I Jihadisti turisti a Cefalù.

Ritratto di Angelo Sciortino

18 Febbraio 2015, 15:42 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Un tempo Cefalù fu dominata dai Bizantini e dove oggi sorge la Cattedrale sorgeva una chiesa bizantina. Quando gli Arabi s'impadronirono della Sicilia e di Cefalù, la chiesa bizantina divenne una moschea e soltanto con i Normanni e Ruggero divenne infine la Cattedrale.

La nostra Amministrazione, dimostrando una impareggiabile cultura storica, ha tentato in tutti i modi di far rivivere la nostra storia. In un primo tempo ha allacciato rapporti con coloro che si ritengono eredi di Bisanzio, con quei Russi, che confondono il gas con la cultura. Poi fu la volta del circuito arabo-normanno e oggi potrebbe essere la volta di un accordo con gli Arabi dell'Is, che hanno dimostrato di possedere mezzi e abilità sufficienti a portare in Sicilia turisti sotto la veste di “popolo dei barconi”.

Immagino che in questo momento il Sindaco e il Presidente della Regione siano impegnati a trovare un accordo con i capi arabi, perché portino in Sicilia turismo e ricchezza. Certamente la situazione è difficile, considerando che in questo momento gli Arabi di Libia sono divisi in fazioni, ma i due grandi politici siciliani sono convinti di avere i mezzi e le capacità per superare questa e altre difficoltà. Entrambi sull'orlo del fallimento, si affidano, con la forza della disperazione, a qualunque fantasia, come a quella di considerare turisti i disperati, che vengono a forza e a centinaia imbarcati su gommoni insicuri. E questa è la prima difficoltà, che essi pensano di superare. È infatti necessario che i “viaggiatori” non vengano inghiottiti dal mare, ma che raggiungano la Sicilia. Per superare questa difficoltà essi hanno chiesto al Governo di utilizzare tutti i mezzi navali militari, per intervenire a salvare i “turisti”.

I due valenti politici, pertanto, raggiungeranno la Libia, accompagnati da una commissione composta dai loro consulenti per la storia e per il turismo. A costoro sarà affidato il compito di convincere gli Arabi di quel legame storico e plurisecolare, che unisce la Sicilia e Cefalù alla cultura araba. Cominceranno, sicuramente, con l'elencare i tanti nomi di origine araba, che ancora si usano per indicare alcuni nostri luoghi, come Prissuliana per fonte che scorre, Calura per cala dell'est e così via. Poi descriveranno i marmi di origine egiziana nella Cattedrale, il disegno delle strade di stampo saraceno, molte frasi idiomatiche del popolo siciliano e, infine, i dolci tipici della tradizione araba, come i babà.

Dopo queste disquisizioni storico-linguistiche, gli Arabi si convinceranno sicuramente che la Sicilia e Cefalù non possono essere attaccate, perché esse sono parte integrante della loro storia.

E non dovranno neppure faticare a “convertire” alla loro cultura le popolazioni autoctone, perché esse sono parte integrante di tale cultura, come dimostrerebbero gli argomenti dei membri della commissione. Lo dimostrerebbe, soprattutto, il comportamento del Sindaco e del Presidente.

Fu così che entrambi questi valenti politici, nonostante le loro finanze dissestate, salvarono la Sicilia dalla guerra e fecero in modo che le “invasioni dei barconi” fossero considerate come sviluppo turistico e fonte di ricchezza.

E la popolazione locale? Cessò di esistere!