8 Marzo 2015, 10:35 - Totò Testa [suoi interventi e commenti] |
“Il Paese dei Presepi”, avrà luce e vita nei prossimi mesi.
L’autore è Francesco Iudica, appassionato cultore di una materia singolare, per così dire – “di nicchia”, ma di quelle nicchie che si rivelano fondamentali a qualificare la complessa configurazione di un’identità culturale, come quella siciliana
Il “Paese dei Presepi” è, ovviamente, Caltagirone, patria e fucina di grandi figurinai, attivi, soprattutto, nell’800, come i Vaccaro Bongiovanni, Bonanno, ecc., e il libro che Francesco Iudica si appresta a dare alle stampe promette di riepilogare, in forma di racconto colto, ragionato e critico, tutto quanto finora è stato detto e trascritto sul Presepe calatino ed, anche, qualcosa che si tramandava, ma non aveva, finora, trovato una sistemazione storica, né, tantomeno letteraria.
Per completare la ricerca dei materiali del suo libro, Francesco Iudica è stato, nei giorni scorsi, a Cefalù, insieme al Maestro fotografo Gaetano Gambino che, mai come in questo caso, deve essere considerato co-autore a tutti gli effetti, perché il “voluminoso volume” che sarà presto dato alle stampe, avrà nell’iconografia una parte del binomio inscindibile tra immagine e testo che lo qualificherà come summa del Presepe storico di Caltagirone.
“Bene!” – diranno subito i miei piccoli lettori – “Ma che ci azzecca Cefalù con il Presepe di Caltagirone?”
Ci azzecca, ci azzecca!
Tutto nasce da una straordinaria vincita, realizzata, intorno al 1838, dal Barone Don Nicolò Agnello di Ramata e Signafari, di cui conosciamo l’anno di nascita (il 1810), quello di morte (il 1869) e poco altro.
Sappiamo, però, che giocava al “Reale Lotto”, tanto è vero che venne a realizzare una straordinaria vincita, azzeccando, addirittura, si dice, una cinquina “in secco”, che fu, in parte, investita nella realizzazione di un presepe di Caltagirone che, però, ecco la singolarità, non fu prodotto a Caltagirone, ma proprio a Cefalù.
Grazie al felice ed amichevole rapporto di collaborazione che si è stabilito tra Iudica e gli eredi della famiglia Agnello di Ramata, che già, negli anni novanta avevano curato una bella mostra del presepe, è stato possibile ricostruire una parte di quella storia.
Mi limito a dare qualche indizio …
Il Barone don Nicolò, dopo la vincita, probabilmente si parte da Cefalù con l’idea di andare a comprare un presepe a Caltagirone, dove esiste la migliore scuola di figurinai.
Giunto a Caltagirone, però, si confronta con la scuola dei maestri locali, ancora fortemente dominata dal Bongiovanni e dai suoi primi eredi, e si accorge che nelle figure del presepe quelle facce, quelle espressioni, quel modo di atteggiarsi di ogni singola figura, sono tratti dall’osservazione dei caratteri non genericamente “del popolo”, ma di specifici e singoli individui, spesso rappresentati proprio con gli strumenti del loro vero mestiere, dalla zappa del contadino, al tornio del vasaio, alla cesta piena di panni della lavandaia, ecc.
Quindi decide di ….
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