26 Dicembre 2012, 12:16 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
“Signore, Tu ci hai dato la conoscenza per farci soffrire” come recita il Salmo. Nella vita tante volte mi è accaduto di scoprire quanta verità vi fosse in questo semplice verso, ma mai ne ho apprezzato la profondità come l'altra sera in Cattedrale, durante un concerto con musiche di Bach e di Mozart, organizzato per festeggiare il Natale.
Se, infatti, un mio Nonno, i miei Genitori e una bravissima maestra di piano non mi avessero insegnato a capire la musica; se, inoltre, il continuo ascolto e le letture non avessero educato il mio orecchio a distinguere il tema di una fuga o una tonalità; se non avessi avuto queste e altre fortune, sicuramente non avrei sofferto l'altra sera in Cattedrale.
Invece, purtroppo, dopo appena quindici minuti di ascolto di quello erroneamente considerato un concerto, sono stato costretto a scapparmene a gambe levate, per porre fine alla sofferenza.
Per non annoiare i lettori, che certe sottigliezze (che poi tali non sono) non hanno imparato ad apprezzarle, e per non ripetermi con quelli che invece le apprezzano e hanno perciò sofferto insieme a me, mi limito a sottolineare due momenti critici del falso concerto: un organo forse mal funzionante o mal suonato e un coro che ha “funzionato” male come tale organo, nonostante la sua “fama internazionale”. A meno che tale fama non gli derivasse per aver ripetuto a livello internazionale gli stessi errori dell'altra sera.
La nostra Cattedrale e, soprattutto, il suo Cristo Pantocratore meritavano ben altro e molto di più. Lo osservavo e ricordavo quel pensatore tedesco, che lo visitò nel 1927 e che disse di essersi sentito inondato da una “pioggia di fotoni, che emanavano da esso”. Già da anni i fotoni si sono ridotti da pioggia a gocce, visto che qualcuno ha voluto oscurare con vetri opachi e brutti la Cattedrale. Eppure, nonostante questo oltraggio, Egli continuava a mostrare quella espressione buona e dall'alto sembrava abbracciare con amore i fedeli e persino i turisti. L'altra sera, però, quell'espressione era mutata, fino a somigliare quasi a quella del Pantocratore di Monreale. Anche il Cristo, lasciato quasi al buio, sembrava di aver raggiunto il limite di sopportazione nel sentirsi colpito da quelle note torturanti quanto il continuo e monotono gocciolio dell'acqua dentro un recipiente mezzo pieno.
L'unica scusante per gli organizzatori del concerto potrebbe essere che essi hanno a lungo suonato al Conservatorio, ma che nessuno ha... aperto loro.
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