26 Ottobre 2014, 18:11 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Autoritratto (olio, cm. 70x50) 2010
Prima di parlare della mostra di Franco D'Anna, mi è d'obbligo un chiarimento: non sono un critico d'arte né uno specialista in alcuna materia. Ciò perché sono profondamente convinto che il sapere è unico e che l'averlo diviso prima tra sapere umanistico e sapere scientifico, poi in una miriade di sub-divisione, come la storia, la filosofia, la matematica ecc., è stato e resta un errore gravissimo, che mortifica la sapienza e la saggezza.
Sono, con tutti i miei limiti, soltanto un eclettico, che così viene definito dai dizionari: “Uomo che combina teorie, interessi e capacità afferenti a campi diversi; che segue la corrente filosofica secondo cui la dottrina personale deve essere ricavata attingendo variamente alle diverse dottrine studiate, sintetizzandole e armonizzandole”.
Questa sintesi di dottrine studiate mi permette oggi di parlare dell'opera artistica di Franco D'Anna. Un'opera che non è soltanto un'espressione estetica, ma il più o meno consapevole tentativo di armonizzare la complessità di ogni espressione della vita e della natura. Una complessità che è presente anche nella semplicità di un fiore, come dimostra questa rosa:
Rosa rossa (olio, cm. 80x80) 2011
Essa rappresenta un fiore, i cui petali si aprono come a voler dare spazio a una nuova vita. La stessa cosa accade, in maniera più chiara, con l'orchidea, che rappresenta l'origine di ogni vita, per la forma indiscutibilmente simile a un apparato genitale femminile.
Orchidea phalaenopsis, la colonna (olio, cm. 100x80) 2011
Io non so se Franco D'Anna, mentre dipingeva in maniera così egregia, aveva consapevolezza che le emozioni, che egli riportava su tela, nascevano da qualcosa di più profondo della semplice osservazione, ma è mio parere che i suoi quadri, i suoi fiori, contengono il risultato di un retroterra culturale e filosofico, che fanno di un “tecnico” un artista.
È tale retroterra culturale e filosofico che dà alla mano del pittore la capacità e la forza di riportare in maniera espressiva il proprio sentimento contemplato, che è quello insinuatosi nel suo animo nel momento in cui ha guardato fuori da sé. Sia chiaro, un sentimento e non la sua degenerazione, il sentimentalismo. Un sentimento con il quale guardiamo con coraggio alla natura intorno a noi e non temiamo di affidarci alla forza della nostra mente, per trarne la capacità di elevarci.
È questa la ragione, che costringe le piccole menti alla paura dell'ignoto. Nell'artista non c'è, invece, questa paura. L'artista, o lo scienziato, non ha paura d'immaginare persino l'infinito e la complessità. A essi dà la forma, che la sua arte gli mette a disposizione. A Bach la musica diede quello strumento eccezionale della fuga, per consentirgli di darci un'idea dell'infinito, verso il quale veniamo trasportati dalle sue note; una incompiuta di Michelangelo ci dà l'idea di una vita, che esce persino dal freddo marmo, se esso è "riscaldato" dalla mente dell'uomo. Potrei continuare con tanti altri esempi ancora, ma sono convinto che basti poter vedere un esempio della forza della mente umana nei quadri di Franco D'Anna. Non per nulla l'ottimo intervento di Rosalba Gallà, con il suo richiamo al surreale, ha sottolineato questo aspetto della pittura del Nostro, che non è soltanto immagine esteriore di un fiore, ma anche l'immagine della sua vita complessa e della sua anima, che in fondo è l'anima dell'artista. O l'anima dell'Universo?
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