5 Dicembre 2012, 18:02 - Quale Cefalù [suoi interventi e commenti] |
Fonte: CRM Happy Radio
A differenza dei colleghi che operano nel resto del mondo civile, gli albergatori di Cefalù sono occupati in una serie di attività ed incombenze che rendono unica l’esperienza della vacanza nella nostra Città.
In una nazione che ha deciso di strangolare la piccola impresa per consegnare la sua economia non si sa bene a chi, in una regione al default dissanguata dall’insensata spesa del suo apparato politico burocratico – più alta, per avere un termine di paragone, di quella del Regno Unito-. Cefalù, che suo malgrado, riesce ancora a sopravvivere grazie agli scarti del turismo di Malta, di Creta e delle Baleari, è diventata la Città contro il turismo.
Nel giro di questi ultimi anni abbiamo visto quintuplicare il costo della raccolta dei rifiuti – come il numero di quei cassonetti, sconquassati e maleodoranti, che periodicamente riemergono sotto i cumuli della spazzatura-. Il costo del servizio idrico è aumentato del 600 % -probabilmente in ragione di quel colore giallo-bruno dell’acqua potabile che esce dai rubinetti-. Il peso fiscale complessivo sulle attività delle aziende è arrivato al 70 % -come le buche sul manto stradale del Lungomare, quelle sui marciapiedi le nascondono i vucumprà e i mercatini ambulanti.
Mentre siamo occupati a spiegare ai nostri ospiti queste ed altre mille di queste amenità, scopriamo, dai comizi del nostro sindaco, di essere i responsabili, in quanto grandi evasori, del dissesto in cui è piombato il comune di Cefalù e del conseguente spropositato aumento delle aliquote IMU.
I conti non ci tornano.
Le 600.000 presenze che con sforzo, di anno in anno sempre più grande, riusciamo ancora a portare a Cefalù, moltiplicate per quei 150,00 € che corrispondono alla spesa media giornaliera del turista in Italia, equivalgono a 90 milioni di euro.
Gli alberghi ed il loro indotto contribuiscono all’economia di Cefalù con una cifra pari al doppio del suo bilancio, un bilancio che a sua volta è costituito per metà dai debiti accumulati dai nostri ultimi amministratori.
Siamo il motore della nostra economia, ma un motore che ormai non ce la fa più a trascinarsi dietro il peso della carrozzeria, costosissima ed inefficiente, dei “servizi” pubblici.
Un motore che abbiamo dovuto spegnere per avere la Vostra attenzione.
Tutto questo, almeno per la parte di diretta competenza degli alberghi, è desunto dalle registrazioni ufficiali Istat, quindi tassato in maniera ineludibile e con le percentuali cui accennavamo.
La “grande evasione” deve quindi riferirsi a qualcos’altro. Infatti il nostro sindaco, nei suoi inopinati comizi di fronte alla città, si riferisce a cartelle ed accertamenti Tarsu sempre tempestivamente contestati dagli alberghi. Si tratta di fondatissimi contenziosi che non possono essere assimilati ad evasione. Né possono men che meno essere considerati debiti sin quando il giudice non avrà emesso la sua sentenza definitiva.
Si tratta pertanto semplicemente di contenziosi, che non superano, dai nostri calcoli, un centesimo del valore del bilancio comunale. Chiamarli evasione, in più per tentare di accollare le responsabilità del dissesto, assume un tono diffamatorio che non contribuisce alla convivenza civile ed alla cooperazione indispensabile ad una comunità che ambisce allo sviluppo ed alla condivisione dei piccoli oneri oltre che dei grandi vantaggi di una moderna economia turistica.
Oggi si offrono all’amministrazione due alternative: ammettere i propri errori correggendo in autotutela quanto erroneamente preteso e, incassando tutte le somme dovute, interrompere immediatamente l’emorragia degli interessi e delle spese legali, oppure perseverare nella pretesa insensata aggiungendo altri danni a quelli dei predecessori.
La nostra richiesta di revisione in autotutela, già presentata alla precedente amministrazione sin dal 2007, è stata formalmente reiterata negli scorsi giorni.
Ma cosa impedisce al sindaco quello che potrebbe essere il comportamento più ragionevole del buon padre di famiglia?
Esattamente quello di cui, in passato dai banchi dell’opposizione, ha sempre accusato i suoi predecessori: il malcostume, per usare un eufemismo, di gonfiare le entrate dei bilanci preventivi con improbabili previsioni di entrate per poter spendere in maniera sconsiderata, salvo poi ritrovarsi a fine anno con i debiti fuori bilancio a causa dei crediti inesistenti.
Con la colpevole connivente distrazione della giustizia amministrativa, le nostre amministrazioni continuano ad accumulare debiti che qualcun altro pagherà.
Abbiamo già impugnato bollette di acqua illegittime - fra l’altro incoraggiati dall’attuale sindaco quando si trovava fra i banchi dell’opposizione - Tarsu illegittima, tassa di soggiorno illegittima. Adesso saremo costretti a fare lo stesso con l’Imu, però purtroppo non potremo impedire che i sindaci, iscrivendo come entrate queste poste inesistenti, continuino a finanziare così la loro inefficienza e le loro clientele scaricando e trasferendo le proprie responsabilità in un futuro in cui magari saranno già stati premiati con uno scranno di onorevole.
Deja vu, non ci stiamo più.
Se si limitasse a questo il danno che subiamo potremmo anche venire a parlarne.
C’è purtroppo qualcosa di molto più grave che non ci consente di riaprire un dialogo.
Non si possono utilizzare le tasse, la porzione, il frutto più nobile del lavoro di tutti, per attuare la più ignobile delle mistificazioni mettendo uno contro l’altro i cittadini di questa comunità.
Scusateci ma non possiamo prestarci a dare altri contributi a questo triste spettacolo finché non avremo riconosciuto un radicale ripensamento.
Oggi sentirete parlare della scoperta di milioni di euro di debiti fuori bilancio, la cui responsabilità è naturalmente delle passate amministrazioni e di questo o quell’imprenditore, e di come operare per non pesare sulle fasce più deboli della popolazione.
Eppure si sta continuando ad operare esattamente come si è fatto in passato, semplicemente aumentando la previsione di entrate per continuare ad aumentare la spesa, c’è solo una ragione ed un pretesto di più: abbiamo le mani legate, rischiamo il dissesto.
Come siamo anche certi che non sentirete sicuramente parlare dell’unica e sola attività che non pesa sul cittadino incolpevole: non potrete sentire parlare del taglio della spesa improduttiva.
C’è una semplice ragione per la quale non se ne parla mai: la spesa improduttiva è un paradosso, in realtà la spesa improduttiva produce un bene assai affascinante e ricercato: il consenso, e lo produce, qui il paradosso, in maniera direttamente proporzionale alla sua improduttività.
Con le nostre scuse per la redazione, i colleghi ed i giornalisti, fermi nel ribadire le ragioni della nostra protesta.
Gli albergatori di Cefalù
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1172 volte