ALLELUIA! ALLELUIA! ALLELUIA! (allegretto ma non troppo) Il volermi consegnare la missiva scroccatrice nel momento più dolente di quest'era meretrice, di persona e col promesso, come affare d'importanza, di prestigio , di valore, di grandissima sostanza, m'ha indotto la certezza che il pormi su un altare rappresenti un modo esperto per potermi tartassare! Questo impegno che mi date, che m'onora e inorgoglisce, assomiglia a le legnate date ad uno che patisce. Già son tanto tribolato per le tasse e pei balzelli che vorrei scappar lontano fra le querce e gli alberelli per sottrarmi a la bisogna d'una vita sperequata, che, fiorente al suo albeggiare, trista ora è diventata! Io non so più cosa fare per far sì che a fine mese il mio conto resti attivo limitando un pò le spese! E, seppur ci sto riuscendo, tribolando come un pazzo, viene un turbine imprevisto che m'annienta col suo razzo! E così, per tagliar corto, qui vi dico con fermezza: voi uccidete un uomo morto, pur facendomi carezza! Ma poiché vi voglio bene come il padre ai figli vuole, pur vivendo fra le pene con i buchi nelle suole, coi fondelli rattoppati, col denaro che sparisce, coi problemi di salute e quant'altro che intristisce, son contento dell'invito che mi rende più sodale! Quest'affetto dimostrato è la cosa che più vale! E così, senza tentenni, per potermi presentare al connubio ed al convito senza mal figura fare, vo comporre il mio vestito che non mostri strappo alcuno, che sia lindo e ricercato, che gradito sia a ciascuno! Che sia in tema con il ruolo per il quale fui invitato: che m'innalzi per presenza, che glorifichi il mio stato! Per i panni darò voce agli amici ed ai presenti e per quello che mi manca chiederò ai miei parenti: a Pasquale, il pantalone, la camicia a mio cognato, le mutande le ho in casa che mia moglie m'ha donato; e le scarpe di velluto che mi fanno gran figura me le ha date una mia amica a cui feci qualche cura; ed, infine, la cravatta, d'un bel rosso porporino, l'ho sottratta nottetempo ad un certo mio cugino! Qui tralascio la maglietta, i calzini ed il panciotto, ché li ebbi da mio padre quando prese un terno al lotto. E così agghindato, giuro, rimirandomi parecchio, io mi sento più sicuro: me lo dice pur lo specchio! Or non resta che il regalo che mi tocca d'approntare; e quantunque ci ripensi non so proprio cosa fare: deve essere vistoso, ma che costi poco o niente; che dia conto del mio rango agli sposi ed a la gente! Ma per quanto io rigiri il pensiero in vari lati valutando vari oggetti per più versi assai pregiati, non m'è dato di trovare un presente confacente che sia consono al mio conto e gratifichi la mente. Per l'affetto che vi porto, da gran tempo ormai acclarato, vorrei aprire il portafoglio e svuotarlo d'ogni lato. Ma a guardarci dentro, cari, rivoltandolo ben bene, non trovate due denari. E non son per niente mene!!!! E s'altrove ho qualche soldo (e la cosa assai mi tocca!), pur facendo un dono parco mi torrei il pan di bocca! Così, infine, disperato, per l'urgenza del momento mi sovviene che in soffitta ho il rimedio per l'evento: la mia vecchia batteria, quel bel pezzo poco usato che per l'altro compleanno una zia m'ha regalato! M'è servita già in cucina; per tant'anni l'ho adoprata: la rimetto tosto in sesto dopo averla lucidata! E così, cari nubendi, che mirate a la capanna, io v'ho belli e sistemati con un dono e cento osanna! E poiché questi conviti, che compensano gli stenti, sono radi ma gustosi, mangerò a due palmenti! Porterò meco quel sacco pel mangiare dei miei cani e alquanto di soppiatto riempirollo a piene mani, acciocché anche per loro, che non hanno mai pretese, sia un giorno d'opulenza. E compenserò le spese! Verrò, quindi, in pompa magna all'evento che v'unisce, mascherando la doglianza che il mio animo subisce! Cefalù, Giugno 2014 Pippo Maggiore |