Cefalù, un altro indagato nel'inchiesta per stalking in danno del vigile urbano cefaludese

ritratto di Polizia di Stato di Cefalù

Versione stampabile

Si allarga l’inchiesta della squadra investigativa del Commissariato di Cefalù che ha portato qualche settimana fa all’arresto per stalking, minacce e atti intimidatori gravi in danno di un vigile urbano cefaludese, di un ispettore di polizia del commissariato Libertà, Salvatore VAZZANA, e del suo complice, Pietro BONAVENTURA.

Il cerchio degli investigatori si è chiuso infatti intorno al secondo telefonista, un settantaduenne originario dell’ennese, pensionato e incensurato, che, all’oscuro dei motivi che inducevano l’ispettore di polizia a terrorizzare il vigile urbano di Cefalù, si era comunque prestato a molestarlo telefonicamente minacciandolo in modo grave, il tutto per accontentare l’amico ispettore e depistare ulteriormente le indagini.

Intanto all’ispettore di polizia, dopo l’interrogatorio di garanzia, sono stati concessi gli arresti domiciliari; nel corso dell’interrogatorio infatti avrebbe ammesso tutti gli addebiti contestatigli, compresi i furti dei due ciclomotori, uno dei quali gettato in mare, utilizzati per pedinare il vigile urbano al quale, nell’arco di un anno e mezzo, erano state incendiate due autovetture, di cui una all’interno del parcheggio del Comando dei VV.UU. di Cefalù, in contrada Presidiana.

Sulla base inoltre di quanto emerso dalle ultime intercettazioni telefoniche e ambientali cui erano stati sottoposti l’ispettore di polizia e i suoi complici, gli investigatori sono ritornati nella sua abitazione per una ulteriore perquisizione finalizzata al rinvenimento di materiale utilizzato per compiere gli atti incendiari in danno del vigile. Durante la perquisizione sono stati sequestrati diversi mortaretti artigianali (foto) e un fucile da caccia, peraltro legalmente detenuto, all'interno dell'abitazione dell'ispettore sono state inoltre rinvenute latte di varia pesatura vuote ma che avevano verosimilmente contenuto polvere da sparo utilizzata per realizzare cartucce artigianali da caccia.

Indagini sono ancora in corso per chiarire l’ultimo aspetto della vicenda: chi ha fornito all’ispettore e ai suoi complici le sim card utilizzate per effettuare le telefonate intimidatorie al vigile e attivate con documenti falsi risultati intestati a persone inesistenti?


i mortaretti artigianali