27 Gennaio 2015, 15:29 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO
(L'occhio di bue su Bellipanni)
Si può trascorrere una vita praticando un amico, figlio di amici, e sconoscerne totalmente la valenza artistica che rappresenta il coacervo dei suoi più riposti interessi culturali.
E ciò indubitabilmente avviene per l'umiltà del personaggio al quale mi riferisco, per la sua serietà intellettuale, per la sua etica improntata al suo carattere esistenziale. Umiltà che spinge l'artista ad esser schivo ed a comporre l'opera più per se stesso che per la eterogenea aliena fruizione.
Qui parlo di Domenico Bellipanni, silente funzionario della locale ASL, nel cui settore professionalmente attende con estrema serietà; ma, in privato, è artista.
Non ero al corrente che amasse la fotografia; tuttavia avevo appreso che sapeva sfruttare a menadito le potenzialità del computer.
Modesto, sorridente, dal tratto gentile come si conviene ad una persona bene educata, è stato per me una rivelazione, l'altra sera, quando al caffè letterario la Galleria, appositamente invitato da lui e assieme al Dr. Toti Coco ho avuto modo di visionare delle foto in mostra sulle pareti del prestigioso locale, unico nel suo genere a Cefalù ed adatto a mostre di performances artistiche, oculatamente gestito dagli amici Giuseppe Provenza ed Angelo Daino.
Trascuro il lato tecnico con cui i soggetti sono stati ritratti e, nel contempo, non disserto sulle inerenti procedure computerizzate che hanno consentito al Nostro di pervenire ai felici risultati finali che mi hanno destato meraviglia; ciò perché non ho né competenza né dimestichezza in tale materia.
Il fatto si è che l'elettronica ed il digitale, saputi usare, hanno fatto miracoli nel settore dell'immagine, soprattutto, proponendosi e conquistando il campo in tempi brevissimi.
Cristo si è fermato ad Eboli (come Levi titolò il suo libro) ed io mi sono fermato alla semplice meccanica ed ai relativi sistemi analogici di complemento: sono, in sostanza, in ambito cinematografico e fotografico, idealmente rimasto attaccato alla Mdp ed alla collaterale sua immortale pellicola.
Oggi la scienza è andata molto più avanti delle mie cognizioni nel settore; ed io non riesco più a tenerle dietro.
Così mi limito brevemente a considerare l'interessante risultato delle creazioni che emanano un sapore di realtà mediate, di freschezza d'immagine e perché no, anche di poesia.
L'originalità delle foto del Bellipanni è insita nel contesto della composizione scenica proposta.
L'autore non è fotografo professionista, ma un semplice appassionato della materia che persegue un suo ideale figurativo con costanza ed interesse sin dalla giovanissima età; nella quale dimensione oggi ha raggiunto un bagaglio conoscitivo non indifferente.
Le immagini in discorso vanno visionate e basta. Non bisogna ricercare in esse uno studio cattedratico, una teorica, una corrente di maniera o quant'altro (per quanto tutte le creazioni umane non sfuggano a tali presupposti). Credo che, in ultima analisi, sia sbagliato presentarle, discuterle o classificarle. Debbono essere godute in silenzio e senza preconcetti. Solo così da esse si può trarre quel gusto sopraffino che sgorga dall'arte inconsapevole.
In esse noto due denominatori comuni che le uniformano: la capacità di saper concepire un particolare soggetto che di per sé riesca a trasmettere al fruitore la stessa sensazione provata dall'artista nell'atto di coglierlo e di sceglierlo e, naturalmente, la personalissima tecnica adottata che permette all'autore di calibrare i colori, attenuandoli, sbiadendoli o potenziandoli in modo da offrire un'immagine gradevole e significativa. L'uso dello strumento fotografico denota nel Nostro un costante interesse che gli consente, attraverso il prodotto ottenuto, di esternare la sua più intima linfa.
Questa facoltà di individuazione, questo saper "vedere" a priori i caratteri emblematici che determineranno il prodotto compiuto, è tutt'altro che facile: denota un animo sensibile, proteso alla ricerca del bello soggettivo, facoltà che poi si esteriorizza attraverso la mediazione del linguaggio fotografico.
Io, comunque, resto sempre pienamente convinto che il massimo della creatività si esprima nella primaria fase della ripresa.
Bellipanni trascorre diverse ore a comporre l'immagine che poi fotografa senza l'ausilio di filtri.
Egli, che predilige le visioni notturne, dimostra di avere molte cognizioni nel suo bagaglio operativo (si osservino, a questo proposito, il coinvolgente ritratto della giovane ninfa discinta con invitante atteggiamento, sdraiata su una base orizzontale, oppure gli altri espressivi ritratti femminili dal vago sapore neorealista o i totali panoramici notturni);
sa benissimo che il colore ha mille volti e che, pertanto, va dosato e a tratti stemperato; sa benissimo che operando solitamente con diaframmi chiusi, lo sfondo si stempera nei toni neri o molto sfumati, ma che se la luce ambientale risulta abbondante si corre il rischio di incappare in slittamenti cromatici di netto risultato negativo; sa benissimo che il buon risultato dipende principalmente da una corretta esposizione e che, infine, appunto per stabilire una certa profondità di campo, si dovrebbero usare due sorgenti luminose o due flash: uno per il P.P. e l'altro per lo sfondo.
Ciò perché un'immagine ben resa condiziona abitudini e pensieri.
Bisogna riconoscere che Cefalù è patria d'artisti, che spesso vengono fuori, alla ribalta, così, per caso. Un atteggiamento più disponibile da parte delle Amministrazioni locali potrebbe fungere da incentivo ed incrementare il fenomeno che indubbiamente porta credito alla nostra città.
Cefalù, 27 Gennaio 2015. Giuseppe Maggiore
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