2 Gennaio 2013, 16:17 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Sul finire dell'800 un cefaludese, Damiano Giardina, nonno del Damiano Giardina da molti di noi conosciuto, esportava il nostro olio nella Russia zarista. Una prova che anche noi avevamo qualcosa da offrire, quando qualcosa producevamo.
Dagli anni Cinquanta, dalla nascita del turismo moderno (perché quello antico c'era già!), una malintesa e sciocca interpretazione dell'attività turistica ci spinse lentamente a spegnere ogni altra attività, e fra queste l'agricoltura, con il risultato che non ebbimo nulla di personale da offrire al turista e noi stessi finimmo con il nutrirci secondo un gusto plebeo, condito da coca cola e gomma da masticare. Che cosa c'è di strano, se gli stessi cefalutani preferiscono i ristoranti dei paesi madoniti?
Queste riflessioni mi sono sorte spontanee nel leggere, in questo link http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=90245/cronaca/e-esplosa-in-tutto..., un articolo che parla, invece, di una esplosione della cucina siciliana, da Mosca a Tokio all'America, della quale stanno approfittando soprattutto i Nebrodi. E le Madonie? E Cefalù?
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 963 volte