3 Luglio 2012, 11:50 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Se guardiamo alla lunga storia di Cefalù, ai suoi primi passi e poi a quella soltanto apparentemente più recente, quella dei Normanni, scorgiamo allora tre crinali, che vi segnano tre momenti salienti e dai quali discende il nostro presente.
Il primo crinale è quello che porta il nome di Ducezio, quel principe siculo, che si batté contro i Greci e i Cartaginesi in nome di una Sicilia libera e indipendente. A lui si deve la distruzione di Morgantina, ma anche la fondazione di Caronia, sulla costa settentrionale della Sicilia. Da una parte di questa costa settentrionale abbiamo quindi Caronia e dall'altra Himera. Tra le due c'è Cefalù, che esercita il suo ruolo di mediazione tra due mondi: quello ellenico e quello siculo autoctono. Questa posizione mediana è non solamente fisica, ma anche ideale e culturale. E Cefalù forma il suo primo carattere combattuta fra queste due visioni ideali.
Il secondo crinale porta il nome di Ruggero I, il Conte normanno che assediò i Saraceni asserragliati sulla sua Rocca. Quest'assedio rappresentò un momento importante della conquista normanna della Sicilia. Infatti il Conte si aprì così la strada per Palermo, lasciando dietro di sé un territorio ormai sicuro. Una sicurezza che gli permise di dedicare tutte le sue forze alla conquista della capitale.
Quando fu conquistata, la Sicilia divenne una e indipendente, ma Cefalù continuò a essere uno spartiacque tra due realtà ideali diversissime, come lo erano state quella sicula e quella greca: a ovest la Chiesa di Roma, a est quella bizantina dell'archimandrita di Messina, che proprio a Finale di Pollina conserva ancora, nella chiesa della Madonna della Lettera , un ricordo di tale divisione.
Il terzo crinale la storia ce lo offre pochi anni dopo, quando Ruggero II edifica, sulle fondamenta di una precedente basilica bizantina, l'attuale Cattedrale.
La necessità di essere breve mi ha costretto a sintetizzare in poche righe quindici secoli di storia. Anche così sintetizzata, però, questa storia merita di essere conosciuta e approfondita. E non soltanto per accrescere la nostra cultura storica, ma anche per trarne suggerimenti per un turismo più “culturale”, del quale la Cefalù di oggi ha bisogno, se vuole uscire dal turismo spesso incivile dei frequentatori domenicali.
Mi piacerebbe, in questo senso, che l'Amministrazione comunale e le tante associazioni culturali trasformassero Cefalù in un teatro estivo a tutti gli effetti, per rappresentare questi tre momenti della storia di Cefalù.
In abiti di quel tempo, le strade di Cefalù animate dalla presenza di attori improvvisati, che rappresentano Ducezio che guarda a ovest, verso la pianura d'Himera; Ruggero I che guarda alla Rocca da conquistare e, infine, Ruggero II che arriva dal mare (come da tempo si vuole fare, organizzando lo sbarco di Ruggero II).
Io credo che in tanti amerebbero essere turisti a Cefalù in momenti come questi, perché potrebbero portare con sé il ricordo di manifestazioni non banali, che hanno fatto vivere loro una lontana storia, della quale anch'essi sono figli.
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