Intitolate due aule del Liceo Artistico “Bianca Amato” a Coco e Consiglio

Ritratto di Liceo Artistico D. Bianca Amato

21 Dicembre 2012, 19:22 - Liceo Artistico...   [suoi interventi e commenti]

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In ricordo di Girolamo Coco e Paolo Consiglio
di Rosalba Gallà

Giorno 15 dicembre si è svolta, nei locali del Liceo Artistico “Diego Bianca Amato” di Cefalù, la cerimonia per l’intitolazione dell’Aula Magna a Girolamo Coco e dell’aula 215 di Discipline pittoriche a Paolo Consiglio.

Il primo, scultore e pittore di prestigio, è stato Direttore della scuola, pur con qualche interruzione, dal 1936 al 1975: durante la sua direzione si ebbe la progressiva evoluzione della Regia Scuola d’Arte di Cefalù in Scuola Statale d’Arte (1937), poi in Scuola Statale d’Arte di secondo grado (1954) e, infine, in Istituto Statale d’Arte (1967). Grazie all’impegno del direttore Coco si ottenne la trasformazione della scuola da serale a diurna (1939) e si conciliò la ricerca della tradizione e dell’antico con le esigenze dei nuovi tempi e il lavoro manuale e artigianale con la formazione culturale e artistica.

Il secondo, Paolo Consiglio, docente di “Disegno professionale e delle esercitazioni pittoriche” fino al 1980, è noto per le sue qualità nella tecnica dell’acquarello “ma non ha trascurato la pittura ad olio, il bianco e nero, le matite colorate e la china con cui eseguiva formidabili caricature che spesso donava con grande generosità” (Giuseppe Forte).

Si è realizzata, così, la prima parte di un percorso che proseguirà nei mesi a venire: il desiderio è quello di ricordare tutti gli artisti di prestigio che hanno lavorato in questa scuola lasciando un patrimonio di cultura artistica e di rigore professionale di cui tutti oggi sentiamo il bisogno, confusi come siamo in un mondo in cui il rigore e il gusto del bello sono diventati una rarità.

Iniziando con Girolamo Coco e Paolo Consiglio, ci siamo posti il problema di come organizzare il momento commemorativo, abbiamo discusso del taglio da dare alla cerimonia e abbiamo scelto di non fare troppo clamore, di dare una veste intima e familiare, nel rispetto dello stile di due persone schive, dedite al lavoro e poco propense a quella ricerca di visibilità che è diventata una costante della nostra vita quotidiana. Si tratta di persone che hanno lavorato con generosità e in silenzio e per questo abbiamo voluto che fossero presenti le persone che li hanno conosciuti, apprezzati e amati: un importante incontro tra amici e parenti, tra docenti del passato e del presente, tra ex alunni ed ex colleghi di Coco e Consiglio che, come tutti gli incontri più importanti, andava un po’ velato e protetto, tenuto conto anche del carattere di ‘familiarità’ che ha sempre caratterizzato la storia di questa Istituzione scolastica, come ha evidenziato il prof. Edoardo Collerà nel suo intervento dal carattere di testimonianza.

Ha aperto la cerimonia la Dirigente del Liceo Artistico, prof.ssa Giuseppina Battaglia, che ha presentato il percorso che la scuola ha avviato e che intende portare avanti, nel tentativo di far interagire, ancora una volta, passato e futuro, tradizione e modernità; è poi intervenuto il Preside D’Amico, che per tanti anni ha guidato l’Istituto d’Arte di Cefalù e che ha tracciato un personale ricordo di Girolamo Coco e Paolo Consiglio. Dopo un mio breve intervento che ha voluto sottolineare le componenti emotive che hanno condotto a desiderare fortemente e a realizzare questo momento, il prof. Franco D’Anna ha presentato agli intervenuti le due figure, sotto il profilo umano e artistico. In conclusione, un commosso ricordo da parte del Direttore amministrativo, Maria Ranzino, che ha trascorso tutta la sua carriera professionale nella nostra scuola e che ne costituisce, insieme ad alcuni docenti ancora in servizio, la memoria storica.

Si è passati, quindi, alla scopertura delle targhe realizzate in ceramica dalla professoressa Serena Caruso e inserite in una cornice in legno realizzata dal tecnico del laboratorio di ebanisteria Carmelo Calabretta.

Infine, un gradevole momento conviviale.

A dominare per tutta la serata è stata l’emozione, che ha coinvolto tutti, ma in particolare i figli del prof. Coco, Tilde, Salvatrice e Salvatore, presenti con le loro famiglie.

Per l’approfondimento della figura di Girolamo Coco e di Paolo Consiglio, si rinvia all’opuscolo in distribuzione presso il nostro Liceo e all’intervento del prof. Franco D’Anna.

Io vorrei ancora una volta cogliere l’occasione per ringraziare tutti gli intervenuti alla cerimonia e tutti coloro che hanno collaborato per la sua riuscita e, in particolare, la Dirigente, per la fiducia che ripone in noi, il prof. Giuseppe Forte per la sua preziosa collaborazione, e i miei due compagni di viaggio: il D.S.G.A. Maria Ranzino, con cui ho condiviso non solo il lavoro ma, soprattutto, l’impatto emotivo del lavoro, e il prof. Rosario Vizzini, con il quale si è stabilito un profondo spirito di collaborazione e di condivisione professionale.

 

I Maestri della Scuola d'Arte di Cefalù: Coco e Consiglio
di Franco D’Anna

Vi ringrazio per avermi invitato a parlare, questa sera, dei Professori Girolamo Coco e Paolo Consiglio, due maestri di Arte e di Vita che hanno fatto la storia della Scuola Statale d’Arte di Cefalù, poi Istituto d’Arte, oggi Liceo Artistico.

Avere deliberato d’intitolare l’Aula Magna al Direttore Coco e un’aula di Discipline pittoriche al Prof. Consiglio, dopo avere intitolato, qualche anno fa, l’Istituto al Maestro Diego Bianca Amato, vi fa certamente onore.

Don Diego, così lo chiamavano, all’inizio del ‘900 volle fondare a Cefalù una Scuola di Arte Applicata all’Industria. Le lezioni si svolgevano di sera ed erano rivolte principalmente agli artigiani locali come falegnami ed ebanisti, fabbri ferrai, decoratori, scalpellini. Il Maestro insegnava loro gli elementi culturali di base ma soprattutto li educava all’arte del disegno, perché imparassero a progettare i lavori che poi avrebbero realizzato nelle loro botteghe.

Del resto, il Barone Enrico Piraino di Mandralisca, quando nella metà del 1800 volle fondare a Cefalù un Liceo, oggi Liceo Mandralisca, scrisse che nella sua scuola, oltre a studiare Letteratura italiana, Latino, Greco, Filosofia, Matematica, Scienze ecc., si doveva studiare anche Agricoltura, Nautica, Disegno lineare e figura e Calligrafia. Agricoltura e Nautica per qualificare professionalmente i giovani che si sarebbero dedicati alle due maggiori attività di Cefalù; Disegno perché, come studioso e collezionista di conchiglie marine e terrestri, quando catalogava gli esemplari di cui veniva in possesso, si doveva avvalere del disegno, allora l’unica forma di rappresentazione delle immagini.

Negli anni che seguirono la scuola ebbe uno sviluppo tale da essere regificata. Quando Don Diego fu collocato a riposo, per raggiunti limiti di età, gli succedette il Prof. Giacomo Cusumano e, dopo, il nostro Direttore Girolamo Coco che aveva conseguito il diploma in Scultura presso la Regia Accademia di Belle Arti.

Nel frattempo le richieste culturali e professionali del tempo erano cambiate, così il Direttore Coco, per permettere ai giovani di poter frequentare la scuola, stabilì che le lezioni si svolgessero nelle ore antimeridiane: nacque in questo modo la Scuola Statale d‘Arte di Cefalù. Da allora, i ragazzi che avevano la passione per il disegno, conseguita la licenza elementare, anziché iscriversi alla Scuola Media, sceglievano la Scuola d’Arte. Questo fu anche per me il corso di studio più naturale: pertanto, questa sera, vi parlerò dei miei ricordi di allievo.

Mia madre mi raccontava che da piccolo portavo in tasca una piccola matita e con quella passavo ore e ore a disegnare. Un giorno avevano appena finito di imbiancare le pareti della scala ed io, di fronte a quel candore, non seppi trattenermi dal farvi sopra un bel disegno. Potete immaginare quali furono per me le conseguenze.

Ricordo i locali della vecchia Scuola di Via XXV novembre, oggi non più visibili perché incorporati nell’edificio del Municipio. Saliti pochi gradini, si arrivava in un modesto androne, da lì si accedeva al laboratorio di ebanisteria, a quello di ferro battuto e all’aula di modellato. Una scala portava al piano superiore, ed ecco sulla sinistra la modesta Direzione e poi le aule di disegno ornato, di disegno geometrico, il laboratorio di taglio, cucito e ricamo e infine le aule di materie culturali e scientifiche. Fu nell’aula di disegno ornato che incontrammo il Prof. Paolo Consiglio. Ci avviò subito al disegno dal vero con le sue regole e le sue tecniche. Imparammo ad usare le varie gradazioni di matite per eseguire il chiaroscuro a tratteggio o sfumato, per dare così volume ai nostri disegni. Seguì lo studio del disegno a penna con l’inchiostro di china, per arrivare ai colori: matite colorate, acquarelli, tempere ed infine colori a olio.

A volte andavamo con il professore a disegnare all’aperto, per le vie del centro storico o nella periferia, per studiare la natura, disegnarla e conservarne memoria. Altre volte, fuori dall’orario scolastico, ci riunivamo in un piccolo gruppo e andavamo a disegnare alle falde della Rocca o all’interno della Cattedrale. Di tanto in tanto, si aggregava a noi il compianto Arch. Pasquale Culotta. Nel catalogo della mia mostra di pittura “Bianco, nero e colore”, egli scrisse dell’importanza “dell’Esercizio dal vero”.

Ricordo di avere eseguito un disegno a china, chiaroscurato a penna, dell’interno della Cattedrale, raffigurante uno scorcio dell’abside centrale e del transetto, visti attraverso l’arco trionfale. Feci vedere il disegno al Prof. Consiglio il quale lo mostrò al Direttore Coco. Vollero che io esponessi il lavoro alla mostra “ruggeriana” che sarebbe stata allestita da lì a poco, ma io non avevo la cornice, ed allora il Direttore mi disse: - La cornice te la facciamo noi ma tu devi scrivere accanto alla tua firma “Scuola d’Arte - III anno”-. Questo disegno lo tengo appeso nello studio dove dipingo e, quando lo guardo, mi compiaccio per il livello che avevamo raggiunto all’età di 13-14 anni.

La nostra educazione artistica si completava con lo studio del disegno geometrico, impartito dal Prof. Bartolo Martino. Imparavamo le proiezioni ortogonali, l’assonometria, la prospettiva e la teoria delle ombre. Il Prof. Girolamo Coco ci insegnava l’arte del modellato a basso e alto rilievo e a tuttotondo. Nelle ore di disegno professionale, invece, eseguivamo i progetti dei lavori che poi avremmo realizzato nel laboratorio di ebanisteria, o in quello di ferro battuto, a seconda della sezione scelta, mentre le ragazze si dedicavano ai lavori di taglio, cucito e ricamo.

Nei due anni che seguirono, istituiti allora dal Ministero, avendo già acquisito le nozioni di base, ci dedicammo all’esecuzione di lavori più impegnativi, acquisendo un buon livello di preparazione: così, quando ci iscrivemmo all’Istituto d’Arte di Palermo, chiedemmo, secondo le nostre aspirazioni, di passare alla sezione di pittura. Non era possibile, ma il Direttore capì e ci prese in prova, prova che superammo brillantemente perché non eravamo meno dei nostri compagni di corso. Ci distinguevamo soprattutto nel disegno dal vero e nella figura disegnata, mentre nel disegno architettonico eravamo forse gli unici a sapere eseguire una prospettiva secondo le regole scientifiche. Quando nell’arredamento d'interni disegnavamo un mobile, lo facevamo con competenza tecnica perché avevamo appreso l’arte di lavorare il legno.

A quel tempo, se un professore voleva insegnare materie artistiche in un Istituto d’Arte, non era assunto tramite un concorso o una graduatoria, ma per meriti artistici. Noi abbiamo avuto all’Istituto di Palermo dei veri maestri, alcuni dei quali, oggi, fanno parte della storia dell’arte, ma io sono dell’idea che la nostra formazione artistica la dobbiamo soprattutto agli insegnanti della Scuola d’Arte di Cefalù.

Il Prof. Consiglio ci diceva sempre che per imparare a disegnare bisognava consumare centinaia e centinaia di fogli di carta e che bisognava allenare la mano tutti i giorni, come fa il violinista con le corde del suo strumento. Fare andare su e giù le dita fino a farle sanguinare come, ricordo, succedeva da giovane al Maestro Salvo Cicero, perché non gli si formavano i calli sui polpastrelli. Nei giorni scorsi, nel Teatro Comunale di Cefalù, a lui intitolato, è stato celebrato il trentesimo anniversario della sua prematura scomparsa. Siamo stati compagni di classe in quinta elementare e quando io, per la passione che nutrivo per l’Arte Figurativa, m'iscrissi alla Scuola d’Arte, lui, ancora con i pantaloni corti, per dare sfogo al suo immenso amore per l’Arte Musicale, incominciò a viaggiare per Palermo, dove frequentava il Conservatorio Musicale.

Il Prof. Consiglio ci diceva ancora che alla base di tutta l’Arte figurativa, dal Classicismo all’Impressionismo, dal Cubismo al Futurismo, per arrivare all’Astrattismo, l’espressione più avanzata del‘900, c’è lo studio della natura mediante il disegno dal vero. Lo stesso Kandinsky, padre dell’Astrattismo, nel suo gioco tra realtà e astrazione, mantiene un rapporto profondo con la natura attraverso l’uso dei colori primari e secondari, caldi e freddi e lo studio della linea, come espressione dell’animo, per arrivare all’affinità tra colore e musica.

Il Prof. Consiglio sapeva tutto questo e l'ha trasmesso a noi attraverso la pittura, in particolare quella ad acquarello, nella quale era grande maestro. Nei suoi lavori usava brevi pennellate di grande effetto coloristico. Ci ha insegnato che nella pittura ad acquarello bisogna raggiungere l’effetto finale con poche pennellate per non perdere la trasparenza del colore e non sono ammessi pentimenti o correzioni, contrariamente a quanto è possibile con la tempera o con i colori a olio. Io penso che il Prof. Consiglio fosse soprattutto un grafico. Usava la matita con sicurezza, la sua linea prevalentemente curva rispecchiava il suo carattere riservato e introverso. Amava la caricatura. A volte si divertiva a disegnare i nostri volti alla lavagna. Ricordo la forma di un pentolino di terracotta, con i suoi manici e dentro due occhi, il naso e la bocca, sopra i capelli come fossero vapore acqueo: era l’immagine esatta di un nostro compagno di classe. Ho visto pubblicata la sua caricatura eseguita a china con il pennello. Il segno, prima sottile per poi prendere spessore, dà il senso del volume, mentre la profondità è ottenuta con la degradazione tonale della china. Il pennello inizia a disegnare la fronte, scende lungo il pronunciato naso per poi curvare e fermarsi all’altezza dei radi baffetti, due occhi grandi con le palpebre un po’ cadenti, sulla testa l’inseparabile basco e poi le dita delle mani in un movimento irrefrenabile.

Sia il Prof. Consiglio sia il Prof. Coco, furono due artisti molto riservati, non amavano mostrare le loro opere. Per vedere alcuni lavori del Prof. Coco ho dovuto chiederlo alla figlia, Prof.ssa Tilde. Sono stato nella sua casa che si affaccia sul mare della Giudecca, ricca di mobili antichi con dentro vari oggetti preziosi in bella mostra, alle pareti tanti quadri. Mi hanno colpito, in particolare, tre paralumi, da lei eseguiti con l'antica tecnica della tramatura e sopra preziosissimi ricami. Lì, ho potuto vedere i lavori del padre. Alcuni disegni giovanili dal chiaroscuro forte e deciso, caratteristico della mano dello scultore, altri dal tratto delicato, come nel ritratto di un vecchio eseguito con la tecnica dello sfumino, dove la barba e i capelli bianchi diventano evanescenti come le nuvole. E poi le pitture a olio, in particolare le nature morte, eseguite con pennellate dai colori luminosi, degni di un pittore, ed infine le sculture di bronzo, di pietra e di gesso. A volte l’esecuzione è di tipo classico, con forme semplici e levigate, dove la luce scorre con continuità, altre volte la materia è più lavorata, direi più pittorica. Sotto una campana di vetro ho visto un piccolo lavoro in cera, pronto per essere fuso in bronzo.

Sarebbe il caso che la vostra scuola organizzasse una mostra di questi due maestri perché finalmente ne possiamo apprezzare le qualità artistiche.

Ho saputo che la città di Padova, dove il Prof. Consiglio si è trasferito quando è andato via da Cefalù, gli ha dedicato una mostra personale. Io, avuto il suo numero di telefono, l’ho chiamato una vigilia di Natale per fargli gli auguri: si è ricordato subito di me, mi disse che viveva in una casa di riposo e che nella sua stanza teneva appesi due miei acquarelli.

Questa manifestazione ha risvegliato un certo interesse non solo verso i due professori di cui ci stiamo occupando questa sera ma grazie al Prof. Giuseppe Forte e all’Arch. Salvatore Culotta, oggi conosciamo meglio i Professori Nenè Flaccomio e Giuseppe Brocato, insegnanti rispettivamente di ebanisteria e di ferro battuto, ma non va certamente dimenticato il Prof. Bartolo Martino, insegnante, come ho detto prima, di disegno geometrico.

Prossimamente, quando saranno intitolate a loro altre aule, spero potremo ammirare le tarsie del Prof. Nenè, come affettuosamente lo chiamavamo, opere piene di sentimento, dal disegno semplice ma molto espressivo, per capire la cura con cui sceglieva i colori e la venature dei legni e per apprezzare la perfetta finitura e verniciatura a spirito, secondo l’antica tradizione.

Ho rivisto questa sera esposti due lavori in ferro battuto del Prof. Brocato: il gruppo dell’Annunciazione e S. Francesco e il lupo. Due lavori ineguagliabili: ogni figura è ottenuta da un unico pezzo di ferro lavorato alla forgia, senza saldature, e poi rifinito con la lima. L’ageminatura, in rame rosso, ne rende la fattura ancora più preziosa.

Per finire, vi voglio raccontare due episodi. Un giorno mi ha telefonato il figlio del Prof. Bartolo Martino e mi ha detto che il padre, prima di morire, gli aveva raccomandato di affidarmi le tavole delle prospettive della Cattedrale di Cefalù perché io le donassi al Museo Mandralisca: io, allora, ero il Presidente della Fondazione. Poco tempo dopo ricevetti un’altra telefonata: era il Prof. Coco il quale m'invitò a casa sua. Appena arrivato, mi mostrò un busto di gesso raffigurante il Barone Enrico Piraino di Mandralisca e anche lui volle che lo consegnassi al Museo Mandralisca.

Chi non conosce queste opere potrà vederle nella sala delle conferenze della Fondazione, quando saranno terminati i lavori di ristrutturazione. Avrà modo di ammirare delle splendide prospettive dagli arditi scorci o dagli ampi spazi, eseguiti a chiaroscuro con le matite, che ci mostrano la nostra Cattedrale spoglia di tutte le superfetazioni che l’hanno appesantita nel corso dei secoli. Nella stessa sala troverà il busto eseguito dal Prof. Coco, raffigurante, in maniera classica, secondo il gusto del momento, il Mandralisca ancora giovane.

Io vi ho parlato della mia scuola di ieri, oggi la vostra è profondamente diversa, ha ampi spazi luminosi e aule ben attrezzate, per cui sono convinto che, nonostante i momenti difficili che sta attraversando l’istruzione italiana, valga ancora la pena trascorrervi gli anni della gioventù, perché è l’unico tipo di scuola dove le idee possono prendere forma per diventare realtà.

Auguri.

 

Girolamo Coco e Paolo Consiglio
di Angelo D'Amico, già Preside dell'Istituto Statale d'Arte di Cefalù

Era l’anno 1958, esattamente il giorno 24 novembre. Venivo a Cefalù per la prima volta, in seguito ad una convocazione della Scuola d’Arte. Ricordo che era una giornata di sole che avvolgeva ogni cosa, esaltando gli effetti pittorici di chiaro-scuro. Poiché ero in anticipo rispetto all’orario indicato nella raccomandata, pensai di raggiungere Piazza Duomo per vedere la Cattedrale normanna, che conoscevo solo attraverso le riproduzioni riportate nei testi di Storia dell’arte. Pertanto, chieste le indicazioni necessarie, in un baleno mi ritrovai davanti e ai piedi di quel monumento unico per la sua grandezza e maestosità. Nel frattempo l’orario si avvicinava e l’emozione aumentava; da quell’incontro poteva dipendere la mia vita. Quindi mi avviai verso Via XXV Novembre, sede della Scuola d’Arte. Puntualissimo raggiunsi il numero civico 2, dove un bidello, riconoscibile per la divisa che indossava, mi venne incontro. Era il bidello Re, Peppino per il Direttore e per gli amici: persona che, con il passare del tempo, meritò sempre più gli apprezzamenti che i superiori non gli facevano mancare. Mi presentai ed egli, incuriosito dalla mia presenza, mi accompagnò dal Direttore che, con molta cortesia, m’invitò ad entrare nel suo ufficio: un ambiente piuttosto piccolo, arredato in maniera sobria, dove, certamente, trascorreva buona parte della sua giornata. Non ne ero certo, ma la prima impressione fu quella di avere incontrato in altra occasione il Direttore Coco. La conferma maturò durante la conversazione, quando mi chiese notizie del Direttore Delitala dell’Istituto d’Arte di Palermo e di alcuni insegnanti dei quali mi fece il nome: Tortorici, Castagna, Manzo ed altri, tutti miei ex insegnanti, con i quali certamente doveva intrattenere rapporti di carattere scolastico. che lo portavano a frequentare, al bisogno, l’Istituto palermitano, dove sarà capitato di incontrarci. Avevo vent’anni e non nascondo che il colloquio condotto in maniera formale con il Direttore mi mise in corpo una certa agitazione che durò alcuni minuti, cosa che ritenni normale, avendo come interlocutore un capo d’istituto, il quale, compreso il mio disagio, da persona di grande esperienza, cercò di mettermi a mio agio, introducendo con chiara competenza e pertinenza alcuni argomenti attinenti alla didattica in generale, con riferimento alla funzione docente in particolare. Il colloquio durò buona parte della mattinata e si concluse in segreteria per il disbrigo della parte amministrativa con l’economo, Rag. Flaccomio. Ero già un insegnante supplente con l’obbligo di assumere servizio il giorno seguente nelle classi assegnatemi in base all’orario scolastico. Il Direttore Coco aveva compiuto studi artistici, precisamente era uno scultore e, a ragione, si vantava di essere stato allievo di un importante scultore italiano, Adolfo Wildt, di corrente artistica “espressionista”, vissuto a Milano dal 1868 al 1931. Dello scultore Coco abbiamo un’opera presso i locali della Fondazione Culturale “Mandralisca” ed è il tuttotondo raffigurante il Barone Enrico Piraino. Sono stato insegnante con la “gestione Coco” dal 1958 al 1974, anno in cui il Ministero della Pubblica Istruzione mi affidò la Direzione dell’Istituto Statale d’Arte di San Cataldo. In questo lungo periodo non sono state poche le occasioni di collaborazione e, ogni volta, abbiamo raggiunto un’intesa che ha prodotto ottimi risultati (mi riferisco alla programmazione e alla progettazione delle attività didattiche integrative come Mostre, Concorsi, Esposizioni in ambito locale, regionale e nazionale). Il Direttore era sempre prodigo di consigli e suggerimenti, soprattutto per i giovani insegnanti assunti in seguito all’ampliamento della pianta organica. Con gli alunni manteneva un buon rapporto, improntato al rispetto reciproco, di tipo quasi paterno, cosa che gli allievi mostravano di gradire. Durante lo svolgimento dei Consigli di classe per l’assegnazione dei voti, con la sua imparzialità, era solito posizionarsi dalla parte degli scolari, specie se aveva sentore di complicate situazioni familiari che condizionavano lo studio e l’apprendimento. Coco sognava una scuola che potesse diventare un riferimento per Cefalù e le Madonie. Infatti, al suo impegno si deve la sua prima importante trasformazione da serale a governativa, compiendo un salto di qualità che le diede importanza e prestigio. E’ altresì doveroso attribuirgli un particolare attaccamento alla scuola, che amò con forte sentimento per averla vista nascere e svilupparsi, fino a quando maturò il diritto alla pensione. Ma qualcun altro, altrettanto innamorato di questa scuola, raccolse il testimone che Coco aveva lasciato, abbracciò la giusta causa sino a quando, concluso l’iter burocratico, fu dato inizio ai lavori per l’edificazione di questa sede, cioè di una scuola particolare, al servizio non soltanto di Cefalù, ma anche dei paesi delle Madonie, così come sperato fin dalla sua nascita. Passarono alcuni anni, ci furono momenti difficili di scoraggiamento, si temette il peggio, che tutto si fermasse, come succede a Cefalù, e che si potesse avere un’altra opera incompiuta. La nostra richiesta agli uffici competenti diventò pressante, insistente e alla fine quello che era stato un sogno diventò realtà. Infatti, il 10 agosto 1999, il Presidente della Provincia Regionale di Palermo, a lavori ultimati, consegnò a me, Preside, le chiavi del nuovo Istituto. A quel momento storico erano presenti anche l’architetto Marcello Panzarella, progettista, e la Segretaria della scuola, Signora Maria Ranzino, ai quali vanno sempre i miei ringraziamenti per il contributo notevole e la collaborazione che mi hanno assicurato durante tutta la vicenda. Prima di concludere questo “omaggio alla memoria” che gli uffici di presidenza e di segreteria, con la sensibilità che li contraddistingue, hanno voluto dedicare ai due colleghi, scomparsi da alcuni anni, mi sembra doveroso dedicare una menzione particolare al professore Paolo Consiglio, ricordato ancora oggi con affetto da tutte le persone che l’hanno conosciuto e che con lui hanno lavorato per il bene della scuola. Insegnava “Disegno dal vero e professionale”. Era una persona mite, generosa, di indiscusse qualità morali. Era dotato di una non comune sensibilità artistica, che esprimeva con la raffinata eleganza dei suoi dipinti, prevalentemente acquarelli, raffiguranti paesaggi e nature morte. Ma le sue abilità tecniche andavano oltre: era un apprezzato caricaturista, capace di scegliere ed esaltare i particolari somatici dei soggetti. Concludo complimentandomi con la Dirigenza, la Direzione amministrativa e i docenti per avere, ancora una volta e con la sensibilità che li contraddistingue, affrontato argomenti che arricchiscono il patrimonio culturale e che fanno crescere un’istituzione scolastica.

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