Inno di Mameli, bandiere e gonfalone a conclusione della “Settimana della Cultura ebraica”

Ritratto di Fondazione Mandralisca

1 Febbraio 2015, 14:30 - Fondazione Mand...   [suoi interventi e commenti]

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Inno di Mameli, bandiere e gonfalone hanno salutato ieri sera, a Palazzo Mandralisca, la conclusione della “Settimana della Cultura ebraica a Cefalù”.

.. ma anche l’elezione del Presidente della Repubblica... quasi di Cefalù!

 

Un lungo applauso, subito dopo l’inno, su invito del Sindaco, Rosario Lapunzina, ha scandito, ieri sera, tra le mura di Palazzo Mandralisca, dove ancora aleggia e volteggia il mecenatismo del Mandralisca, l’elezione del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la conclusione dei lavori della “Settimana della Cultura ebraica a Cefalù”.

Una settimana molto intensa, fatta di significanti e significanti, per dare impulso alla Memoria della Shoah, di tutti i suoi deportati, ma anche alle memorie della nostra Cefalù che, con i sui valorosi combattenti per la resistenza partigiana (segnatamente Salvatore Culotta e Lorenzo Spallino) e con la sua “Giudecca”, come ha sottolineato il Sindaco Rosario Lapunzina, ha in varie occasioni scritto una pagina di internazionalismo.

Quell’internazionalismo che rientra, di fatto, nelle linee di politica culturale che la dottoressa Triscari si è impegnata a portare avanti come direttivo della Fondazione Mandralisca, avvalendosi di tutta la sua esperienza maturata all’estero. “I rapporti bilaterali non possono che favorire la nostra crescita e lo sviluppo di questo borgo”, aveva detto, infatti, già nella serata d’apertura.

Dopo aver salutato gli ospiti presenti in sala, tra cui il Sindaco Abbate, che ha ufficialmente consegnato una testimonianza documentale riguardante gli ebrei confinati a Ustica di cui l’archivio comunale di Lascari è depositario, la dott.ssa Triscari ha portato i saluti del Presidente della Fondazione, Franco Nicastro, impegnato, come funzionario Ansa, in un momento di particolare coinvolgimento a seguito dell’elezione del Presidente della Repubblica  Sergio Mattarella.

Mons. Liborio Asciutto, teologo filosofo, autore di vari saggi e studi, ha parlato di un tema molto intenso “Parlare di Dio dopo Auschwitz”?  che è anche il tema affrontato da Levi  in un’intervista rilasciata allo scrittore Ferdinando Camon.  Una rassegna, molto densa, intensa e filosofica, quella di don Liborio, che ha gettato luce anche sulla semantica dei linguaggi storici.

La dottoressa D’Amico, poi, dell’Università di Messina, ospite d’eccezione, che ha al suo attivo numerose pubblicazioni sul periodo delle deportazioni e, segnatamente, una sui siciliani, ha fatto un excursus avvincente e coinvolgente sui siciliani deportati politici e su tutto ciò che, purtroppo, è ancora poco noto, attirando, in particolare, la sua attenzione sul fatto che la legge istitutiva della Memoria ricorda, oltre le vittime della Shoah, anche “tutti  gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

La serata è stata chiusa da alcune riflessioni molto pertinenti dell’assessore alla cultura, dr Vincenzo Garbo.

Le letture di Vincenzo Giannone, soprattutto la forte interpretazione di “Wstawàc”! (“Alzarsi”), la poesia di Primo Levi posta ad epigrafe de “La “Tregua” nonché ad incipit della serata, hanno dato  un’impronta di vera partecipazione e di impegno a raccogliere il messaggio dei sopravvissuti a  “Non dimenticare!”.

Commenti

Alzarsi
 
Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba:
«Wstawac'»;
E si spezzava in petto il cuore.
 
Ora abbiamo ritrovato la casa,
Il nostro ventre è sazio,
Abbiamo finito di raccontare.
E’ tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
«Wstawac'».
 
11 gennaio 1946
Primo Levi