8 Novembre 2012, 11:02 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
La Gazzetta Ufficiale di ieri ha pubblicato il Decreto Enti Locali. Il Decreto, quindi, è già in vigore. Esso ha creato ufficialmente un fondo rotativo anti-dissesto per gli Enti Locali. Tale fondo sarà di 30 milioni di euro nel 2012, 100 milioni nel 2013 e 200 milioni all'anno dal 2014 al 2020. A questa base si aggiungeranno le somme ripagate dagli enti che vengono coinvolti nell'aiuto e attuano il piano di rientro indispensabile per ottenere l'incentivo.
Con la pubblicazione del testo entra poi in vigore la nuova macchina dei controlli esterni sulle Regioni, che saranno effettuati dalle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti, e quelli interni ai Comuni, che su ogni atto impongono a Giunte e Consigli di uniformarsi (salvo fondate motivazioni espresse e sottoscritte) ai pareri tecnici espressi dai responsabili di settore.
L'idea ricalca i meccanismi appena attivati in Europa (ne sa qualcosa Monti!). Essa è senz'altro corretta e prevede di offrire liquidità a quegli amministratori, che si impegnano a mettere in ordine i bilanci e a restituire l'aiuto grazie ai frutti del piano di rientro.
Visto il quadro della finanza locale, però, è essenziale che l'applicazione di queste nuove regole non perda di vista due ingredienti essenziali: controlli e sanzioni. È vero che in molti casi sindaci e giunte si stanno trovando in questi mesi a gestire maxi-deficit creati (e spesso nascosti) da amministrazioni precedenti, qualche volta di colore politico diverso da quello attuale. Questo, però, non può far prevalere le spinte a continuare come in passato, che già si vede in qualche sindaco, che chiede l'aiuto, ma lancia nel contempo velenose accuse di eccessivo centralismo e di autonomie locali minacciate, quando il Governo gli chiede il conto.
Tutto ciò rappresenta una grande occasione anche per il nostro Comune, che ormai da mesi si dibatte nelle sabbie mobili di un “marasma contabile”, che vuole trascinarlo al dissesto finanziario. E non vale la scusante che la Sicilia è una regione a Statuto Speciale, perché il Decreto prevede che anche queste dovranno adeguare la loro normativa, persino quando essa dovesse essere statutaria.
Cefalù, quindi, dovrà fare il suo piano di rientro, evitando le furbizie contabili e sottoponendosi ai rigorosi controlli previsti. Soltanto così potrà contare sull'aiuto del fondo di rotazione e spalmare in cinque anni il pagamento del folle indebitamento passato; soltanto così potrà evitare il dissesto e le lacrime e sangue dei cittadini.
Questo piano di rientro dovrebbe essere approntato e discusso con immediatezza dall'Amministrazione e dal Consiglio, lasciando magari da parte questioni meno importanti. Soprattutto richiamando i funzionari, che hanno accettato supinamente e silenziosamente che il “marasma contabile” divenisse così clamoroso, da obbligare i cittadini a sobbarcarsi una spesa della quale non sono la causa.
Perché gli Amministratori e i Consiglieri sappiano quanto grande è l'occasione loro offerta e quali sono i modi e i tempi per approfittarne, potranno leggere nel file allegato il testo del Decreto:
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