L'IMU, gli albergatori e i falsi in bilancio.

Ritratto di Angelo Sciortino

28 Novembre 2012, 12:57 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Già il nome, Imposta Municipale Unica (IMU), dice da solo quanto questa imposta sia frutto di una vera e propria forma di aberrazione fiscale e politica. L'imposta, infatti, si definisce con l'aggettivo municipale, ma municipale non è.

Non lo è perché soltanto una parte di essa rimane nelle casse dei comuni; non lo è, soprattutto, perché a stabilire come dev'essere applicata e quale gettito c'è da attendersi, non lo stabiliscono i comuni, ma il Governo centrale. Come conseguenza, poiché i comuni devono iscrivere nei loro bilanci la prevista entrata tributaria e poiché questa è stabilita dal Governo e spesso è inesigibile per varie ragioni, ne deriva frequentemente il paradosso che scrivono nei loro bilanci pure fantasie, come se il Governo stesso li invitasse a commettere un falso in bilancio.

C'è da aggiungere, per completezza, che il Governo non si è preoccupato delle migliaia d'immobili ancora non accatastati – il controllo, con l'aero fotogrammetria, poteva essere fatto in poche settimane – con il secondo paradosso che anche in questo caso le evasioni fiscali continueranno come in passato, alla faccia della spietata lotta all'evasione.

I sindaci, pertanto, saranno semplici esattori e, alla faccia del principio democratico, non risponderanno ai loro elettori, ai quali potranno dire che hanno le mani legate, come ha fatto il Sindaco di Cefalù, rispondendo agli albergatori, che protestano. Anzi, il Sindaco Lapunzina ha precisato che destinatario della loro protesta è il Governo. Giusto, è il Governo, ma a protestare contro di esso non devono essere i singoli cittadini, ma l'Istituzione locale che li rappresenta. E quindi proprio il vertice di tale Istituzione: il Sindaco.

Nei comuni con un bilancio traballante, poi, il sindaco non sarà soltanto un esattore, ma anche un curatore fallimentare.

Mi chiedo se di fronte a simili prospettive di morte delle autonomie locali, già in agonia nei passati decenni a causa del principio dei trasferimenti, i sindaci e i consiglieri comunali recitano il mea culpa, per essersi fatti sostenitori di partiti e movimenti politici, che, vuoi per insipienza o per dolo, hanno approvato leggi liberticide. Sembra proprio di no. Persino la loro Associazione nazionale si rifiuta di recitarlo questo mea culpa. Essa, comunque, ha permesso ad alcuni sindaci di dimostrare almeno cinquanta grammi di orgoglio e di minacciare la consegna delle loro deleghe al Governo. Vedremo.

Intanto, per tornare a Cefalù, non sarebbe male ricordare agli albergatori che anche essi devono recitare il mea culpa. Senza dubbio l'IMU, stabilita dal Governo e applicata con poco criterio, è un danno imperdonabile, perché finirà con il distruggere attività capaci di permettere di determinare investimenti e produrre posti di lavoro. Se l'IMU c'è, però, è anche colpa della loro abitudine passata di pensare al loro particulare, come lo chiamava Guicciardini, non preoccupandosi di un interesse generale, che avrebbe fatto il bene della società in generale, ma che avrebbe avuto ricadute positive anche sul loro portafogli. Questa tutela di un interesse generale avrebbero dovuto chiedere ai tanti uomini politici, che in passato ospitavano nei loro alberghi, non consapevoli che tali politici avevano votato leggi contro l'economia e quindi contro di loro.

Che fare, allora? Non oso proporre nient'altro che di ricordare a questo Governo che la vera causa del grande deficit italiano è da addebitare alle regioni e alle province, che hanno persino consentito corruzione oltre l'immaginabile. Ma anche alle grandi città, che adesso questo Governo vuole sostenere, perché non vadano in dissesto.

La pressione sul Governo avrà possibilità di successo, però, se i sindaci riscopriranno il loro ruolo in un paese democratico: portavoce dei loro concittadini e non galoppini elettorali dei loro nemici.