14 Giugno 2014, 20:28 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti] |
Sala delle Capriate, 18 maggio 2014
COME E’ NATA QUESTA MOSTRA (prof. Franco D'Anna)
In occasione della mostra “L’opera ritrovata, il Cristo Pantocratore di Saro Mileo”, organizzata da Giovanni Biondo presso l’ex Chiesa dell’Annunziata, nella ricorrenza dell’ultima festa del SS. Salvatore, alla fine della presentazione io ebbi a dire: “Questa sera dobbiamo prendere tutti insieme l’impegno di recuperare quante più opere possibili per poterle esporre”.
L’invito fu accolto da Salvatore Culotta, Giuseppe Forte e Italo Piazza.
Dopo avere pubblicato sui blog locali le fotografie di alcune sue opere, ci siamo messi a cercarle casa per casa e così, grazie ai tanti collezionisti ed amatori, siamo riusciti a metterne insieme più di cento ed ecco che questa sera la mostra antologica di Saro Mileo è una realtà.
Abbiamo ritenuto di catalogare ed ordinare le tante opere che spaziano in un vasto lasso di tempo, spesso senza la data di esecuzione, in quattro sezioni: la prima comprende le opere della “prima maniera”che possiamo definire naif, per arrivare alle figurazioni surreali, cubiste ed astratte; ma se vogliamo capire il suo percorso, dobbiamo pensare a un uomo libero che spazia con la sua irrefrenabile fantasia dal figurativo all’informale, senza ordine di tempo. Personalmente, di fronte a tante opere messe insieme ho riscoperto Saro Mileo, ho potuto apprezzare, in particolare in quelle dell’ultimo periodo, la sua maturità formale e la ricchezza della fantasia creativa.
E’ stato nostro desiderio di allestire l’esposizione nella “Corte delle Stelle” soprattutto per affermare e rilanciare il prestigioso spazio espositivo, trascurato in questi ultimi anni. Dobbiamo ringraziare l’Amministrazione Comunale per avere ridato il colore
originale alle pareti che infelicemente erano state tinteggiate di bianco.
Non potevamo non stampare un catalogo, un libro, come lo chiama Salvatore, ed un DVD, con l'introduzione critica di Matteo Collura, nostro illustre concittadino onorario, insieme alle testimonianze di alcuni amici che l'hanno conosciuto. Inoltre, perché Saro Mileo possa essere conosciuto nel mondo e la sua memoria duri nel tempo, è stato creato un sito sul web ed una pagina su facebook. Sono arrivate tante testimonianze come quella di Giovanni Cirincione, che racconta della partecipazione di Mileo nel restauro del prezioso arredo della loro antica farmacia, o quella di Angelo Martino che testimonia il suo ricordo di Saro Mileo, del viaggio che egli fece in Francia e del fermo di Polizia per avere esposto alcune sue opere nel piazzale antistante al Museo del Louvre. Crediamo che questa mostra che sta suscitando tanto interesse, debba essere il preludio a studi più approfonditi.
Nei giorni di apertura saranno organizzate delle visite guidate per gli alunni di tutte le Scuole di Cefalù e dei paesi vicini ed un laboratorio didattico riservato ad un gruppo di bambini della Scuola Elementare.
Il risultato di tanto lavoro si deve soprattutto al costante impegno ed alle sollecitazioni di Salvatore Culotta. Se la mattina non leggevamo nella nostra posta elettronica il “bollettino della giornata”, eravamo preoccupati.
Tutto ciò è stato possibile grazie al sostegno finanziario della Banca Mediolanum, del Credito Siciliano e di alcuni amici; ma la loro generosità non sarà sufficiente per coprire tutte le spese, per questo vi chiediamo, al momento del ritiro del catalogo o del DVD, che avremmo voluto distribuire gratuitamente, un libero contributo.
Per non togliere tempo ai relatori, non ci resta che ringraziare il Comune di Cefalù e la Fondazione Culturale Mandralisca per averci concesso il loro patrocinio, i proprietari delle opere, senza i quali non avremmo potuto realizzare la mostra, i promotori finanziari della Banca Mediolanum di Cefalù, il Credito Siciliano e quanti ci hanno dato il loro sostegno. Grazie a Matteo Collura per la sua prefazione che ha dato tono al catalogo, a quanti hanno scritto le loro testimonianze, alla RAI ed a Pippo Maggiore per i loro filmati. Ringraziamo, inoltre, il Sindaco Rosario Lapunzina e l’Assessore alla Cultura Antoniella Marinaro per il loro sostegno e la loro partecipazione, i relatori Rosalba Gallà e Antonio Franco, la moderatrice Angela Macaluso e Franco Maggio per l’apporto tecnico. Infine, grazie a tutti voi per avere accolto il nostro invito.
INTERVENTO DEL PROF. ANTONIO FRANCO
Grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questo momento importante, questo nostro percorso di crescita culturale come comunità cittadina.
Intervengo non solo come relatore ma anche come compiaciuto Presidente del Consiglio comunale di questa città. Compiaciuto perché dentro quest’aula nella quale si dibattono, talora con difficoltà, con particolare difficoltà dato il momento che stiamo vivendo, tematiche forti e questioni importanti per questa città, questa sera creiamo uno spazio “altro”, un momento diverso ; di riflessione, di incontro, di crescita reciproca, con una presenza così ampia, così qualificata, della cittadinanza, cos’ – vorrei dire- curiosa nei confronti di una figura per troppo tempo nascosta nelle pieghe della storia quotidiana della nostra città e poi lentamente quasi dimenticata.
Non dimenticata nel cuore di coloro che gli avevano voluto bene, di coloro che lo hanno apprezzato, che hanno resistito alle difficoltà del tempo e si sono presentati come organizzatori, come tenaci organizzatori, insistenti organizzatori. Lo hanno fatto con affetto, col senso del dovere di chi conservava una memoria importante da comunicare a questa comunità. Siamo più “comunità” se conosciamo di più le vicende e le persone che hanno arricchito questa comunità.
Quindi, come Presidente del Consiglio comunale, sono lieto, sono orgoglioso di poter ospitare in sala consiliare un momento così bello, così importante, un momento in cui i cittadini siedono al posto dei loro rappresentanti e ascoltano, partecipano, si interessano, si incuriosiscono alle tematiche culturali.
Un percorso che stiamo facendo, grazie anche all’impegno del Sindaco, all’impegno di esperti anche questa Sala consiliare ha cominciato a cambiare il proprio volto per aprirsi ad una mostra permanente di incisioni che ci sono state donate, grazie all’Assessore Antoniella Marinaro, che, anche lei, ha tenacemente promosso questa iniziativa, grazie all’ Amministrazione, grazie al contributo della Dottoressa Rosalia Liberto, che ha curato questa esposizione permanente e che i cittadini potranno osservare sempre.
Questo mio intervento non ha le pretesa di esaurire ogni aspetto di carattere biografico e soprattutto di interpretare una figura così complessa come quella di Rosario Mileo. Nato a Cefalù , l’11 aprile del 1907, morto il 23 febbraio del 1982, residente in vicolo Miceli 33, di professione scultore, così sta scritto nella carta d’identità che tra l’altro porta la data, per me molto significativa, del 1967. E viene appunto indicato come scultore, non come ebanista, non come falegname. Questo aspirava ad essere Saro Mileo : scultore. Ho voluto iniziare con una piccola provocazione, se l’ho capito bene chissà se Mileo non sarebbe un bel po’ a disagio in mezzo a tutte queste celebrazioni, data la sua accertata ritrosia a farsi pubblicità e a diventare un prodotto da veicolare. Lo dico con ironia ma anche con compiacimento perché si sentirebbe, secondo me, e dovrebbe essere ammirato per questo, piuttosto violentato da tutta questa attenzione. Gli sussurriamo una richiesta di perdono per averlo messo al centro di tanta attenzione.
Quando è morto Saro Mileo avevo 14 anni, e non ho quindi avuto il piacere di conoscerlo e devo questa mia riflessione alle testimonianze scritte di Pippo Forte, Franco D’Anna, Italo Piazza, ai tanti, raccolti da Rosalba Gallà, al ricordo di Domenico Portera nel suo prezioso “Libro d’oro della città di Cefalù”, a qualche altra memoria diretta di chi lo ha conosciuto. Li ringrazio tutti, uno per uno, già da ora.
L’artista è stato profondamente influenzato, come tantissimi uomini nati nel primo novecento, nella sua formazione umana, civica e culturale dal contesto socio-politico in cui visse la prima gioventù. L’instabilità sociale delle comunità madonite dell’inizio del ‘900 rese possibile l’assurda morte del padre di Saro, ucciso da una fucilata durante il suo lavoro di lampionaio, a testimonianza di come la violenza criminale fosse quasi una normalità in un territorio che, giova ricordarlo, era all’epoca profondamente infiltrato dal banditismo e già dalla mafia.
L’avvento devastante del fascismo nella realtà piccolo borghese della Cefalù del tempo diventa la ridicola macchietta delle esibizioni in camicia nera di qualche gerarca locale dalla statura politica di un microbo e dalla intelligenza di una capra ebete in un contesto generale di oppressione delle libere espressioni. Il tragico scoppio della seconda guerra mondiale, che si somma alle ferite ancora sanguinanti della prima, capace di segnare ogni vita umana con le indelebili macchie del lutto, dell’orrore e di ferite materiali e morali inferte dal suo passaggio anche nel nostro territorio.
Saro Mileo vive la propria infanzia, l’adolescenza e la gioventù in questo contesto, drammaticamente segnato dall’assassinio del padre e dalla conseguente instabilità psichica della madre. Sicuramente colpito, in negativo ovviamente, dalle stupide miserie morali del fascismo, addirittura sradicato dai suoi luoghi più intimi, sperimentando cosa significava sfollare per colpa della guerra a S. Ambrogio dove, e apro un inciso a mio parere significativo, la sua sensibilità umana lo porta ad allietare le maggiori vittime del conflitto – i bambini – realizzando per loro sandaletti e giocattoli di legno. E’ da sottolineare proprio questo aspetto, un vero fil-rouge della sua vita; come ha ben detto Matteo Collura non di pazzia si tratta ma di innocenza. Aggiungo io, un candore etico che lo fa grande e lo porta ad avere la mente colorata di cui parla Pietro Citati nel suo saggio su Ulisse ed altri eroi del mito, appunto considerati pazzi per quel sognare a colore, ciò che li distingue dai grigi pescecani tristemente presenti nella società. Non solo quindi vorrei dire, parafrasando il titolo della mostra “che strano naif” ma anche “che strano pazzo questo Mileo”. Non a caso ebbe idee politiche e culturali che possono sorprendere solo quanti lo conobbero superficialmente. Aver maturato un pensiero repubblicano vuol dire, a mio parere, voler tagliare di netto con i tempi tristi vissuti nel periodo fascista e bellico ; aderire al Partito Repubblicano è una scelta di libertà dai possibili conformismi contrapposti, quello di destra, di sinistra o di centro, in quanto il Partito Repubblicano originario si collocava fuori dagli schematismi e si proiettava nel futuro dell’Italia, ancora stretto però alla più pura tradizione risorgimentale.
A Cefalù ciò significava per Mileo stare con persone certo significative come Vincenzo Piazza, Domenico Portera e, come ha ricordato di recente Franco D’Anna, Mastro Nino Incaprera; a livello nazionale invece essere addirittura amico personale del leader, per decenni, del Partito Repubblicano Ugo La Malfa, tanto che alla morte di questi nel 1979 egli realizzò un medaglione ricordo donato alla famiglia e fu uno dei pochi siciliani andati a Roma per i funerali.
Queste persone a Cefalù e in Italia hanno incarnato il Partito Repubblicano estraneo a collusioni e degrado che ne macchiarono la storia facendo tanto soffrire chi vi aveva davvero creduto. Per sua fortuna Mileo non arrivò a vedere l’amara fine di quel glorioso partito a Cefalù e nel resto del paese.
Dall’analisi approfondita del Mileo pittore, che sono certo fornirà la collega professoressa Gallà, non può non emergere la sua grande apertura culturale, che di primo acchito cozza con la disorganicità dei suoi studi, la frequenza di alcuni corsi, pare, senza presentarsi agli esami finali tra il 1919 e il 1925 presso l’Istituto d’Arte fondato e diretto allora da Diego Bianca Amato, la saltuaria presenza ai corsi di nudo dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, le sue letture di libri antichi nello stesso laboratorio a malapena illuminato, l’attenzione anche abbastanza frequente nei suoi ultimi anni a lezioni e iniziative d’arte del Goethe Institute di Palermo, il suo viaggio-studio in Francia nel 1978, da cui trasse spunti e ispirazioni significative, specie per un suo geniale e complesso dipinto in cui la professoressa Gallà ha ben intuito cose che spero spiegherà nel suo intervento.
Le sue poliedriche ispirazioni artistiche e di più ampia cultura, gli ispirati spunti sociali sono frutto di quel multiforme, spesso contraddittorio contesto culturale del '900 che Mileo visse, non ai margini come può apparire dalla sua vita schiva e quasi border-line ma da silenzioso, genuino e però attento osservatore: lo dimostrano le innovative soluzioni tecniche ideate partecipando ai concorsi per il restauro dei capitelli del Chiostro di cefalù nel 1951, la mostra si tenne a Palermo a S. Giovanni degli Eremiti ma non ebbe seguito, ma soprattutto per il monumento ai Picciotti Siciliani unitisi a Garibaldi nel centenario dell’Unità d’Italia nel 1961, anch’esso mai realizzato.
Anche in questa insospettabile dimensione culturale, che giustamente lo affranca dal suo completo vivere appartato in una caotica creatività si coglie il valore della sua arte che non a caso attraeva tanti visitatori di Cefalù che si soffermavano nella sua bottega e che fu colta dall’acuto giornalista di RAI 3 Pino Badalamenti che lo intervistò per il Natale 1981 con grande rispetto, quel rispetto che gli dobbiamo tutti, per il suo spirito libero, per il suo animo scontroso privo di ogni ipocrisia e formalismo, per il suo rifiuto di riferimenti certi e fissi ma statici a scapito del proprio vagabondare dell’anima, così rifiuto dell’impiego stabile nell’Istituto Artigianelli appena aperto per insegnare ebanisteria, ma disponibilità ad insegnare liberamente la sua arte nella bottega, insistita allergia a mostre e ad altre manifestazioni pubbliche, una generosa attenzione a quanti con discrezione lo andavano a trovare per parlare di arte e di politica. Infine non una fede creduta e professata, ma una profonda fiducia nell’esistenza del trascendente che lo conduceva con semplicità a vedere negli elementi della natura i volti, specie se sofferenti e misericordiosi, di Cristo, della Madonna e dei Santi. Non un credente quindi ma un uomo puro, nel suo senso più naturale, capace di estasiarsi ai colori cangianti dei nostri tramonti così come di amare una donna, come mi è stato detto, con delicatissima passione, di intagliare un fiore come di calcare i fianchi aspri dell’Etna per raccogliere quella pietra lavica dalle infinite forme che poi assemblava in criptiche e suggestive figure. Questo sentimento della natura, ricco di spontanea religiosità e tormentata umanità laica lo accosta in conclusione ad un altro artista dal medesimo spirito libero e non estraneo alla bizzarra creatività propria di Mileo, che certo lo conobbe.
Ho già detto che non ho avuto il piacere, come invece molti di voi, di conoscere Saro Mileo, ma ho conosciuto e molto apprezzato Edilio Riccini, le sue genialissime intuizioni, le realizzazioni, le provocazioni ispirate, con percorsi artistici diversi ma sensibilità comune a Saro Mileo, ad una sofferta osservazione della società e alla elevazione dello spirito grazie alla contemplazione della natura per spigolarne qualche gemma inutile ad altri ma preziosa ai loro occhi creativi e plasmarla in un’opera del loro poliedrico struggente intelletto.
Ecco, interpretando il generoso altruismo che ho compreso impregnasse l’animo di Saro Mileo, in questo suo giorno di personale gloria, mi sento di accomunarli, Mileo e Riccini, per raccomandarli alla nostra città di Cefalù al fine di non dimenticare mai il loro prezioso contributo di creatività, libertà, sensibile umanità. Non si riduca ad occasionale celebrazione, condita di belle parole, targhe, intitolazione di strade o aule, in un clima di successo che farebbe inorridire gli artisti protagonisti per poi farli ricadere nell’ oblio del tempo ma se ne sviluppino le tematiche, le tecniche, i supporti valoriali per rendere sempre fresco e fertile il messaggio che hanno trasmesso con le opere e con i loro sentimenti. Grazie.
INTERVENTO DELLA PROF.SSA ROSALBA GALLA'
ROSARIO MILEO: “libertà va cercando…” (https://www.qualecefalu.it/node/11068)
LA MOSTRA
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