Mariagrazia Portera: eccellenza filosofica e linguistica di Cefalù

Ritratto di Saro Di Paola

3 Maggio 2015, 08:32 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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La collana “Grandangolo”, che il “Corriere della Sera” ha ideato per raccogliere monografie inedite sui grandi filosofi, “curate da importanti studiosi e specialisti italiani di grande prestigio”, dal 28 aprile scorso, si è arricchita di un saggio sul filosofo tedesco Friedrich Schelling, di Mariagrazia Portera.

Mariagrazia Portera è nata a Cefalù il 16 settembre 1981 ed è dottore di ricerca in Filosofia presso l’Università di Firenze, dove collabora con la cattedra di Estetica.
Dopo i corsi di studio nelle Scuole Botta, Porpora e Mandralisca di Cefalù e dopo la laurea in Filosofia, cum laude, nel 2005 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha conseguito, nel 2009 "summa cum laude", il titolo di Dottore di ricerca in Filosofia presso la Scuola Internazionale di Alti Studi in Scienze della Cultura di Modena.
Ha soggiornato per ricerca presso l’Università di Vienna, a Stoccarda, a Monaco, ad Aberdeen e a Londra.
Attualmente è ricercatrice di Estetica presso l’Università di Fiume.
Tra le sue pubblicazioni (http://uniri.academia.edu/MariagraziaPortera):
Poesia vivente. Una lettura di Holderlin” –Centro Internazionale Studi di estetica, Palermo 2010,–
Exattamenti e pennacchi tra biologia e filosofia” –Saggio di Estetica della contingenza, vincitore del Premio Nuova Estetica della Società Italiana di Estetica, Palermo 2013–
La natura delle emozioni” –Mimesis, Milano 2014, curato insieme a Giovanni Matteucci–

La filosofia non è il mio forte.
Non ne sono un cultore, come Angelo Sciortino.
Perciò, è stato ad Angelo che, ieri, ho “passato” la pubblicazione di Mariagrazia.
Perché me ne desse un parere.
Angelo, così mi ha scritto:

“Quando l'amico Saro Di Paola mi ha dato un libro su Schelling, scritto dalla cefaludese Mariagrazia Portera, perché lo leggessi e gli dessi il mio parere, ho avuto l'impressione che mi si chiedesse di sobbarcarmi un impegno troppo oneroso, considerata la mia profonda antipatia per l'idealismo tedesco a partire da Fichte per finire a Hegel.
Eppure, nonostante questa mia antipatia, a mano a mano che leggevo, trovavo nelle pagine della Portera non pochi spunti di riflessione e persino di rivalutazione, quantomeno del pensiero di Schelling.
La parte centrale del libro, che fa riferimento al mito e tenta di interpretarlo filosoficamente, porta Schelling al Timeo di Platone, il cui mito del Demiurgo viene confrontato con l'idea kantiana delle idee a priori della mente umana. Insomma, Schelling poggia su due pilastri del pensiero umano: Platone e Kant.Pilastri, che egli intende usare per una costruzione che li superi, come dimostra questa sua frase: “la filosofia non è ancora giunta alla fine. Kant ha dato risultati; mancano ancora le premesse. E chi può pretendere i risultati senza le premesse?”
Schelling nel suo primo momento cerca di spiegare queste premesse, che Kant aveva semplicemente indicato, e in un primo tempo si affida alla lettura di Fichte. In seguito, però, egli va oltre e decide con coraggio di liberarsi del finito, del mondo reale, per ricongiungere l'io all'assoluto. L'io che può ampliarsi fino a comprendere l'infinito stesso.

Credo, comunque, che sia fuori luogo insistere sul pensiero di Schelling in questa sede, che è volta soprattutto a dare un giudizio su una giovane cefaludese, che ha dato prova di essere incamminata verso una vera e propria eccellenza.
Un'eccellenza dimostrata dai tanti spunti di riflessione, che il suo libro offre, soprattutto tenendo conto che essa è riuscita a dare interpretazioni, che vanno oltre l'abitudine manualistica tanto cara alla nostra scuola odierna.
Se a tutto ciò si aggiunge una punteggiatura impeccabile e una sintassi, oggi quasi scomparsa, ci si rende conto che non siamo soltanto in presenza di una “eccellenza filosofica”, ma anche di una “eccellenza linguistica”.
E questo non è poco!"

Sin qui, Angelo.
Io mi limito a ricordare quanto (http://www.laltracefalu.it/node/1687) Mariagrazia mi ha detto dopo che, il 14 giugno 2010, al Teatro Cicero di Cefalù, insieme al Prof. Rino La Delfa, aveva presentato il volume “Lettere a Cardarella”, che il Prof. Paolo Grillenzoni, relatore della sua tesi di laurea, aveva pubblicato su Mons. Mariano Campo, notissimo studioso kantiano della Chiesa Cefaludense.

     

L’intervento di Mariagrazia fu molto apprezzato da Mons. Crispino Valenziano, che, in quella occasione, ha chiuso il dibattito.

AD MAIORA MARIAGRAZIA, eccellenza cifalutana!

Saro Di Paola, 3 maggio 2015