Tenuta a Collesano conferenza e mostra itinerario arabo-normanno Cefalù, Monreale e Palermo

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Continua incessante l'azione di coinvolgimento delle popolazioni del comprensorio madonita da parte del Comitato di supporto della candidatura dell'itinerario arabo-normanno di Cefalù, Monreale e Palermo a patrimonio dell'umanità.

In tema, infatti, si è svolta sabato 10 dicembre a Collesano, nel restaurato complesso Santa Maria di Gesù, una Conferenza storico culturale moderata dal giornalista Carlo Antonio Biondo ed è stata anche inaugurata una Mostra Fotografica di 30 foto - autori Luciano ed Antonio Schimmenti - "narranti" l'itinerario arabo-normanno di Cefalù, Monreale e Palermo.

Una dotta ed appassionata ricostruzione storica della presenza degli arabi e dei normanni nel territorio è stata curata dal prof. Marcello Pacifico, docente di storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo; lo storico Rosario Termotto ha poi ben individuato gli aspetti di carattere naturalistico, paesaggistico ed archeologico per i quali Collesano ed il suo Monte d'Oro dovrebbero entrare a pieno titolo nell'itinerario arabo-normanno. "Abbiamo dinanzi - ha osservato il sindaco di Collesano Giovanni Battista Meli - una prospettiva di sviluppo del nostro territorio molto importante; a volte abbiamo dimostrato grande bravura nell'avviare le iniziative, ma poi, non siamo stati capaci di portarle a conclusione. Collesano oggi non vuole e non può perdere questa occasione!".

"L'inserimento di Cefalù, nella originaria candidatura di Palermo e Monreale - ha detto il presidente del Comitato di supporto Luciano Luciani - ha certamente arricchito la proposta, facendola diventare strategica, in quanto include oltre 70 km di territorio con realtà varie e molto significative come Collesano e Termini Imerese. Attenzione pertanto - ha concluso Luciani - dinanzi al possibile rischio che questa delicata fase e quella successiva, connessa alla gestione dei siti, venga sottratta dai soliti noti personaggi della cultura a scapito delle istituzioni, delle chiese e delle popolazioni dei territori che detengono questo irripetibile patrimonio culturale. Sono pertanto le popolazioni e le istituzioni, anche quelle ecclesiastiche, che debbono diventare consapevoli e protagonisti della conservazione e gestione di tali beni”.