13 Maggio 2014, 19:01 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Oggi alle 18 ho fatto una passeggiata al Molo. Il Sole al tramonto colpiva con i suoi raggi la sabbia dell'arenile di Porta Pescara, donandole un colore dorato d'impareggiabile bellezza. Le stesse case che vi si affacciano avevano i muri di un colore rossastro, che al mattino, quando sono in ombra, non hanno.
Guardavo e pensavo ai tanti che hanno dipinto quest'angolo di paradiso e a quelli che più di recente lo hanno fotografato. Così facendo, essi hanno voluto portare con sé ciò che appartiene a noi e lo hanno fatto conoscere al mondo intero. E chi lo ha conosciuto, ce lo invidia.
Se oggi sapessero che cosa diventa ogni giorno di più questo luogo per gli oltraggi che noi gli facciamo in nome di un malinteso “senso del turismo”, certamente ci coprirebbero di contumelie e non riuscirebbero a “stare sereni”, come qualcuno irresponsabilmente c'invita a essere, forse perché “non sta a guardare”. Se guardiamo, però, c'è poco da stare allegri. Ancora meno c'è da stare allegri, se alle nostre orecchie giungono voci su possibili altri oltraggi con l'assordante silenzio di quelle Istituzioni, che dovrebbero impedirli. Qui due esempi di silenzio irresponsabile e arrogante: https://www.qualecefalu.it/node/10761; https://www.qualecefalu.it/node/10659.
So che questo rischio di oltraggi lo corrono altri luoghi del nostro Centro Storico e del litorale, Lungomare compreso, per non dire di altri che li hanno già subiti, come le terrazze di via Bordonaro e della costa verso Messina e, per par condicio, verso Palermo.
Guardavo dal Molo verso piazza Marina e mi venivano in mente le terrazze di via Bordonaro, il Lungomare, Fiume Carbone e Settefrati. La mia mente si riempiva di tutte queste bestemmie contro la natura e non riuscivo a stare tranquillo; anzi, a un certo punto mi sono trovato disperatamente preoccupato. Mi dicevo, e ora mi ripeto insieme a voi lettori, che cultura regna in questo Paese, se essa ci fa compiere o ci fa accettare che altri compiano impunemente simili misfatti, distruttori di natura, arte e bellezza?
Farò l'ultimo tentativo per fermare quest'orda barbarica, ma temo che sarà tutto inutile, se in tante coscienze non si risveglierà l'amore per un luogo cantato da secoli da poeti o ricordato dai tanti che lo hanno visitato da turisti; se non si diffonderà una intelligenza delle nostre radici, che non possiamo seppellire sotto un fangoso interesse di bottega, destinato a farle morire, facendo morire con esse la pianta, che hanno fatto crescere: Cefalù.
Ne tenga conto il Sindaco della competenza e dell'efficienza, la Sovrintendenza ai Beni Culturali, l'Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato e la stessa Procura delle Repubblica.
Ma ne tengano soprattutto conto i cittadini, almeno quelli che amano la loro Città.
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