Intervento sulla dichiarazione dello stato di dissesto

Ritratto di Patrizia Messina

5 Marzo 2015, 18:59 - Patrizia Messina   [suoi interventi e commenti]

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DICHIARAZIONE DELLO STATO DI DISSESTO

Seduta del Consiglio Comunale di Cefalù del 04/03/2015

 

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, Signor Sindaco, Signori Assessori,

ad oltre due anni dalla seduta del 23 Gennaio 2013, allorquando per la volontà espressa da undici Consiglieri Comunali, in quest’aula si tratto l’argomento Dissesto, ma a differenza di allora in cui si rimaneva in attesa di un pronunciamento che ci avrebbe permesso di rientrare nel Piano di Riequilibrio Pluriennale, questa sera siamo chiamati, a determinarci sullo STATO DI DISSESTO ECONOMICO FINANZIARIO DEL COMUNE DI CEFALU’.

A seguito di quanto ascoltato nelle ultime sedute, ho deciso di modificare il mio intervento precedentemente strutturato, in funzione dei chiarimenti forniti dal Presidente del Collegio dei Revisori e delle conseguenti difese d’ufficio del Sindaco.

Per tale motivo ho ritenuto opportuno suddividere il mio contributo in una parte tecnica ed in una politica.

Ripetutamente, in talune circostanze, è stata richiesta la presenza del Collegio durante le sedute del Consiglio ma, a causa di motivazioni di varia natura seppure ritenute valide, non abbiamo avuto il conforto dell’organo che, ope legis, è consultivo e di supporto per il Consiglio Comunale.

Dopo il commiato della seduta del tre marzo ultimo scorso, nonostante l’invito di chi vi parla, il Collegio dei Revisori, pur in regime di “prorogatio” fino al 9 Marzo, ha ritenuto di dare poca valenza agli interventi dei Consiglieri Comunali in seno al dibattito e, pertanto, non ha accettato l’invito di continuare a partecipare fino alla fine della trattazione del punto in questione. 

Atteso, quindi, di non avere l’interlocutore deputato all’ascolto, mi limiterò a porre interrogativi e contestualmente a formulare risposte, frutto di convincimenti personali che, spero vivamente, siano condivise dall’intera Città.

Il primo quesito è il seguente: in sede di approvazione del Piano di Riequilibrio Pluriennale è stata segnalata o suggerita a questo Consesso da parte del Collegio dei Revisori la circostanza per la quale una eventuale “mutazione genetica” di taluni  debiti avrebbe inficiato l’efficacia del debito Piano stesso?

A mia memoria e dalla lettura dei documenti allegati alla Delibera del febbraio 2013 NULLA traspare sulla questione, anzi sono state date rassicurazioni sulla qualità del Piano stesso.

La magistratura contabile, però, a pagina 9 della Deliberazione del 18 dicembre 2014, nonostante i timori del Sindaco su “interpretazioni fuorvianti”, sottolinea quanto segue: La dissimulazione della reale esposizione debitoria dell’Ente, che ha preso in considerazione solo una parte dei debiti reali, e che non presenta alcun accantonamento per le elevatissime passività successivamente emerse, finisce per compromettere inevitabilmente la funzione stessa della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, che postula necessariamente una quantificazione attendibile della reale esposizione debitoria complessiva da cui rientrare”.

Che tale circostanza fosse già nota sin dal 12 Febbraio 2013, seduta in cui fu approvato il Piano di Riequilibrio Pluriennale, chi vi parla ne ha ampiamente dato notizia e contezza proprio a questo Consesso esprimendo alla fine della seduta il proprio voto contrario, stante che il Piano presentava discrasie che MISTIFICAVANO la reale situazione debitoria dell’Ente.

Orbene, alla luce delle affermazioni della Corte dei Conti, il comportamento da parte dell’Organo di Revisione, che ha sottaciuto una circostanza di tal natura, come dovrebbe essere giudicato da un Consigliere Comunale che di mestiere fa tutt’altro?

Lascio la risposta a chi ascolta.

Il secondo quesito è relativo alla modalità di lettura dei dati economico-finanziari estrapolati dallo stesso Collegio nell’intervallo temporale 1999-2014.

Infatti, a parte la lettura politica che potrebbe dare il cittadino comune, lettura che non intendo avvalorare, sarebbe stato opportuno che il Collegio avesse riferito sui cambiamenti normativi tra il 1999 ed il 2000 ed in particolare l’avvento del Decreto Legislativo 167 e la famosa Legge Bassanini e successivamente avesse approfondito, anche sommariamente, la storia amministrativa della Nostra Città con particolare attenzione al periodo precedente al 1999.

Infatti, come è noto ai più, il Comune di Cefalù oltre ad essere impegnato a gestire il Servizio Idrico ed il Servizio di Raccolta dei Rifiuti, era uno tra i pochi Comuni dell’Intera Nazione a gestire il Servizio di Fornitura di Energia Elettrica.

Tale circostanza, non di poco conto, vedeva il nostro Ente impegnato a dare servizi ai cittadini attraverso notevoli impegni di spesa e nel contempo a soffrire per mancati incassi dovuti ad una resistenza a pagare i servizi erogati dall’Ente Locale.

L’atavica evasione da parte dei cittadini ha chiamato il Consiglio Comunale, in due periodi storici differenti e precisamente nel 1986 e successivamente nel 1996,  a deliberare una sorta di “Sanatoria” per gli evasori al fine di recuperare parte delle somme dovute dai creditori.

Fino alla fine degli anni 80, i Comuni in difficoltà economica per la gestione di taluni servizi venivano “aiutati” dalla Regione Sicilia attraverso i fondi provenienti dallo Stato e dalla Regione.

Finito il tempo delle vacche grasse, finiti cioè i finanziamenti a pioggia, intorno alla metà degli anni 90, il Comune di Cefalù continua a gestire gli stessi tre Servizi con la famosa resistenza da parte di certi “cittadini” a pagare.

Voglio ricordare a me stessa che in quegli anni, relativamente ai servizi idrico ed elettrico, il Comune di Cefalù oltre ad erogare i servizi, faceva le letture nonostante l’assenza di impiegati letturisti, formava i ruoli, stampava e spediva in proprio le fatture, provvedeva alla riscossione.

Bastava solo che uno solo dei passaggi si bloccasse, che l’emissione del ruolo ritardasse e quindi anche gli incassi ritardavano.

Chi conosce veramente la storia di questa Città è consapevole che nel tempo tanti ritardi si sono accumulati  e tanti incassi sono venuti meno.

 Tutto ciò ha comportato che il Comune di Cefalù, nel tempo, è stato continuamente chiamato ad erogare i servizi senza però incassare o incassando poco, con l’inevitabile conseguenza che pur di dare risposte concrete ai cittadini, veniva utilizzato lo strumento dell’anticipazione di cassa, tanto dileggiato in tutte le sedi, in quanto indice di cattiva gestione.

Per tali considerazioni, ci si chiede: “senza incassare le fatture o incassando le stesse con estremo ritardo, con quali soldi si poteva gestire il servizio o i servizi di cui in precedenza?”

Pertanto, l’analisi con fatta con a partire dal 1999, senza tenere in debito conto gli accadimenti degli anni precedenti, è da ritenere solo ed esclusivamente un mero artificio interpretativo dei conti, finalizzato a focalizzare l’attenzione del lettore solo su circostanze non esaustive e prive delle adeguate premesse.

Infatti, come è noto, solo a partire dal 2004 si sono emessi i ruoli dei servizi idrico ed elettrico arretrati sin dal 1999, con la complicazione che poiché nel 2005 il servizio elettrico doveva essere ceduto all’ENEL in un anno e mezzo si sono emessi i ruoli degli ultimi sei anni, mentre per il servizio idrico in 4 anni si sono emessi i ruoli dei dieci anni precedenti.

Pensate  che tutto ciò non abbia avuto refluenze sulla gestione economico-finanziaria dell’Ente?

Non pensate forse che la famosa massa di residui attivi, cioè i crediti vantati dall’Ente, definita esorbitante, non sia stata l’eredità accumulata negli anni per la mancanza di emissione dei ruoli e per il mancato pagamento delle fatture?

Abbiamo forse dimenticato quegli anni?

Tutto ciò non si desume dai numeri, ottimi per essere interpretati a proprio uso e consumo, ma sicuramente si desume dagli atti amministrativi che qualcuno per noia

o per opportunità politico-tecnica, preferisce non ricordare.

Pertanto, l’analisi della genesi di taluni fenomeni non deve essere condotta in periodi temporali convenienti all’uso del momento, ma deve essere spinta oltre, così come impone anche la letteratura contabile, indipendentemente dal compiacimento del politico di turno.

Penso che su tale argomento, nonostante l’estrema sintesi, chi ascolta ha ben compreso i termini della questione.

Terza perplessità: fin dal mio insediamento in questo consesso ho imparato, e se sbaglio qualcuno mi corregga, che il Bilancio di un Comune è del tipo di Competenza e non già un Bilancio cosiddetto di Cassa.

Non sto qui a tediarvi sul significato dei due tipi di Bilancio, ma il richiamo è finalizzato alla comprensione di quanto mi appresto a rappresentare.

E’ palese che, in un Comune di modeste dimensioni come il Nostro, se non si fa chiarezza tra Cassa e Competenza, la lettura dei dati contabili appare quanto mai confusa e complicata.

Orbene, la Relazione somministratoci dal Collegio dei Revisori, sebbene corredata da grafici e diagrammi di varia natura, è fortemente caratterizzata da note valutative sugli accadimenti contabili, sciorinate anno per anno, con continua commistione di dati contabili afferenti sia alla Competenza che alla Cassa, ingenerando confusioni e dubbi in chi legge e nel contempo non ha competenze suffragate dai basilari elementi di matematica finanziaria.

Di tale confusione ne è stato vittima persino il solerte collega Pizzillo che, nella

domanda posta, ha chiesto lumi circa il tenore delle spese sostenute in un certo anno rispetto agli incassi dello stesso anno.

Ecco il quesito che pongo a me stessa: perché le tabelle dei Revisori non hanno individuato la reale capacità di spesa come somma dell’incassato a competenza e dell’incassato a residuo?

La risposta?

Semplice!

La vecchia storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Anche in tale circostanza, chi ascolta ha la capacità di formarsi convincimenti in merito all’argomento.

Passiamo adesso alla questione politica.

All’inizio di questo intervento ho richiamato proprio la seduta del 23 Gennaio 2013 per ricordare quanto espresso in conclusione di quella stessa seduta (allegato G alla Delibera n° 3/2013), cioè l’invito risvolto al Sindaco ed alla Sua Giunta: “Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt”.

“Abbiamo davanti agli occhi i vizi altrui, mentre i nostri ci stanno dietro”.

Il concetto espresso nell’antichità da Fedro e da Seneca, è di grande attualità nella vicenda Dissesto che stiamo trattando in queste ore.

Infatti, sia nella relazione redatta ai sensi dell’art. 246 del TUEL l’Organo di Revisione, sia negli atti e nei proclami dell’Amministrazione, si rileva un continuo “rimpallo” di responsabilità verso fantasmi del passato e, cosa ancor più grave, un continuo e ostinato rimprovero a questo Consiglio Comunale, o meglio ad una parte di questo Consesso, per la pregiudiziale alla trattazione della proposta di Deliberazione avente per oggetto “Rimodulazione del Piano di riequilibrio pluriennale di cui all’art. 243 del TUEL, approvato dalla Corte dei Conti con Delibera n° 69 dell’8 Maggio 2014. – Determinazioni”.

In quella occasione, nel porre la questione pregiudiziale, si è chiaramente manifestata la circostanza di non sussistenza dei presupposti giuridici e tecnici stante l’ASSENZA DI UN ATTO DELIBERATIVO COMPIUTO.

Il ridondante richiamo a questa vicenda è solo frutto di una disperata ricerca di scaricare le responsabilità verso altri e, a riprova di ciò, la Corte dei Conti nella Deliberazione n° 82 del 18 Dicembre ultimo scorso, non solo non fa alcuna menzione di tale atto amministrativo o di eventuali inadempienze da parte del Consiglio Comunale, ma sottolinea che: “Il ricorso alla procedura pluriennale di riequilibrio finanziario non può rappresentare un espediente per evitare la dichiarazione di dissesto e rinviare ad un momento successivo l’attuazione di misure che, invece, andrebbero applicate immediatamente……..Infatti, l’omessa o tardiva dichiarazione di dissesto può arrecare ulteriore detrimento allo stato economico-finanziario di un ente già gravemente compromesso, sia per il rischio di una ulteriore involuzione della situazione (con possibili responsabilità degli amministratori) sia per l’impossibilità di avvalersi delle numerose agevolazioni offerte, in merito, dalla disciplina del D. Lgs 267/2000, rivolta proprio al ripristino degli equilibri di cassa e di bilancio”.

Non solo la dissimulazione ma anche il maldestro tentativo operato dal

Collegio dei Revisori, di passare la “patata bollente” al Consiglio Comunale per un eventuale rimodulazione del Piano di Riequilibrio, in spregio non solo alla Normativa Vigente ma anche alle chiare e lampanti conclusioni delle Relazioni del Responsabile del Servizio Economico-Finanziario che voglio pubblicamente consegnare al fine di evitare ulteriori mistificazioni della realtà: “….Del pari, in presenza di tali azioni esecutive, si ritiene contabilmente impossibile procedere alla rimodulazione del Piano di Riequilibrio Pluriennale nel rispetto di quanto previsto dall’art. 243 bis del D.lgs. n.267/2000, introdotto dall'art. 3, comma 1, lettera r), legge n. 213 del 2012, inserendo già tale somma tra gli oneri straordinari che dovrebbero trovare copertura nell’esercizio 2015, e dovendosi inoltre garantire il reperimento di tutte le risorse necessarie alla rimodulazione complessiva del piano stesso, da cui si desume la incapacità dell’Ente a far fronte ai propri debiti”.

Ma il Consiglio Comunale non è caduto nell’imboscata.

Sì, cari Colleghi, era proprio un’imboscata, ordita in danno alla coscienza dei 20 rappresentanti del Popolo eletti a Sala della Capriate.

Ma le mistificazioni politiche non finiscono qui.

Come già specificato. ho letto e riletto con attenzione la Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti e mi sono soffermata in particolare alla pagina 69, in cui testualmente si legge: “….Al contempo l’Ente, nel periodo esaminato, ha contratto obbligazioni senza nessun formale impegno di spesa, generando una massa di debiti fuori bilancio, annoverabili all’articolo 194 comma 1 lettera e), anche quest’ultimi riconducibili ad una cattiva gestione delle risorse finanziarie”.

Per avere contezza dell’affermazione del Collegio, ho ritenuto procedere innanzitutto alla rilettura ed all’analisi dell’articolo 194 del TUEL e, successivamente, a ripercorrere l’intero elenco dei Debiti Fuori Bilancio.

Art. 194. Riconoscimento di legittimità di debiti fuori bilancio

Comma 1) Con deliberazione consiliare di cui all'articolo 193, comma 2, o con diversa periodicità stabilita dai regolamenti di contabilità, gli enti locali riconoscono la legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti da:

  • sentenze esecutive;
  • copertura di disavanzi di consorzi, di aziende speciali e di istituzioni, nei limiti degli obblighi derivanti da statuto, convenzione o atti costitutivi, purché sia stato rispettato l'obbligo di pareggio del bilancio di cui
  • all'articolo 114 ed il disavanzo derivi da fatti di gestione;
  • ricapitalizzazione, nei limiti e nelle forme previste dal codice civile o da norme speciali, di società di capitali costituite per l'esercizio di servizi pubblici locali;
  • procedure espropriative o di occupazione d'urgenza per opere di pubblica utilità;
  • acquisizione di beni e servizi, in violazione degli obblighi di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 191, nei limiti degli accertati e dimostrati utilità ed arricchimento per l'ente, nell'ambito dell'espletamento di pubbliche funzioni e servizi di competenza.

Dall’elenco dei debiti fuori Bilancio al 15/12/2014 si desume quanto segue:

  1. il numero dei debiti è pari a 167;
  2. l’ammontare Complessivo è Pari ad € 12.714.129,09;
  3. il totale debiti Articolo 194 comma 1) lettera a) € 9.592.614,37;
  4. l’elenco dei maggiori debiti di cui al punto precedente è il seguente:
  • Forti-Re (esproprio)
  • Eredi Bongi Ercolina (esproprio)
  • Volo Parlato (esproprio)
  • Ciro Menotti
  • Sorgenti Presidiana
  • Scagi Costruzioni
  • Ing. Giardina
  • INPS
  • Saja-Castellini
  • Re Liboria
  • ANSSCA
  • Cerami Rosa e Carmela (esproprio)
  • Di Paola Salvatore (esproprio)
  • Consorzio Simegas
  • Misuraca Gaetano (esproprio)
  • AMAP

Se l’ammontare dei debiti derivanti da fattispecie diverse dal comma a) è solo pari ad € 3.121.514,71, sorgono spontanei i seguenti quesiti:

  1. Ma dove è questa massa debitoria derivante dall’ aver contratto obbligazioni senza nessun formale impegno di spesa?
  2. Quale elenco è stato esaminato dai Revisori dei Conti?
  3. A quale obbligazione senza formale di impegno di spesa fanno riferimento?

Dettagli in merito non se ne conoscono, né tantomeno è dato conoscere quali siano le reali motivazioni o di opportunità che hanno spinto il Collegio dei Revisori ad esaminare ben 15 anni di gestione economico-finanziaria del Nostro Ente, consegnando la medaglietta di consolazione solo alla Giunta Lapunzina.

A tal proposito voglio ribadire a me stessa ed agli astanti di questo Consesso quanto detto nella seduta del 23 Gennaio 2013: “…..in data 29/11/2006, in seno alla delibera di Consiglio Comunale n° 154, avente per oggetto la «Salvaguardia degli equilibri di bilancio ed il riconoscimento di legittimità dei debiti fuori bilancio», il solerte Consigliere Comunale Lapunzina, nel manifestare il dissenso alla delibera,con un circostanziato intervento, riconosceva che l’unico debito noto, che l’Amministrazione non aveva voluto ricomprendere tra quelli da riconoscere, era solo quello nei confronti della Ditta SCAGI Costruzioni. Ciò vuol dire che a quella data, perfino il Consigliere Lapunzina dava atto che non si era a conoscenza di alcuna grave situazione debitoria dell’Ente. Sulla base di ciò mi chiedo: come si possono addebitare oggi colpe sui debiti fuori bilancio se durante l’esercizio del ruolo di controllo, esercitato proprio dall’ex Consigliere Lapunzina, non se ne è riscontrata l’esistenza?  Signor Sindaco, prima di lanciare accuse a chiunque, vada a ripassare gli atti di cui Ella è stato parte integrante ed ha lasciato tracce per iscritto”.

Quanto affermato in quella sede lo ribadisco e lo sottoscrivo nuovamente, riproponendo la domanda di prima: quale è la massa debitoria derivante dall’aver contratto obbligazioni senza nessun formale impegno di spesa?

La storiella della discarica di Collesano, delle Bollette ENEL e di altre questioni citate dal Sindaco nella sua strenue difesa del famoso “Teorema Lapunzina”, ormai  non regge più.

Per esempio, in merito al debito di € 618.000 nei confronti di ENEL per fornitura di Energia Elettrica relativamente agli anni dal 2005 al 2011, ci si chiede quando siano arrivate le fatture e cioè quando il Comune è venuto a conoscenza del credito vantato da Enel?

Ovviamente, la Dottoressa Sergi può darne conferma, se le fatture arrivano in un periodo successivo a quello della fornitura, atteso che non si era fatto l’impegno di spesa per mancata conoscenza e la somma da pagare diventa debito fuori bilancio, ci si chiede: chi è il colpevole della formazione di tale debito.

Analoghe valutazioni vanno fatte per tantissimi altri debiti che, pur riferiti a ben precisi periodi di tempo, sono diventati noti al Comune in epoca successiva diventando debiti fuori bilancio e non per questo si sono contratte obbligazioni senza nessun formale impegno di spesa

Ancora una volta si vogliono mal celare incapacità ed incompetenze gestionali, in particolare del Sindaco che abusa in ogni circostanza pubblica per colpevolizzare il recente passato, senza minimamente fare riferimento ai tempi in cui la nostra Città era sottoposta ad una gestione politico-amministrativa che non solo ha lasciato debiti per espropri di opere pubbliche o di interesse pubblico, ma ha anche innescato il fenomeno dell’esposizione debitoria, attraverso l’anticipazione di cassa, per far fronte ad impegni di spesa in presenza di insolvenza cronica da parte di talune categorie di cittadini.

A mio avviso, le incapacità gestionali hanno sempre le stesse matrici:

  • SOLITUDINE nella gestione della Cosa Pubblica;
  • PRESUNZIONE amministrativa del saper fare tutto;
  • INADEGUATEZZA nell’ intrattenere i rapporti con creditori e debitori;
  • INCONSISTENZA dell’efficacia amministrativa;
  • MISTIFICAZIONE della realtà per distogliere l’attenzione sulla realtà quotidiana e per non riconoscere gli errori del passato remoto politico della Città che oggi ci schiaccia.

Ma oggi tutti i nodi sono già al pettine.

Lo stato di dissesto non è nell’aria ma bensì è nei numeri e non lo afferma chi vi parla, ma lo ribadisce la Corte dei Conti nelle Deliberazione del 18 Dicembre e a nulla valgono le precisazioni del Sindaco circa la lettura ed interpretazione da dare alla stessa.

 La reiterata ricerca di colpe nei fantasmi del passato, con speciale accanimento

verso la gestione economico-finanziaria degli anni a cavallo tra il 2004 ed il 2006, in uno con l’ostinazione a non voler fare chiarezza sulla reale matrice dei debiti dell’Ente, ha fatto perdere di vista l’obiettivo dilatando nel tempo l’agonia di una Città.

Non pensi il Sindaco che all’indomani della Dichiarazione dello Stato di Dissesto potrà delegare i Commissari per risollevare le sorti della Città guardando dalla finestra e, come al solito, colpevolizzando l’operato degli altri, ma al contrario sarà chiamato a impegni specifici su argomenti di notevole importanza come per esempio:

  • la pressione tributaria;
  • la riorganizzazione della macchina burocratico-amministrativa (già promessa da ben tre anni);
  • il personale a tempo determinato, colonna portante del Nostro Ente, per evitare altre sospensioni o licenziamenti;
  • la gestione del servizio idrico affinchè l’acqua possa ritornare ad essere un bene pubblico e gestito in economia dal Comune;
  • il recupero dei crediti;
  • la pulizia della Città.

E non continuo oltre per avviarmi alla conclusione.

Con il cuore affranto perché costretta ad essere la coprotagonista di una delle pagine più nere per il Nostro Comune, sebbene senza colpa alcuna o responsabilità di sorta, ritengo che il ruolo di tutto il Consiglio Comunale all’indomani della Dichiarazione dello Stato di Dissesto dovrà essere di controllo continuo sull’operato del Sindaco, di imbastire rapporti con i Commissari per avere le garanzie che nella loro gestione siano salvaguardati i diritti dei cittadini e nel contempo siano erogati i servizi in modo consono al buon nome del Nostro Comune.

Come fatto in altre circostanze, Le ribadisco il consiglio di fare una SERIA RIFLESSIONE sulla vicenda senza strumentalizzazioni del passato.

Stia sereno Signor Sindaco, non sarà da solo ad affrontare il Dissesto, noi l’accompagneremo sino alla fine della Consiliatura.

Grazie.

                                                                                                                                                                                           Prof. Patrizia Messina
                                                                                                                                                                                         (Consigliere Comunale)