Gli affreschi della Cappella di San Biagio a Cefalù

ritratto di Nicola Pizzillo

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A parlarne ai microfoni di Radio Cammarata, domenica scorsa, è stato il dott. Massimo Falletta, autore di una tesi di laurea sull'argomento.


Il lavoro era stato presentato ufficialmente in una conferenza organizzata dall' Archeoclub di Cefalù presso la Fondazione Mandralisca.

Sulla cappella di San Biagio ebbe a scrivere anche il compianto Nico marino, studioso storico di Cefalù

LA CHIESA AGRESTE DI S. BIAGIO NEL TERRITORIO DI CEFALÙ
di Nico Marino

La Chiesa di S. Biagio, esistente nella contrada omonima di Cefalù, nasce come cappella del cenobio che i Benedettini, insediatisi a Gibilmanna, usano per svernare. Costretti dal rigido clima del luogo, i monaci nel 1228 lasciano Gibilmanna alle cure dei Solitari della Mauritania e si rifugiano nel ritiro di S. Biagio che diventa beneficio ecclesiastico di pertinenza dell’Arcidiacono della Cattedrale di Cefalù. I Benedettini, non sappiamo quando, lasciano S. Biagio che troviamo però in possesso di Fra Taddeo Carpeno da Brescia che nel 1502 vi fonda una gancia dei padri Domenicani. All’interno dell’unica aula della chiesa è presente un ciclo di affreschi, opera di maestranze della scuola pittorica siciliana, che ripete in forma popolare i mosaici della Cattedrale di Cefalù. Sull’arco dell’abside l’Angelo Annunciatore e la Vergine Annunziata che sovrastano I Santi Nicola, Gregorio e Placido. Sulle pareti dell’aula sono raffigurati S. Biagio in trono e la Vergine del Soccorso. Con questo titolo la Madonna è venerata dai Padri Agostiniani e pertanto è possibile ipotizzare una loro frequentazione del luogo. All’immagine della Vergine segue quella, acefala, di S. Onofrio, vestito solo dei lunghi capelli, della barba e di una foglia. La chiesa, abbandonata alla fine del XIX secolo, oggi, è tornata ad essere attiva.