8 Dicembre 2014, 18:11 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Siamo agli esami di maturità di alcuni anni fa. Il commissario di italiano chiede al candidato di spiegare il significato dei seguenti versi di Ugo Foscolo:
“All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?”
Il candidato rimane alcuni minuti in silenzio, poi così risponde: “Non credo di avere una risposta, perché non ci sono stato mai. Azzardo un'ipotesi: il sonno è sempre meno duro della morte.”
Il giovane candidato, raccomandatissimo, superò l'esame e trovò, divenuto più grande, spazio e lavoro dove lo hanno sempre trovato giovani come lui: mezzo in una sacrestia e mezzo in un partito.
L'aneddoto, non so quanto vero, potrebbe essere attribuito a tanti politici e burocrati contemporanei, che ci dilettano con le loro dichiarazioni, che ci fanno spesso ridere a crepapelle, ma che sempre più spesso, quando sono seguite da decisioni legislative e amministrative, ci torturano e ci tolgono speranza per i nostri figli.
In questa sede non interessa tanto sottolineare la grande crescita dell'ignoranza negli ultimi decenni, quanto la sua conseguenza pratica, che include l'espressione peggiore della corruzione, tanto da far considerare l'Italia da Trasparency International un esempio del più alto tasso di corruzione del mondo civile. Un primato che non è solo, ma si accompagna alla criminalità organizzata e all'evasione fiscale. Questa alleanza (o complicità?) rende vano ogni tentativo di far crescere l'Italia.
Vi chiederete che cosa c'entra quanto precede con Cefalù? C'entra, eccome! Intanto, perché Cefalù è un comune italiano, e in quanto tale non si sottrae alla cultura imperante, e poi perché da un cinquantennio Cefalù, ricca per la bellezza dei suoi paesaggi e dei lasciti artistici del passato, ha permesso che tale sua ricchezza fosse razziata da una corruzione non soltanto materiale e morale, ma anche intellettuale. La sempre più crescente ignoranza, infatti, non ha permesso ai più di riconoscere tale ricchezza, per cui essa è rimasta indifesa, persino da coloro che avrebbero dovuto sentire tale impegno come un dovere istituzionale.
Da vent'anni ogni sindaco a tutto ha pensato, tranne che a risolvere il problema del PRG. Tutti e tre i sindaci succedutisi hanno preferito dedicarsi al gioco delle varianti al PRG. E al tavolo da gioco hanno partecipato tutti i consiglieri via via succedutisi. Il risultato non poteva che essere quello che dalle vie cittadine si vede sulle colline attorno a Cefalù. Questa Amministrazione, poi, non contenta degli oltraggi, ne ha aggiunto altri, considerandoli magari non conformi, ma compatibili.
Non c'è forse, in tutto ciò, né corruzione né concussione. Sicuramente non tanta quanta ne è stata scoperta a Roma. C'è però una corruzione più sottile: quella della cultura e della conoscenza.
Non è un caso, infatti, che il governatore della Banca d'Italia abbia insistito recentemente sulla necessità d'investire in istruzione e ricerca. Soltanto una società con un ricco capitale cognitivo può fare funzionare le istituzioni politiche e la stessa economia. Combattendo, nel frattempo, quel sostegno immorale di ogni tipo di corruzione, che chiamiamo familismo. E proprio a Cefalù il familismo è cosi radicato, che nelle elezioni comunali si vota troppo spesso perché si ha un rapporto di parentela con il candidato.
Su questo tema sarà opportuno ritornarci, essendo ora più opportuno non annoiare troppo i lettori, che comunque sarebbe opportuno che riflettessero, se non vogliono che il cambiamento sia peggiore e la promessa discontinuità una continuità peggiore, perché mistificata.
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