Antonio "Nenè" Flaccomio

Ritratto di Giuseppe Forte

27 Novembre 2012, 17:18 - Giuseppe Forte   [suoi interventi e commenti]

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Continuando una rassegna di artisti cefaludesi, iniziata ricordando la figura del Prof. Paolo Consiglio, un posto non di secondo piano spetta ad Antonio Flaccomio ricordato qui attraverso una memoria ed una lettura critica di Pippo Forte, suo allievo, ed una biografia di Domenico Portera

ANTONIO FLACCOMIO ‑ NENE'

(Per non dimenticare)

 

..."Sarebbe vana fatica ricercare, in Nenè Flaccomio, complesse origini di studio. La linfa artistica che affiora in lui, carica d’impulsi, germina dai suoi antenati artigiani e fluisce, ricca di nuovi fermenti, nei giovani, ai quali dedica parte della sua esistenza e rivela la sua arte come usavano gli antichi maestri, convinti che una buona preparazione tecnica, avrebbe conservato, nel tempo, la loro opera.Il legno, che è stato da parecchi anni, la materia prima del suo lavoro, doveva sfociare in un campo su cui dominare: l'intarsio. La sapiente scelta e l'accostamento dei vari legni, le cui venature si compensano a vicenda come vere superfici di colore, realizzano di volta in volta il senso plastico di una figura o di un paesaggio.I soggetti sacri gli hanno ispirato composizioni suggestive, delimitate da poche linee e, azione e sentimento si essenzializzano in sottili immagini traforate, come testimonia l'ultima filiforme "Annunciazione".Ma non è tutto. La pittura vera e propria non poteva lasciarlo indifferente. Alla tagliente "sgorbia" che sagomava le figure nel legno ha sostituito il pennello. Ecco le setole, pregne di colore, schiacciarsi sulla superficie, fluiscono a brevi tocchi, plasmano nuove forme in atmosfere rarefatte e si schiude, agli occhi di Nenè, un mondo evocato con ingenuo sbigottimento.L'emozione prorompe, le setole si induriscono, sembrano fatte di metallo, graffiano, scavano come le unghie delle mani di un geologo e riaffiorano nella notte schiarita da una fredda luce lunare, come fossili liberati da millenarie stratificazioni, scarni paesaggi di un'era pietrificata. "

Così scriveva Michele Cutaja nel presentare la "personale" di Nenè Flaccomio tenutasi a Termini Imerese dal 20 al 27 agosto del 1967. La mostra ebbe un enorme successo e venne accolta con eccezionale interesse, dal pubblico e dalla critica, sia per la maestria dell'esecuzione tecnica che per l'alto livello artistico raggiunto.Flaccomio non era nuovo a questi meritati successi, basta pensare ai diversi premi e attestati ottenuti per la partecipazione alle numerose mostre internazionali, come New York, Chicago, Francoforte e nazionali come Padova, Bari, Messina, Palermo, Firenze. Proprio a Firenze, alla Mostra Mercato, tenutasi nel 1955, una sua opera ad intarsio venne acquistata dall'Ambasciatrice d'America Clara Boothe Luce.

Dovunque esponesse, le sue opere ad intarsio, rivelatrici di un virtuosismo tecnico straordinario, suscitavano interesse e grande apprezzamento, tanto da meritare lusinghieri giudizi critici, apparsi in note testate giornalistiche.Il professore Giovanni Agnello Di Ramata, in una nota critica apparsa sulla "Sicilia Del Popolo" il 5 dicembre 1956 scriveva fra l'altro: "...Un esempio delle arti minori a livello dell'arte senza aggettivi ci è dato dai pannelli di Antonio Flaccomio, professore alla Scuola d'Arte di Cefalù la cui scuola di ebanisteria viene trasformando in una bottega d'arte secondo la migliore tradizione dei secoli d'oro dell'arte italiana. La felice scelta del taglio che dà un esatto obbligatorio punto di vista ai suoi pannelli, concentrando l'interesse per la composizione entro i limiti precisi e ben prestabiliti che danno una giustificazione alla scelta del soggetto, il sapiente registro dei toni adattati, la ingenua freschezza di certi espedienti compositivi in cui si avverte l'eco di una popolare ispirazione, l'accordo coloristico e chiaroscuristico quanto più pregevole in quanto non ottenuto con le pennellate che stendano, duttili, un colore fuso sulla tavolozza ma con la pazienza dell' intarsio di legno della varia grana e dei colori diversi ......"

Nel 1969, per incoraggiare e spronare i giovani artisti emergenti, che affettuosamente e con grande rispetto, lo chiamavano zio Nenè o mastro Nenè, è stato uno dei soci fondatori del Centro d'Arte “Il Vaglio" di Cefalù, partecipando, nel gennaio del 1970 con l'opera pittorica “Tromba marina", alla mostra "Panorama della Pittura Siciliana Contemporanea” inaugurata dal critico d'arte Francesco Carbone.Nenè Flaccomio, giustamente inserito dal compianto professore Domenico Portera, ne “Il  Libro D'Oro Della Città di Cefalù” edito da Salvatore Marsala nel 2001, è nato a Cefalù il 23 aprile 1903 da Giuseppe e da Concetta Maggio. Cresciuto nella bottega artigiana di falegnameria, ne ha appreso tutti i trucchi dei mestiere distinguendosi, e facendosi apprezzare, per il suo ingegno e per la padronanza tecnica nell'uso dei più disparati attrezzi manuali, tanto da essere chiamato nel 1935, presso la Scuola d'Arte, per l’insegnamento nel settore dell' ebanisteria e poi dell'intarsio, incarico che espletò fino al 30 settembre del 1974.Personalmente ho conosciuto il professore Flaccomio nel 1956, mio primo anno di Scuola D'Arte, presso il laboratorio legno, situato nei locali comunali, con ingresso da Via XXV Novembre. Le sue capacità nel trasformare un anonimo pezzo di legno in opera d'arte, colpirono subito sia me che i miei compagni e contribuirono a farci innamorare della materia e a stimare il nostro "Maestro". Rispetto e stima che continueranno, sempre più forti e ininterrottamente, fino al 27 gennaio 1984, data della sua morte.Noi giovani alunni, abbiamo da subito capito che il "Maestro" amava il lavoro che faceva, e amava i suoi discepoli. Dal suo fare traspariva con evidenza la sua passione, e ci faceva entusiasmare per le conoscenze tecniche che possedeva. Sembrava, ai nostri occhi, un mago, sempre pronto a farci stupire con le sue magie, acquisite attraverso decenni di esperienza, di impegno e di studio. Conosceva tutte le qualità e i difetti che per natura il legno possiede e i numerosi incastri che servono a unire i vari pezzi con la colla a caldo (non permetteva, tra l'altro, di usare chiodi o viti). Tutto doveva essere fatto rispettando la vera tradizione artigianale da lui fatta propria da anni di entusiasmante impegno.Ricordo i mobili realizzati: panche, tavoli, scrivanie, sedie, sgabelli, contenitori di carta, di colori, ecc. con finiture impeccabili in ogni parte, perché Nenè era molto attento a ogni più piccolo particolare e con l'esempio ci guidava a trovare la giusta soluzione per ogni problema che, a noi principianti, sembrava insormontabile.Ricordo le tarsie che venivano eseguite in laboratorio, dopo avere concordato il disegno con gli insegnanti di progettazione, i professori Bartolo Martino, Michele Cutaja e Paolo Consiglio che lavoravano in perfetta armonia col professore Nenè. La scelta dei legni, o delle impiallacciature da accostare, costituiva un altro momento importante per la riuscita del lavoro, e Nenè era sempre lì, accanto a noi, pronto a consigliarci e a indicare la strada da percorrere, fino al completamento con la verniciatura finale, rigorosamente a tampone.Oltre a guidare i discenti, realizzava le sue straordinarie tarsie, “L’Annunciazione", “I Re Magi”, “Il Cristo Pantocratore”, "Estasi della Musica”, "La Madonna col Bambino”, "Folklore”, “L’Addolorata", "Lo Storpio”, che accuratamente studiate come disegno, diventavano con le sue sapienti mani, autentiche forme d'arte. Sia col sistema a traforo che con la sgorbia, riusciva in una mirabile sintesi lineare ‑ cromatica, a dare movimento e palpito alle rappresentazioni figurative che, ancora oggi, a distanza di diversi decenni, sembrano di una modernità strabiliante e fanno capire quanto fosse profondo e sincero il suo studio per le arti classiche e le correnti stilistiche contemporanee.

Dal 1958, costruendo egli stesso i supporti e sostituendo a volte la solita tela di cotone alla canapa, che presenta una tramatura meno compatta e più grezza, inizia la sua avventura pittorica utilizzando i colori a tempera. Nascono così le opere dal titolo: "Paesaggio al crepuscolo” carico di tinte suggestive e di atmosfera malinconica, "La tromba marina", interessante per i riflessi e il turbinio dell'acqua e dell'atmosfera, "La monaca" dall'espressione dolce ma sofferta, "La barcarola" che si ispira alla vita marinara cefalutana, "Omaggio a Kennedy", il grande Presidente degli Stati Uniti barbaramente ucciso, "La strabica” dallo sguardo penetrante. Come per l'intarsio, anche nella pittura eseguita su tela o su fogli di carta Fabriano, non trascurava nessun particolare. Ogni elemento compositivo era collocato nel suo giusto spazio, ogni pennellata, ogni tratto di matita o pastello doveva segnare, sagomare, esaltare con la luce o mettere in ombra, per raggiungere l'armonia e I' equilibrio dell'insieme da lui voluto.Tante opere sono state realizzate proprio nell'aula di laboratorio, ma molte altre nel suo studiolo privato, perché Nenè sentiva il bisogno impellente di lavorare e trasmettere ad altri, visivamente, quello che nella sua mente e nel suo cuore turbinava, in un continuo bisogno di ricerca e di superamenti.La ricerca estetica di laboratorio gioca il suo ruolo e si traduce, nei dipinti, attraverso dosate stesure di colore, in proposta di relazione con gli altri, con il mondo circostante, in una invenzione e una impaginazione attenta e partecipata. La registrazione del quotidiano stupore della vita, anche attraverso la simbologia e i processi della memoria, la ricerca della luminosità poetica della luce, molte volte tendente ad una visione plastica, la tensione dei momenti manuali e mentali, costruita attraverso il percorso della conoscenza e dell'intuizione, sono tutti elementi che fanno raggiungere a Nenè, una dimensione umana e artistica di armonia e di libertà, di consapevolezza e di scelta, nelle mutevoli dimensioni della vita.Qualità, queste, apprezzate dai suoi colleghi e ancora oggi ricordate da molti suoi discepoli.

Cefalù, novembre 2012

Giuseppe Forte

Il Prof. Flaccomio in una foto del 1969, in occasione di una mostra di G. Messina al Municipio di Cefalù .

L'uso dell'immagine è stato gentilmente concesso dall'Archivio Fotografico Cefaludese del Mandralisca - ( www.arkefa.it )

FLACCOMIO ANTONIO ‑ NENE'

Cesellatore ‑ Intarsiatore ‑ Pittore

…Nenè Flaccomio ha partecipato, nel corso della sua vita, a mostre internazionali e nazionali, a New York, Chicago, Francoforte, Firenze, Padova, Bari, Messina, Palermo ecc. Numerosi sono stati gli attestati che gli sono stati conferiti. Si dedicò anche alla pittura: "La barcarola" é una sua opera.Gli venne pubblicata una poesia dal titolo "Attesa", sul "Corriere della Pesca" del 1962. Riviste e giornali si occuparono dell'arte di Nenè Flaccomio. Le opere che ci ha lasciato sono di un interesse straordinario, di una grazia tutta speciale. Tra le opere più significative ricordiamo in tarsio: I Re Magi; Guarigione dello Storpio; Annunciazione; Gallo; Cristo Pantocratore; L’Addolorata.‑L'immediatezza della composizione e della sua facile perizia ‑ è stato scritto ‑ ne hanno fatto un artista internazionale... Non meno estroso si è dimostrato il Flaccomio nelle piccole boules, negli scrignetti che si impreziosiscono nei suoi tarsi e quindi risultano espressione di grande arte".Quanto alle note biografiche! Nenè Flaccomio nacque a Cefalù il 23 Aprile 1903 da Giuseppe e da Maggio Concetta. Per certi aspetti si può considerare un autodidatta. La sua ferrea volontà gli consentì di acquisire all'età di 51 anni la licenza di Scuola secondaria di tipo agrario. Ma sin dal 16 Aprile 1935 egli insegnava, da incaricato, arte applicata presso la Scuola d'Arte nel settore dell'ebanisteria. Insegnò anche tarsio ed intaglio.Nel 1959 vinse il concorso per l'insegnamento di tarsio in legno. Lasciò l'insegnamento dopo circa quaranta anni, esattamente il l° Ottobre 1974, con grande rimpianto degli allievi poi divenuti colleghi che diedero sempre pubblica testimonianza della grande arte del loro maestro. Nenè Flaccomio è morto a Cefalù il 27 Gennaio 1984.

Sul personaggio si può vedere la nota apparsa in "Rassegna illustrata della rinascita siciliana" Palermo anno 1954 pagg. 99‑106.

Domenico Portera – Il libro d’oro della città di Cefalù – Salvatore Marsala Editor, 2001