18 Ottobre 2014, 14:33 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
VALORE DI UNA SCELTA
Era nata nel 1925, qui, a Cefalù, Rosolina Reina, ed è venuta a mancare in Venezuela nello scorso Settembre, a 89 anni. Da tempo non stava bene.
Avrebbe voluto morire in Italia. Al suo paese. Fra la sua gente. Fra i ricordi della sua gioventù. Ma non ce l’ha fatta.
Si era sposata nel 1951, a 26 anni, e subito era partita per il Venezuela al seguito del marito, Galati Michele, come tanti allora partivano in cerca di un lavoro più remunerativo e sicuro.
L’emigrazione, che oggi interessa le nostre coste in maniera massiccia e disperata, allora era più organizzata e molti dei nostri avi ne sono stati i pionieri.
In Venezuela, i primi tempi per Lina e Michele erano stati duri, sia per la cocente malinconia ingenerata dal distacco dall’ambiente usuale e dalla famiglia, sia anche per il difficile inserimento in una realtà del tutto nuova dove la diversità del linguaggio, soprattutto, rappresentava l’ostacolo più immediatamente destabilizzante.
Ma, lavorando sodo per terzi e risparmiando il più possibile, erano riusciti ad amalgamarsi con i nativi ed a raggranellare una certa somma che permise loro di aprire una propria attività commerciale: un panificio (Panaderia La Nueva) che presto diede i suoi frutti.
D’altronde, quello del panificatore era il mestiere del marito.
Qui a Cefalù, infatti, Michele lavorava presso il panificio Cammarata, di sana memoria, in un periodo storico in cui, per una certa fascia di popolazione poter mangiare tre volte al giorno rappresentava un lusso.
In Venezuela, in un paese vicino a Caracas dove la famiglia si era stabilita, i coniugi Galati avevano avuto quattro figli, ed una in Italia, tre maschi e due femmine; prole che Lina aveva tirato su con amore e molta buona volontà.
Era una donna volitiva, votata alla famiglia di cui ben saldamente teneva le redini, ma che nel contempo aiutava il marito nel suo commercio mostrando uno spiccato senso degli affari; una donna, che pur essendosi staccata malvolentieri dal suo habitat, aveva accettato con cosciente determinazione di fare la madre di famiglia, anteponendo questo ruolo a quelli che possano essere stati i suoi più riposti desideri e le sue più recondite aspirazioni.
Una madre coraggio, insomma, d’altri tempi.
Ma il suo sogno ricorrente era quello di poter tornare a Cefalù, al suo mare ed alla sua rocca, dai quali luoghi emotivamente non si era mai distaccata; sentimento che dopo la morte del marito, avvenuta a Cefalù dove si trovava in vacanza nel 1999, si era acuito.
Ma gli impegni che, benché anziana richiedevano la sua presenza in Venezuela, non le permisero mai di tornare, come avrebbe voluto.
Poi, la malattia che ne minò la robusta fibra.
Ora, però, è tornata, a Cefalù, si, ma da morta. E’ stata la sua ultima cosciente volontà che i figli hanno rispettato ed onorato.
Cefalù, 18 Ottobre 2014 Giuseppe Maggiore
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