9 Giugno 2014, 17:11 - Salvatore Culotta [suoi interventi e commenti] |
A conclusione della mostra “Che strano naif questo Mileo” si può mettere nero su bianco una sorta di consuntivo di questa iniziativa che esce un po’ dai binari della consueta mostra di pittura, e la parola “consueta” è naturalmente riferita al solo ambito locale.
In due parole il bilancio per l’aspetto economico: grazie ad alcuni contributi – degli organizzatori, di enti e di amici – tutte le spese vive previste e affrontate sono state coperte, essendo stato offerto dall’Amministrazione l’uso gratuito dello spazio espositivo della Corte delle Stelle (spazio al quale, avendolo “sperimentato”, ci si ripromette di dedicare ulteriori riflessioni).
Esaurito il discorso economico, per il resto bisogna, a mio vedere, fare una distinzione tra la “macchina organizzativa” ed il suo risultato cioè l’esposizione delle opere, la cui raccolta, come detto altrove, è durata diversi mesi coinvolgendo più di venti proprietari di opere di Mileo.
La “macchina organizzativa”, di fatto composta da quattro persone che mai prima avevano avuto occasione di collaborare, ha risentito proprio di questo oltre al fatto che alcuni hanno trovato difficile accettare che si facessero le cose in maniera diversa da come avevano fatto nei decenni precedenti; il fattore diverso in questa particolare mostra (antologica e con opere sparse di un artista deceduto) ed in questo particolare luogo imponeva, anche se si può dire che sia una condizione generale altrove accettata, una chiara suddivisione delle varie incombenze con precise assunzioni di responsabilità nel portarle a buon fine, ed imponeva altresì l’abbandono di qualsiasi personalismo o desiderio di mettersi singolarmente in vista, nonché l’obbligo di rispettare, una volta concordata, una precisa tabella di marcia.
Senza scendere in particolari si può dire che, un po’ singhiozzando, la “macchina organizzativa” ha tuttavia fatto la sua strada.
Come già detto in altri interventi, al principale obiettivo, mostrare l’opera di Saro Mileo, nel corso dell’elaborazione del progetto si sono aggiunti altri due obiettivi: arrivare ad un minimo di manutenzione per la Corte delle Stelle e dare un sia pur piccolo aiuto alla Fondazione Mandralisca; sia l’uno che l’altro sono stati portati avanti e qualche piccolo risultato è stato ottenuto.
La mostra è stata preceduta da una presentazione nella quale, oltre ai discorsi di prammatica, è stata letta dalla moderatrice Angela Macaluso una pagina dello scrittore Matteo Collura e sono stati illustrati , nelle due relazioni del Prof. Antonio Franco e della Prof.ssa Rosalba Gallà, sia l’aspetto umano e di civile impegno che quello artistico di Saro Mileo (questo materiale sarà presto inserito nel sito relativo alla mostra, già in rete).
L’augurio che mi faccio è che sia stata ben recepita l’idea di Mileo come persona del tutto libera, cosa che è stata poi sottolineata nel curare l’allestimento della mostra con una opportuna frase ed un simbolo di libertà quale il gabbiano che, inoltre, sospeso al centro dello spazio espositivo non ha mancato di interessare i bambini della scuola elementare delle Suore della Croce ai quali è stata data l’opportunità di essere i protagonisti di un laboratorio ispirato alla mostra e svoltosi al suo interno. Purtroppo, per disparati motivi, non si sono potuti avere tutti i programmati incontri con altre scuole, se si escludono il Liceo Artistico, una classe della Sezione Turismo dell'Istituto Jacopo del Duca e la scuola media di Campofelice.
Riguardo all’accoglienza da parte del pubblico, più o meno numeroso che sia stato (ma la quantità è poco rilevante), si può in generale dire che sia stata favorevole, sia da parte di chi aveva conosciuto Mileo, sia da parte di chi lo ha scoperto o riscoperto e, d’altra parte, questo interesse si era già manifestato quando, nei mesi precedenti, si erano andate raccogliendo tutte le testimonianze che poi, insieme alle riproduzioni delle opere, sono confluite nel libro/catalogo della mostra; libro che, per inciso, può ancora essere richiesto ai curatori della mostra fino al suo esaurimento.
Sul contenuto della mostra si deve comunque registrare un parere, forse (spero) solo parzialmente negativo, secondo il quale sarebbe stato necessario fare una accurata selezione delle opere da esporre (e quindi stabilire un criterio (a scelta del critico) secondo il quale quest’opera sì e questa no) e si sarebbero dovute mettere al piano terra della Corte delle Stelle le opere che erano invece una breve rampa di scale più su. Ritornando all’accoglienza registratasi si può annotare che, a mostra aperta, altre persone hanno portato opere di Mileo in loro possesso e altri hanno portato ulteriori testimonianze, in particolare si sono avute le belle foto di Mileo scattate dal Prof. R. Di Fatta; non si può però non registrare il fatto che non si sia avuta la presenza di critici o comunque operatori a vario titolo del settore artistico, con esclusione dell’ottima prof.ssa R. Gallà, e ciò va senz’altro considerata una pecca organizzativa (nonostante la mostra fosse presente nei maggiori siti dedicati). Non ho, personalmente, gli strumenti e le conoscenze per valutare un’opera d’arte, oltre a intuitive simpatie, ma (nota egoisticamente privata) mi sono limitato ad offrire – insieme ad altri che certo è giusto citare: G. Forte, F. D’Anna, I. Piazza – a Saro Mileo l’occasione di essere non solo ricordato ma, spero, rivalutato come artista e come persona, persona che in vita era stata tenuta un po’ ai margini della comunità cefaludese. Come dice G. Curcio: “alle mostre c’era sempre qualcuno che si sentiva migliore di lui”. E forse non solo alle mostre.
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