7 Aprile 2014, 18:55 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Questa mattina è apparso, a firma di Vincenza Lombardo, un articolo sulla Sicilia di Catania, nel quale si riportano le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, che afferma di avere un finanziatore per il Museo Mandralisca. Non possiamo dubitare che le parole siano proprio quelle del critico d'arte, visto che sono riportate tra virgolette. Possiamo, però, dubitare che esse riflettano la reale volontà di un finanziatore, il cui nome, tra l'altro, sarà fatto durante una conferenza stampa a Roma, alla quale sarà presente anche il presidente della Regione Crocetta.
Il critico d'arte è stato sollecitato alla ricerca di un finanziatore dai dipendenti del Museo, almeno a prestar fede alle sue parole. Come la gamba del paziente sollecitato dal martelletto dello psichiatra sul ginocchio, egli è subito scattato è ha segnato il gol della vittoria. Della vittoria del Museo Mandralisca, da anni in disperata lotta contro burocrazie sempre più ottuse e politici sempre più incompetenti, al punto di essere ormai in agonia da inedia.
Ma sarà vero? Vedremo arrivare un uomo con la valigetta piena di euro, che darà linfa al Museo? E quest'uomo come sarà ricevuto? Sarà ringraziato o sarà deriso?
Come vedete le domande sono tante, da togliere il sonno. Quel sonno che ormai ci ha colpito da tempo e che c'impedisce di vedere con il lume della ragione, costringendoci a essere fedeli all'arte e alla scienza, che Mandralisca raccolse per noi e che noi forse non meritiamo.
Non meritiamo il suo lascito – e forse neppure quello di Ruggero – perché non crediamo alla cultura e non la riteniamo una ricchezza, mentre invece consideriamo ricchezza tutto ciò che degrada e rende povero di tradizioni e di bellezze – anche paesaggistiche – il nostro Paese.
Ho ben altra opinione sulle necessità di Cefalù, perché riacquisti il suo ruolo di Perla del Tirreno; il suo ruolo di bacino di storia e cultura. Per questa opinione non serve un finanziatore, ma una sinergia di tutti in difesa di un ritorno alla storia e alla cultura. Senza queste non saremo che rivali di altre realtà turistiche mediterranee, che hanno meno storia e meno cultura di noi, ma possono offrire prezzi più bassi e divertimenti più effimeri.
Tutto ciò non può essere permesso al Paese che ospitò Cicerone o Mommsen e che fu cantato dai poeti; il Paese che ha dato i natali a Mandralisca o a Jacopo Lo Duca; il Paese che ha il più bel Cristo Pantocratore del mondo. Bisogna che ci si svegli da questo torpore e da questo provincialismo, smettendola di chiedere elemosine a Bisanzio o a Mosca, a Crocetta o a ignoti finanziatori, perché, anche quando da essi riceveremo queste elemosine, in cambio avremo venduto la nostra storia e la nostra cultura e persino noi stessi.
Per fortuna, però, siamo di fronte all'ennesima falsa promessa. Almeno così spero.
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