13 Marzo 2015, 15:53 - Carlo La Calce [suoi interventi e commenti] |
La carestia del 1793 in Sicilia
Il Vescovo Francesco Vanni e il Barone Giuseppe Agnello, carità cristiana e nobiltà d’animo a Cefalù
Nel 1793 la Sicilia, a differenza di Napoli pressoché immune dalle ripercussioni sociali e politiche della rivoluzione francese, attraversò tuttavia una crisi gravissima.
Una terribile carestia dovuta principalmente alla forte e protratta siccità colpì infatti tutta l’isola.
Le conseguenze, amplificate dal complesso e problematico contesto economico-amministrativo siciliano (il persistente immobilismo economico, l’insufficienza dei sistemi annonari, il latifondismo, il sensibile passivo della bilancia commerciale costituivano infatti storiche criticità), furono devastanti.
A causa della compromessa produzione di grano venne a mancare il pane in tutte le città e la popolazione dell’isola - ampi strati della quale tradizionalmente convivevano con degrado e miseria - fu ridotta alla fame. La denutrizione e le gravi malattie conseguenti fecero un gran numero di vittime in ogni parte.
Il Governo, al fine di soccorrere la popolazione messa a dura prova da tanta calamità, fece ogni sforzo per fare pervenire in Sicilia carichi di grano e, per contrastare la speculazione di avidi produttori e cinici mercanti ed il conseguente vertiginoso aumento dei prezzi (“una salma alla grossa” del cereale era giunta a toccare le dodici once) furono inviati da Napoli dei Commissari con poteri speciali.
Anche a Cefalù la situazione era critica ed in aiuto della popolazione stremata dalla fame, dalle sofferenze e dalla gravissima epidemia che ne conseguì si prodigarono il Vescovo Francesco Vanni e Giuseppe Agnello Barone di Ramata, eccezionali esempi di umanità e di altruismo.
Con profondo spirito di carità cristiana il Vescovo Vanni si dedicò ad innumerevoli opere di beneficenza, si adoperò per dispensare quotidianamente il pane ai poveri, istituì un piccolo Monte di gratuito prestito a favore degli indigenti, pianificò il completamento del Palazzo Vescovile per dare occupazione ai più bisognosi.
Il significato profondo di quest’ultima iniziativa è efficacemente sintetizzato nella iscrizione in latino Structa labore Domus funesto frugibus anno est / Praesidium miseris ut foret ipse labor voluta dall’ alto prelato all’interno dell’edificio.
Non fu da meno il Barone Agnello che dimostrò straordinarie generosità e nobiltà d’ animo non esitando ad elargire l’ingente somma di 20.000 scudi per l’ acquisto di grano in favore della popolazione, meritandosi l’appellativo di Padre della Patria.
E fu proprio a Giuseppe Agnello di Ramata – sostenitore della pubblicazione del testo - che il medico cefaludese Andrea Candiloro dedicò la sua importante opera scientifica “Historia medico-pratica cephalaedensis epidemicae constitutionis” contenente le osservazioni cliniche e i provvedimenti terapeutici relativi all’epidemia e alle forme morbose connesse con la carestia.
Insieme con il ritratto del Barone Agnello due lapidi distinte furono poste nella casa Senatoria a memoria dell’encomiabile operato dei due magnanimi benefattori a ciascuno dei quali la città in segno di riconoscenza inoltre intitolò una via.
Ritratto di Giuseppe Agnello, Barone di Ramata
Coll. Agnello di Ramata
Andrea Candiloro, “Historia medico-pratica Cephalaedensis epidemicae constitutionis et morborum intercurrentium anni 1793 - 94 et 95”, Palermo 1797
Andrea Candiloro, “Historia medico-pratica”
Epistola nuncupatoria, con arma incisa di Giuseppe Agnello Barone di Ramata, che introduce l’ Opera
Andrea Candiloro, “Historia medico-pratica”
Testo delle iscrizioni poste nella Casa Senatoria rispettivamente dedicate al Vescovo Francesco Vanni e al Barone Giuseppe Agnello
Cefalù, Palazzo Vescovile
L'attuale impianto del Palazzo risale alla fine del XVI secolo e si deve al Vescovo Gonzaga
L’ edificio fu completato dal Vescovo Vanni alla fine del Settecento
Lo stemma di quest’ ultimo e la data 1793 campeggiano sul portale d’ ingresso
Note
- Il 1793 è l’anno dell’esecuzione a Parigi di Luigi XVI (21 gennaio) e di Maria Antonietta (16 ottobre).
A Napoli Ferdinando IV che nelle prime fasi del suo regno, in linea con il dispotismo illuminato del tempo, aveva assecondato e talvolta addirittura promosso cambiamenti e riforme di stampo anticurialista e illuminista, dopo il profilarsi del pericolo rivoluzionario e napoleonico – su pressione della moglie Maria Carolina d’ Asburgo (sorella di Maria Antonietta di Francia) – indirizzò la politica in senso chiaramente reazionario, antifrancese e antigiacobino.
È proprio del 1793 l’adesione del Regno di Napoli alla Prima Coalizione antifrancese (alleanza militare tra la maggior parte delle monarchie europee contro la Francia rivoluzionaria).
- Francesco Vanni, dell’Ordine dei Teatini, fu Vescovo a Cefalù dal 1789 al 1803.
Oltre al completamento del Palazzo Vescovile realizzò la radicale trasformazione delle due absidi minori della Cattedrale (le Cappelle del Sacramento e del Crocifisso) secondo lo stile tardo-settecentesco.
- Giuseppe Agnello (Cefalù, 1736-1820), facoltoso aristocratico, oltre che per la sensibilità sociale va ricordato anche per lo spirito di mecenate e per le innovative concezioni in campo agrario.
Delle due strade cittadine ai due benefattori rispettivamente intitolate, una - via Vanni - ha mantenuto fino ad oggi immutato il nome, l’altra - via Ramata - lo ha successivamente cambiato in via Nicola Botta.
- Andrea Candiloro, nato a Cefalù nel 1761, fu Sacerdote e Medico insigne.
Designato professore di Eloquenza nella città natale da Mons. Castelli, occupò nel 1811 la cattedra di Etica presso l’Università di Palermo dove fu anche Accademico Censore della Facoltà di Medicina.
Soggiornò a Napoli e a Parigi ampliando le sue conoscenze ed esperienze in campo medico e fu anche Socio dell’ Accademia del Buon Gusto di Palermo e della Colonia cefaludese dell’ Arcadia con il nome di Filinto Eligio.
Autore di importanti opere scientifiche, morì a Palermo nel 1829.
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