3 Novembre 2012, 17:53 - Daniele Tumminello [suoi interventi e commenti] |
“I nodi, prima o poi, vengono al pettine”. Anche in questo caso la saggezza popolare, espressa nella sopracitata metafora, non fa errore e sintetizza pienamente il grave momento economico che la nostra città sta vivendo. Anni di gestione finanziaria tale da produrre quello che è stato definito “un marasma contabile”, due Rendiconti (quelli del 2008 e 2009) dichiarati inattendibili dalla Corte dei Conti, un Rendiconto (2010) non approvato, un Bilancio (2011) da approvare così come il suo Rendiconto e, soprattutto, una massa debitoria (circa 12.000.000 €) che giorno dopo giorno aumenta con il maturare degli interessi. Questi sono “i nodi”, memoria di un recente passato amministrativo lungo un quindicennio, che il Sindaco Lapunzina e questo Consiglio di nuova elezione si sono trovati e si trovano a dover districare. E’utile a tal proposito spiegare e chiarire ulteriormente i termini della questione. A Luglio la Corte dei Conti si pronuncia sulla situazione del Comune di Cefalù, con una delibera e una relazione ispettiva. In risposta alle prescrizioni della Corte, il Consiglio Comunale ha finora, in una corsa contro il tempo, riapprovato i Rendiconti 2008 e 2009, ha approvato il Rendiconto 2010, si appresta a votare il Bilancio e il Rendiconto 2011, e sta provvedendo a predisporre gli atti propedeutici al Bilancio 2012, la cui approvazione deve avvenire entro il 15 Novembre. Tra questi atti propedeutici figura anche il passaggio consiliare del 30 e del 31 Ottobre con l’approvazione del regolamento IMU e la determinazione delle aliquote comunali, la riconferma della TARSU, l’aumento dell’addizionale comunale IRPEF da 0,5% a 0,6% e la determinazione delle tariffe sui beni a richiesta individuale. Lo sviluppo dei lavori consiliari ha disegnato, ancora una volta, un quadro assai chiaro della vicenda, sia attraverso le relazioni del Sindaco, sia attraverso gli interventi dei Consiglieri, che nella quasi totalità dei presenti hanno espresso considerazioni in merito alle pesanti difficoltà finanziarie dell’Ente. La gravità della situazione è palese al punto tale da condizionare il raggio delle scelte politiche, facendole piegare, a denti stretti, alla logica dei numeri e dei conti. Sarebbe stato bello per ciascuno di noi poter approvare le aliquote IMU, mantenendole al minimo consentito dalla legge sia per la prima abitazione che per gli altri fabbricati e le aree edificabii, ma non abbiamo potuto farlo, considerata la condizione finanziaria del nostro Comune. Costretti dalla necessità di assicurare un gettito minimo previsto per una cifra di circa 4.400.000 €, abbiamo fatto la scelta, condividendo la volontà dell’Amministrazione Lapunzina, di mantenere al minimo (0,4 %) l’aliquota sulla prima casa e applicare quella massima (1,06 %) per le altre proprietà. Bisognava, insomma, coniugare la salvaguardia del Bilancio con il dovere politico di sostenere la maggior parte delle famiglie, specialmente quelle a reddito medio basso, che risultano più esposte alla difficoltà di “arrivare a fine mese”.
Riguardo alla riconferma della TARSU, che assicura una copertura dell’ 89 % del servizio raccolta e smaltimento rifiuti, si è deciso di riconfermare la tariffa, di per sé già molto alta e iniqua dal momento che essa non tiene conto della quantità di rifiuti prodotti dalla singola persona ma viene calcolata in base alla quadratura dell’immobile. L’Amministrazione inoltre ha ribadito l’impegno di seguire una politica di abbattimento dei costi e di una migliore efficienza del servizio, avendo come obiettivo l’aumento della percentuale di raccolta differenziata. A tal proposito l’installazione dei sistemi di raccolta Garby, sponsorizzati di recente dall’Amministrazione e di prossima attuazione, va nella direzione di legare il comportamento virtuoso dei cittadini, in tema di raccolta differenziata, con la premialità a punti, il che consentirà al cittadino di usufruire di buoni sconto presso le attività commerciali che aderiranno all’iniziativa.
Infine, la determinazione delle tariffe per i servizi pubblici a domanda individuale rientra negli obblighi previsti dalla legge (D.L. 415/1989 art. 14) che fissa nel 36% la quota minima di copertura di detti servizi. Con la delibera assunta dal Consiglio Comunale si è fissata la quota al 36,46%, quindi assai vicina alla soglia minima prevista dalla legge. Tale provvedimento va nell’ottica della messa a reddito dei beni comunali, ma non esclude i casi di gratuità delle concessioni. Simili casi, infatti, sono espressamente previsti dall’articolo 11 bis del Regolamento Comunale per la gestione, l’utilizzazione e la concessione dei beni demaniali e patrimoniali, approvato su proposta del gruppo consiliare del Partito Democratico il 7 Settembre 2010. In tale articolo si chiarisce che in casi di pubblico interesse, con delibera della Giunta Municipale, i beni possono essere concessi a titolo gratuito agli Enti Pubblici, alle Associazioni, alle Fondazioni e alle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
Tutte queste delibere rientrano, dunque, nell’attività propedeutica al Bilancio 2012 e concorrono anche alla definizione delle misure correttive e al piano di rientro dal debito. A tal proposito bisogna ribadire che solo in sede di approvazione del Bilancio 2012 e dopo l’approvazione del 2011 l’Amministrazione sarà in grado di formalizzare il piano di rientro, che comprenderà anche l’elenco dei beni da vendere. Va, tuttavia, precisato che spetterà in ultimo alla Corte dei Conti valutare la credibilità o meno di tale piano di rientro, credibilità che si trova appesa ad un filo visto che negli anni passati le misure correttive proposte dall’Amministrazione Guercio non hanno dato alcun esito positivo e che nemmeno un mattone degli immobili da alienare è stato in questi anni venduto.
Di contro, bisogna sottolineare che sin dal primo giorno l’Amministrazione Lapunzina ha lavorato con solerzia nell’ottica della chiarezza e della trasparenza dei conti e nella direzione della riduzione del debito con tutta una serie di provvedimenti quali, ad esempio, il vincolo del 50% degli oneri di urbanizzazione al pagamento dei debiti fuori bilancio, il contenimento e la riduzione della spesa, il pagamento di alcuni debiti attraverso una concertazione con i creditori. Nonostante tutto, però, la situazione rimane assai preoccupante per via soprattutto della scarsa capacità di riscossione dell’Ente, che deve incassare molti tributi che sono in contenzioso, e dell’aumentare giorno dopo giorno della massa degli interessi sul debito. Vengono a galla inoltre alcuni debiti che il Sindaco ha definito “dormienti”, come quelli con l’ENEL, con il pericolo, addirittura, di un distacco della fornitura elettrica al Palazzo di Città, mentre si aggrava la situazione con la società Ecologia e Ambiente, in liquidazione, verso la quale il Comune di Cefalù ha un debito di 4.000.000 €.
Tutto ciò mentre anche i conti regionali sono in rosso, producendo un taglio del 40% delle risorse destinate ai Comuni, e sempre più sacrifici vengono chiesti dallo Stato Centrale agli Enti Locali.
In questa situazione, dunque, ai miei concittadini sento di poter dire in tutta serenità e onestà che sia il Consiglio sia l’Amministrazione stanno facendo quanto è nelle proprie competenze e capacità per scongiurare il dissesto finanziario e sanare le passività. In questo clima così delicato ognuno è chiamato a fare la sua parte, ma nella consapevolezza che le idee e le ricette di risanamento possono essere applicate solo entro i termini previsti dalla legge e ove ce ne sia una effettiva possibilità ed efficacia. Per chiarire: come non possiamo chiedere ad uno sceicco di “donare” al comune di Cefalù 15.000.000 € , così non possiamo istituire una “donazione imposta” di 1 euro al giorno a carico dei cittadini di Cefalù. Non lo prevedono ben quattro articoli della Costituzione (art.li 23, 53, 117, 119).
Ma al di là di quanto previsto delle norme, non mi sembra giusto che una famiglia media di 4 persone debba versare un contributo di 1 euro al giorno per ogni componente, per un totale di 120 al mese, ovvero 1440 euro l’anno, in aggiunta alle imposte e tasse che già paga. Non sarebbe più giusto invece che, non è un mistero, gli albergatori, che hanno contestato le tariffe TARSU e sono in contenzioso, versino quanto meno un acconto equivalente alla parte del tributo che essi ritengono sia legittimo pagare?
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