28 Luglio 2014, 11:00 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Il linguaggio, dopo che gli uomini ne ebbero uno, fu usato dapprima per comunicare, ma in seguito ci se ne servì anche per nascondere il proprio pensiero. Soprattutto questo secondo uso piacque tanto ai politici, che se ne servivano, e purtroppo se ne servono, per “conquistare” consenso. E questa abitudine è vecchia tanto quanto la democrazia: si pensi ai sofisti, “artisti della parola”, e ai primi passi della democrazia ad Atene nel V secolo avanti Cristo.
Con il tempo, ma dopo tanto tempo, quando la democrazia rinacque, prima in Inghilterra e dopo la Rivoluzione francese in Europa, si cercò di porre rimedio a quest'uso distorto del linguaggio e lo si trovò nel dibattito, conseguenza diretta delle libertà di pensiero e di espressione.
L'intervento di ieri a Radio Cammarata del Sindaco Lapunzina, tenuto senza dibattito, come già nell'antica Grecia preferivano i demagoghi e come ancora è preteso da coloro che amano nascondere il proprio pensiero, è un'involuzione millenaria della democrazia. A questa involuzione ci ha portato la politica di Lapunzina!
Persa la sua maggioranza in Consiglio, egli non è più il controllato che controlla il proprio controllore. Non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò, se egli fosse disposto ad accettare il “dibattito” e quindi a non essere l'unico decisore delle scelte per il buon andamento della Città. Questo “dibattito” egli ha mostrato più volte di non gradirlo o lo ha concesso, obtorto collo, quando sapeva che eventuali votazioni gli garantivano la vittoria. Oggi che non ha più questa garanzia, si appella ancora al popolo, nella speranza che, in assenza di contraddittorio, la sua opinione diventi verità assoluta.
Non tralascia, per essere più convincente, di richiamarsi a dissesti evitati, dimenticando di precisare che essi non sono stati evitati, ma soltanto sospesi o rimandati, e in nome di questi presunti successi accusa d'irresponsabilità quella parte del Consiglio, che gli si oppone. Finge di non capire che non è a lui che si oppongono, ma alle scelte irresponsabili, che hanno ridotto Cefalù e i suoi cittadini a uno stato di arretratezza, che forse ha origini nelle amministrazioni precedenti, ma che oggi, dopo due anni di sua amministrazione, ha raggiunto l'acme.
Conoscere le cause del bene non dà agli uomini maggiore felicità, ma conoscere le cause del male dà invece la possibilità di evitarlo. E siccome per conoscerlo bene è necessario il contributo di tutti, ecco spiegata la necessità che di esso parlino tutti, persino coloro che lo negano, affinché i cittadini possano agire, per evitarlo. Ecco spiegata la necessità della polemica, della critica e del contraddittorio: tutte cose assenti nella trasmissione di ieri.
In un simile contesto hanno perso ogni importanza gli annunci di un futuro paradisiaco e dell'intervento è rimasto soltanto il sapore amaro di una retorica senza logica, con tanta mistificazione e in alcuni tratti condita di arroganza.
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