaria e suggestiva bellezza.
Questi fin qui il verosimile antefatto ed il probabile scenario in cui si svolsero gli eventi da questo momento in poi ricostruiti - sulla scorta della deposizione del testimone oculare Salvatore Zito - in maniera dettagliata nel discorso scritto dal Dr. Don Rodrigo La Calce per essere pronunciato dal Procuratore Fiscale di Cefalù davanti alla Corte Vescovile della stessa città, presieduta dal Vescovo in persona.
Così dunque sappiamo per certo seguitarono le cose.
Il nostro Notaio, quasi senza rendersene conto, fermandosi di tanto in tanto per uno scambio di saluti e di convenevoli con i compaesani, si è spinto fino al passo della Gallizza ed è giusto lì, dove le proprietà dei Martino da un lato e dei Bordonaro dall’ altro sembrano quasi toccarsi, che vede venirgli incontro a cavallo, al passo, proprio Don Salvatore avvolto nel suo pesante mantello scuro, lo sguardo freddo e determinato, lo schioppo minaccioso sistemato di traverso sull’ arcione.
Non appena lo ebbe riconosciuto il Notaio istintivamente si chinò di scatto per raccogliere da terra con la mano destra una pietra e serrandola nel pugno, assunta un’aria di sfida: “L’hai cchiù l’animu chi ti sintevi prima?” gli sibilò in tono beffardo e provocatorio, guardandolo dritto negli occhi. “Si, l’haju e sugnu lu stissu” fu la secca risposta di Don Salvatore il quale con gesto fulmineo imbracciò lo schioppo che teneva sull’arcione per scaricarlo addosso al Fratantoni che, colpito a morte, cadde riverso a terra.
Ha assistito a tutta la scena Salvatore Zito che si trovava a passare a poca distanza e che ora, come impietrito, guarda incredulo il corpo senza vita del Notaio. Altri accorrono perché hanno udito lo sparo e in poco tempo si forma un capannello di persone che concitatamente chiedono, vogliono sapere e che, inorridite, si coprono il volto con le mani alla vista del cadavere che giace a terra in una pozza di sangue.
E Don Salvatore in tutto questo? Don Salvatore sa che deve solo scappare, e alla svelta, in cerca di un rifugio sicuro e dunque, senza stare a riflettere, sferza la giumenta vigorosa e la sprona alla volta del paese.
Quando è giunto nei pressi della vicina Chiesa del Salvatorello, aperta a quell’ora per l’imminente funzione del vespro, ha quasi una folgorazione e capisce in quel preciso istante di essere ad un passo dalla salvezza. Sa infatti che le Chiese sono inviolabili e godono del diritto di asilo e che una volta entrato nessuno potrà arrestarlo e portarlo via.
Ormai dunque è fatta. Smontato in fretta da cavallo si precipita dentro chiedendo a gran voce asilo e protezione.
Il portone della Chiesa si chiude rassicurante alle sue spalle e la vicenda si potrebbe a questo punto considerare conclusa.
Ma a riaprila, almeno sotto il profilo giudiziario, e a rimettere tutto in discussione è proprio il discorso del Procuratore Fiscale al cospetto della Corte Vescovile, il documento cioè dal quale siamo partiti.
Dopo avere esaminato i fatti, ritenendo giuridicamente inammissibile che al D. - autore di un omicidio perpetrato per vendetta con lucida e fredda determinazione - venga garantita l’impunità con la concessione dell’asilo religioso, il Magistrato Regio, consapevole del suo ruolo di rappresentante dell’ autorità statale e di garante dell’ ordine sociale, conclude così la sua requisitoria: “Io mi auguro di essere il D. consegnato alla mia Corte per indi trasmettersi al mio Supremo Tribunale per subire quelle pene che la pubblica, non meno che la privata tranquillità esige…. Io mi comprometto dell’ esito della causa anche a questo riguardo, che i delitti devono punirsi e che la impunità cresce il numero dei malvagi”.
Non possiamo purtroppo sapere quale sia stato l’epilogo della vicenda giudiziaria e possiamo solo augurarci che le ragioni del diritto abbiano finito col prevalere sulla inaccettabile, iniqua, oscurantistica logica del privilegio.
Sarà vero?
Note
1. Rodrigo La Calce (1773–1837):
“Dottore in ambo le leggi”, socio delle Accademie letterarie dell’Arcadia di Roma, dei Pericolanti di Messina e del Buon Gusto di Palermo, fu autore di scritti a carattere storico, giuridico e letterario e ricoprì a Cefalù cariche pubbliche di rilievo.
Il documento di cui ci siamo occupati fa parte di un gruppo di “allocuzioni e discorsi” su temi di vario argomento che furono richiesti al La Calce al fine di essere pronunciati in occasioni ufficiali dai committenti stessi.
Scritti (in maggior parte inediti) di Rodrigo La Calce:
“Saggio storico su Cefalù”, “Il servo per amore” (Commedia di sentimento), “Le prove d’amore” (Componimento drammatico), “Il Crasso” (Tragedia), “Poesie sacre”, “Poesie, poemetti e brevi componimenti drammatici”, “Cantate e sonetti”, “Prose sacre”, “Allocuzioni e discorsi”, “Scritti vari”
Cariche pubbliche rivestite a Cefalù da Rodrigo La Calce:
Giudice Capitaniale 1803
Giudice Suddelegato Frumentario 1805
Sindaco 1806 - 1807 - 1808 - 1809 - 1810
Giudice Civile 1811
Giudice di Circondario e Giudice Istruttore 1819
2. Procuratore Fiscale:
Figura di giudice assimilabile per alcuni versi all’odierno Pubblico Ministero
3. Il Vescovo all’epoca in carica:
Vescovo a Cefalù era all’epoca Francesco Vanni ( in carica dal 1789 al 1803)
4. Asilo religioso (o ecclesiastico):
Istituto giuridico di antichissima origine che attribuiva alla Chiesa il privilegio di sottrarre all’autorità secolare coloro che, perseguitati o condannati, si rifugiavano sotto la sua protezione, assicurandone l’impunità.
Già codificato da Teodosio e da Giustiniano, la sua evoluzione storica essenzialmente riflette la dinamica del conflitto giurisdizionale tra potere ecclesiastico e potere secolare.
Ebbe la massima diffusione e la più estesa applicazione nel periodo feudale mentre, a partire dal XVII secolo, con l’affermarsi dell’autorità statale sul controllo dell'ordine sociale, il diritto d’asilo cominciò a subire le prime restrizioni che progressivamente prepararono la sua definitiva abolizione.
In Europa sarà la Francia a sopprimerlo per prima nel 1539, seguita dall’Inghilterra nel 1624 e dalla Prussia nel 1794.
In Italia il diritto d’asilo resisterà più a lungo e sarà il Piemonte nel 1850 il primo Stato ad abolire i privilegi della Chiesa cattolica con le leggi Siccardi, parte di un quadro legislativo più ampio in materia ecclesiastica che sarà esteso dopo il 1861 al Regno d'Italia.
5. Fratantoni:
Famiglia oggi estinta a Cefalù
Esponenti della famiglia che hanno in passato ricoperto cariche pubbliche a Cefalù:
Dr D. Gaetano Fratantoni : Giurato, Giudice Civile, Giudice Capitaniale, Giudice Criminale (tra il 1770 e il 1802)
Dr D. Rosario Fratantoni: Giudice Criminale, Giudice Civile (tra il 1804 e il 1812) (omonimo del Notaio ucciso)
D. Vincenzo Fratantoni: Ricevitore Distrettuale fino al 30 luglio 1860 (resosi tristemente noto in occasione dell’insurrezione antiborbonica del 1856 per avere favorito la cattura di Spinuzza e dei compagni, venne rimosso dall’ incarico con decreto del governo provvisorio di Garibaldi)
Commento
Il documento riflette i mutamenti verificatisi nella concezione della giustizia tra il Sei e il Settecento e si rifà al concetto di “giustizia egemonica”, finalizzata essenzialmente alla pronta e certa comminazione della pena, nell’ottica “politica” della repressione e della lotta contro il crimine.
Vi si percepiscono chiaramente inoltre i riflessi della cultura giuridica illuministica introdotta in Italia da Cesare Beccaria che, nella sua opera “Dei delitti e delle pene” (pubblicata nel 1764 e che ha segnato una svolta, ponendo le basi del diritto moderno), sosteneva come esclusivo dell’ autorità statale il diritto di tutelare l’ordine sociale, affermando altresì che “dentro ai confini di un paese non deve esservi alcun luogo indipendente dalle leggi”.
La prima della cinque pagine manoscritte in cui si articola il discorso redatto da D. Rodrigo La Calce per essere recitato dal Procuratore Fiscale di Cefalù davanti alla Corte Vescovile della stessa città.
Ripercorsa per grandi linee la storia del diritto d’asilo da Giustiniano al Concordato del 1741, dopo avere esposto e vagliato scrupolosamente i fatti e le circostanze, il relatore sostiene l’inammissibilità dell’asilo e chiede all’autorità ecclesiastica l’affidamento del reo alla giurisdizione secolare.
Rodrigo La Calce
(1773-1837)
Il pregevole ritratto a carboncino è opera del pittore cefaludese Francesco Bevelacqua (1814-1858)
Ormai noto quasi esclusivamente per l’ispirata “Alba a Cefalù” del Museo Mandralisca, il Bevelacqua fu anche autore di incisivi ritratti e di gradevoli soggetti sacri che, valorizzati da Giovanni Agnello di Ramata con una mostra nel lontano 1960 e poi ingiustamente del tutto dimenticati, meriterebbero certo di essere riscoperti.
Porta il nome del pittore la stradina che, insinuandosi tra i palazzi Maria e Piraino, immette nella Piazza del Duomo.
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Commenti
Salvatore Culotta -
Interessante il resoconto
Interessante il resoconto ed i suoi risvolti ; non ho ben chiaro se, tra le opere citate di R. La Calce, il “Saggio storico su Cefalù” sia la stessa opera pubblicata nel 1988 con il titolo " Saggio storico sulle origini antichità e pregi della piacentissima città di Cefalù". Mi piacerebbe inoltre conoscere le poesie dello stesso. Cambiando argomento, già da tempo avevo, e non da solo, avvertito il desiderio di ripresentare l'opera di Bevelacqua con una degna e ben fatta mostra e ciò da quando mi capitò di vedere il catalogo edito in occasione della mostra del 1960; mi unisco quindi a Lei in questo desiderio che, però, credo fortemente non sarà ascoltato.