31 Gennaio 2013, 11:31 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
L'esterno della Cattedrale era ormai completo e il mosaico del Pantocratore era prossimo al completamento. Era quasi estate e Ruggero, venuto a vedere lo stato di avanzamento dei lavori e libero da impegni importanti a Palermo, decise di fermarsi e di festeggiare insieme alla Corte e al popolo quello splendido monumento.
Fu così preparata una grande tavola a ferro di cavallo nello spiazzo antistante la Cattedrale (non era ancora una piazza) e per un intero pomeriggio tutti consumarono pranzi succulenti, ai quali non erano abituati. Soprattutto ne fu contento il popolo, essendo tutto offerto gratuitamente.
Quando le pance furono piene e l'ilarità completa, soprattutto con il contributo del forte vino rosso della Ferla, già si era all'imbrunire. A questo punto il Re si alzò e così parlò:
“Ringrazio i miei nobili amici della mia Corte e il mio amato Popolo, che hanno voluto essermi compagni in questi festeggiamenti. E' stata una giornata splendida e ne avrò memoria per il resto della mia vita. Lo stesso voglio che sia per voi e pertanto ordino che in avvenire e per tutte le generazioni future venga ricordato questo giorno, con l'offerta di un lauto pranzo a tutto il popolo. E ordino, in particolare, che non manchi quella carne, che non avevo mai mangiato e che ho trovato eccezionale: la salsiccia, come mi avete detto di chiamarla.”
Dicendo queste ultime parole, il Re sollevò un pezzo di salsiccia infilata dal suo pugnale e tutti scoppiarono in un lungo applauso e in grida di gioia. Quando il clamore si fu calmato, una cortigiana lasciò il suo posto e giunse al cospetto del Re. Dopo essersi inchinata di fronte a Lui, così parlò:
“Maestà, se mi concedete di esprimere un mio desiderio, vorrei che ordinaste pure di ripetere le stesse cose accadute lontano dalle vostre orecchie, ma che, non per questo, abbiamo trovato meno divertenti e così saranno anche in futuro per altri. Abbiamo passato serenamente lunghe ore parlando del nulla e così vorremmo che fosse in futuro.”
Rispose prontamente il Re:
“E sia. Non può pretendersi che la Famiglia Altavilla venga ricordata soltanto per le Cattedrali o per l'ottima politica seguita nel mio Regno né, tantomeno, per la cultura.
Ordino, pertanto, che insieme alla salsiccia vengano offerti al Popolo questi buonissimi dolci, che da ora in il poi si chiameranno chiacchiere.
Così ho stabilito e così sarà per sempre!”
A questo punto il Re si diresse verso il suo cavallo e, montato in arcione, spronò via. Chi vide il suo volto non seppe decidere se vi era stampato un sorriso beffardo o un'espressione triste.
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