3 Marzo 2015, 10:30 - Quale Cefalù [suoi interventi e commenti] |
Inaccettabile, anche storicamente, la chiusura del centro nascite dell'Ospedale di Cefalù
A tutte le motivazioni finora addotte per esprimere l’inaccettabilità della chiusura del punto nascita di Cefalù desidero aggiungerne un’altra non meno importante. Parlo di quella che per me, e ritengo per tantissimi altri cittadini, è l’inaccettabilità storica di tale provvedimento. La storia, la nostra storia di cittadini cefaludesi e madoniti non può essere ignorata né tantomeno spregiata. C’è nella nostra storia politica, sociale, culturale e umana una storia “sanitaria”, una storia di civiltà e di ricerca scientifica che oggi rende ancora più amara la chiusura del punto nascita di Cefalù.
È la storia scritta da due nostri illuminati e munifici cittadini, Enrico Pirajno barone di Mandralisca prima e il dottor Giuseppe Giglio appresso.
Il 26 ottobre del 1853, undici anni prima della sua morte, Enrico Pirajno (1809 - 1864), scrive il suo testamento destinando il suo patrimonio, come ben sappiamo, al bene pubblico. Non trascurò proprio nulla nel suo capolavoro testamentario, neanche la salute fisica dei suoi concittadini. A pagina 13 del suo testamento scrive di suo pugno «Lego onze cinquanta all’anno all’Ospedale degli infermi di Cefalù per lo mantenimento de’ poveri ammalati di qualunque natura. Voglio si destinasse una stanza di detto Ospedale da servire per darvi lezione due volte la settimana di Ostetricia per apprendimento ed istruzione delle levatrici. Detta lezione dovrà darsi pubblicamente dal Chirurgo dell’Ospedale sudetto a cui lego onze sei all’anno come gratificazione per la lezione di Ostetricia. [... ] La detta lezione di Ostetricia dovrà non solamente essere teorica doppiamente pratica, o almeno con un fantoccio ed una pelve o bacino tanto di forme regolari che morbose».
L’insegnamento del Barone colpì e influenzò positivamente il dottor Giuseppe Giglio, il quale, entrato a far parte nel 1919 nel Consiglio di Amministrazione del “Liceo Mandralisca”, ebbe modo di apprezzare le volontà testamentarie del Barone Mandralisca nei confronti dei suoi concittadini e di sviluppare uno smisurato amore per l’istituzione scolastica da lui voluta. Non solo, sull’esempio ricevuto dal Barone, Giuseppe Giglio a un mese dalla morte della moglie, avvenuta il 26 ottobre 1922, fa dono di tutti i suoi libri alla Biblioteca del liceo Mandralisca. A questa prima donazione ne farà seguire un’altra nel 1927. Nel frattempo la sua salute, sempre più precaria, lo aveva portato a redigere il suo testamento, nel quale il suo attaccamento affettuoso al Liceo Mandralisca e alla sua città si traduce in importanti donazioni. Il 20 maggio 1926 Giuseppe Giglio (1854 - 1928) nel suo testamento scrive: «...Il mio stabile, coll’entrata nel viale Margherita, confinante colla via Mazzini, col terreno del Seminario, con lo stabile di Santo Antonino, colla fabbrica mannite; giardino compreso; sarà ereditato dallo Ospedale Civico di Cefalù. Esso deve essere impiegato per Ospedale, non potrà essere venduto, né affittato, né censito; pena decadenza in favore dell’Orfanotrofio Regina Elena di Cefalù. Una parte dei locali destino, per ammalate a pensione di Ostetricia e Ginecologia. [... ] Lascio all’Ospedale suddetto la somma di lire ventimila [... ] per una borsa di studio, in favore di giovani Cefaludesi, laureati in medicina infra 5 anni, che sarà a concorso, sui maggiori punti riportati all’esame di stato. Gli interessi accumulati in 5 anni, saranno dati al giovane, che ha vinto il concorso, dopo che sarà trascorso l’anno scolastico, all’Istituto superiore di Milano, in Ostetricia e Ginecologia e porterà certificato di frequenza e profitto, in detta specialità. Questo dà il diritto e il dovere di frequentare per cinque anni l’Ospedale di Cefalù».
Per questa storia, e per quella di tanti altri, uomini e donne, medici e benefattori, di ieri e di oggi, non possiamo considerare tollerabile la decisione di chiudere il punto nascita di Cefalù.
Per aver voluto essere attori di questa storia ringrazio i suoi protagonisti, e aggiungo un tributo di riconoscenza a Nico Marino, nostro concittadino, che ha lasciato a tutti noi il frutto del suo lavoro di storico e di ricercatore archivistico su questi due generosi e illuminati cefaludesi nelle pubblicazioni:
- La Vita e le opere di Enrico Piraino di Mandralisca, stampa a cura dell’Archeoclub d’Italia sede di Cefalù, Cefalù 2004.
- Giuseppe Giglio Medico chirurgo, ostetrico, scienziato, filantropo, Marsala Editore, Cefalù 2007.
Spero che quanto prima, nell’ambito di una conferenza cittadina, in collaborazione con la Fondazione Culturale Mandralisca, l’Amministrazione comunale e i medici dell’Ospedale di Cefalù, si possa ritornare a parlare di Giuseppe Giglio e del suo lascito morale, etico, scientifico e materiale, e mostrare al pubblico i testi scientifici più importanti donati da lui alla Fondazione Mandralisca, dove ancora oggi si trovano, custoditi all’interno della Biblioteca.
Cefalù, 02 marzo 2015 Fortunata Flora Rizzo
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