L'agonia continua.

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Novembre 2012, 15:18 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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In questi giorni di passione mi sono chiesto più volte: ma qualcuno dei candidati, a sindaco o a consigliere comunale, ce lo aveva detto che l'elezione serviva per scegliere il curatore fallimentare?

Qualcuno degli eletti, Sindaco in testa e Consiglieri di maggioranza, ce lo aveva detto quel che, magari obtorto collo, stavano preparando? Per ben cinque mesi qualcuno ha percepito la gravità della situazione o di essa ha ricevuto comunicazioni dall'Amministrazione o dai dibattiti consiliari? Anzi, sembrava che tutto andasse per il meglio e che con questo Sindaco, finalmente, Cefalù sembrava rinascere a nuova primavera, come dimostravano i tanti fiori sparsi per le strade.

E invece, ecco arrivare, domenica scorsa, una mazzata: dobbiamo vendere i nostri “gioielli”, dobbiamo - come hanno scritto Gianfranco D'Anna, Salvatore Culotta e Salvatore Testa – dimenticare i programmi pre-elettorali e, quindi, biblioteca comunale (i giovani si arrangino magari con le “canne”), il museo del cinema e persino al nostro futuro. Come accadeva in secoli di carestie e di povertà diffusa, i nostri figli non potranno essere mantenuti agli studi, ma dovranno pagare quel che abbiamo scialacquato.

Lo so, l'attuale Amministrazione non ha scialacquato, non foss'altro che per colpa delle casse comunali al verde, ma non può dirsi esente da responsabilità, per aver taciuto per cinque lunghi mesi, facendo credere che “stava lavorando” per risolvere; non può dirsi esente da responsabilità se ha permesso che a stabilire il suo ruolino di marcia fossero i Giudici della Corte dei Conti e i suoi creditori e non una sua strategia e un suo “piano di rientro”. Questo “piano di rientro” ancora non c'è, ma c'è un piano di svendita di un patrimonio, che non possiamo valutare in denaro, ma con ben altri criteri. Si è preferito, per cinque mesi, correggere, cambiare, sostituire, aggiungere o togliere voci del bilancio, perdendo di vista la necessaria visione politica e finanziaria generale, la sola che avrebbe permesso di trovare soluzioni valide ad avviare un risanamento finanziario. Invece, così facendo, il Sindaco si è dovuto presentare di fronte ai cittadini, cercando di convincerli che i debiti non li ha fatti lui (verissimo), che è necessaria la collaborazione di tutti (vero) e che la causa del piano di svendite risale a alle precedenti Amministrazioni (con precisazioni, vero anche questo).

Della stessa cosa ha cercato di convincere pure i Giudici della Corte dei Conti, che lo hanno ascoltato in silenzio per tutto il tempo della sua relazione – non dissimile dalla sua relazione fatta ai cittadini domenica scorsa, se non per un eccesso di autoreferenzialità – e alla fine, alla richiesta conclusiva di una settimana ancora di tempo, per preparare il bilancio preventivo 2012 e il “piano di rientro” (finalmente!), hanno laconicamente risposto: le faremo sapere.

L'agonia continua ancora! Altri due Consigli, ai quali sarà chiesto di votare il bilancio 2012 e il “piano di rientro”, che si riduce a un semplice piano di vendita di beni comunali. E poi?

Che cosa accadrà poi, se non si riuscirà a vendere i beni? O anche se se ne venderanno soltanto alcuni, insufficienti a coprire il disavanzo?

Come finirà per il turismo, l'unica economia ancora non totalmente paralizzata, come lo sono la pesca e l'agricoltura?

Come finirà per Cefalù? Sarà soddisfatta di essere inghiottita nelle sabbie mobili del fallimento, perché “non è colpa sua, ma del passato”? O piuttosto non chiederà a chi fino a ieri diceva che era il solo capace di risolvere tutto, ragione del suo fallimento?

E la cittadinanza farà un plauso anche all'opposizione, per non essere stata incisiva quanto la situazione richiedeva? Per non aver presentato un documento di biasimo all'Amministrazione, al quale affidare la prova di non condividere la responsabilità delle improvvisazioni e un messaggio ai cittadini, per informarli di queste improvvisazioni, che traspaiono in tutti gli interventi apparsi sui quotidiani locali e sui blog?

No, non è tempo di lamentarsi delle colpe del passato, ma quello di fare attenzione a non commetterne ancora!

 

Commenti

che non ha patrimoni, nè attività imprenditoriali: seconde case, terreni edificabili, suolo pubblico, etc.. che già paga la Tarsu (mi pare di capire al 90%) cosa comporterebbe - a fatta di conti - la dichiarazione del dissesto?
I maggiori esborsi corrispondenti ai famosi aumenti, al massimo, dei Tributi,  consistenti in un altro 10% di Tarsu, un altro 0,X% di Irpef e quant'altro sarebbero - a fatta di conti - un onere maggiore o minore degli interessi  sul debito che  invece - in assenza della dichiarazione di dissesto - intanto continuano a maturare?
Con la dichiarazione di dissesto almeno gli interessi verrebbero bloccati, ritardarne la presa d'atto potrebbe tradursi soltanto in un aumento del loro onere e quindi del debito complessivo.
Sarebbe o no questa evenienza un "danno erariale"?
 Mi scuso in anticipo se la mia domanda - come probabilmente è (ma è sincera) - nasce da ignoranza ma essa è questa:  rinviando l'arrivo del Commissario (a seguito della dichiarazione di dissesto) non si corre il rischio di far andare (come già abbondantemente avvenuto) in prescrizione altri eventuali reati o responsabilità che negli anni hanno concorso a determinare l'attuale situazione finanziaria?

Cioè, a parte la "faccia" di chi ci sta amministrando, le responsabilità pregresse degli amministratori, gli interessi di chi ha proprietà immobiliari, terreni edificabili, suolo pubblico in concessione, a chi giova "tirare la corda" ancora: giova al comune cittadino o questi si troverà, oltre ai danni subiti, a doversene sobbarcare altri che potrebbero invece essere evitati?

Qualcuno ha calcolato questo rischio ed è pronto ad assumersene la responsabilità?

Per quanto riesco a comprendere l'intervento di Pino è condivisibile.

Cosa può mai cambiare, al momento, tra dichiarare il dissesto o non dichiararlo?

Può cambiarlo da un punto di vista politico e di immagine, ma non molto da un punto di vista economico.

Le aliquote andranno al massimo, ma ora sono quasi al massimo.

Come dire, essere morti o in coma irreversibile al punto da scegliere o no di staccare la spina.

Da un punto di vista medico cambia poco