L'Arcadia di Domenico Guddo

Ritratto di Angelo Sciortino

20 Luglio 2014, 19:11 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Extinctum nymphae crudeli funere Daphnim
flebant; vos coryli testes et flumina nymphis;
cum complexa sui corpus miserabile nati,
atque deos atque astra vocat crudelia mater.
Non ulli pastos illis egere diebus
frigida, Daphni, boves ad flumina; nulla neque amnem
libavit quadrupes, nec graminis attigit herbam.
Daphni, tuum Poenos etiam ingemuisse leones
interitum montesque feri silvaeque loquuntur.

 

“Le Ninfe piangevano Dafni estinto per morte crudele,
voi nocciuoli e fiumi foste testimoni alle Ninfe
quando, avvinta al misero corpo del figlio,
la madre invocava gli dei e gli astri crudeli.
Nessuno condusse in quei giorni i buoi pasciuti
ai freschi fiumi, o Dafni; nessun quadrupede
sfiorò la corrente, né toccò lo stelo d'erba.
Dafni, persino i leoni fenici, persino i monti
impervi e le selve piansero la tua morte.”

 

Morto, Dafni fu trasformato nella Rocca di Cefalù. Lo piangevano persino le onde del mare, frangendosi sugli scogli della Giudecca, come racconta il Poeta. Quegli scogli, che adesso sono coperti dalle terrazze di locandieri del '3000 e non raccolgono più le onde del mare e il loro dolore. Nessuno si commuove più di fronte alla natura, facendosene ispirare la fantasia.

È questo il motivo per cui, visitando l'esposizione Arcadia di Domenico Guddo, sono rimasto felicemente colpito alla vista della fotografia, che porta il titolo: Sinfonia del mare. Sono moltissime, per non dire tutte, le fotografie di Domenico Guddo, che meritano plauso, ma questa, in particolare, mi ha colpito. Un bambino – l'innocenza – dirige il mare – un'orchestra, che esegue le note scritte dalla natura nel cuore e nella mente degli uomini. Proprio come le note, che sentì il Poeta due millenni addietro e che gli ispirarono i versi, riportati in testa a questo intervento.

Credo di non esagerare, se dico che anche Domenico Guddo ha scelto le immagini, che ha fotografato, con lo stesso sentimento con le quali sono state memorizzate dai poeti (Teocrito e Virgilio in primis) e dalle quali essi hanno tratto versi immortali. Che poi queste immagini, allora per i poeti, oggi per Domenico, siano immagini della Sicilia, è un altro motivo di riflessione.

Le fotografie, infatti, fanno parte di una raccolta intitolata Arcadia non a caso, perché riportano la Sicilia d'un altro tempo. La Sicilia che per venticinque secoli è stata amata e ricordata da tutti gli uomini e che oggi sembra destinata a scomparire, sommersa dall'incolta civiltà dei consumi, che avanza inesorabile, creando il deserto intorno.

Ecco, ho interpretata la mostra come un inno alla grandezza semplice della Sicilia del passato, ma anche come un grido d'allarme, che gli uomini dovrebbero ascoltare, se vogliono salvare la terra, alla quale devono la vita e la loro storia.