Istruzione, ambiente, occupazione
17 Gennaio 2010, 12:02 - Staff [suoi interventi e commenti]
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(di Salvo Intravaia)
Ecco, divisa per capitoli, l´impietosa fotografia della Sicilia rispetto all´Italia e in alcuni casi all´Europa scattata dalla ricerca comparativa dell´Istat.
Istruzione. Il gap in materia di istruzione della popolazione, uno degli obiettivi strategici dell´Unione europea, è ancora imbarazzante. La percentuale di giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente gli studi in Sicilia sono ancora troppi: più del 26 per cento. La media nazionale è di 6 punti inferiore, 20 per cento circa, quasi metà quella europea: il 14,9 per cento. E ne risente il livello di istruzione della popolazione. La quota di adulti (25/64 anni) con al più la licenza media, dalle nostre parti, supera ancora la quota di diplomati e laureati. Il 56,2 per cento di siciliani che hanno conseguito come massimo titolo di studio la licenza media è quasi doppio della percentuale dei paesi Ue: il 28,5 per cento. Anche per numero di laureati in ambito scientifico-tecnologico siamo al palo: appena 8,6 uomini ogni mille abitanti fra i 20 e i 29 anni. Ma in tema di scuola il divario parte da lontano: in Sicilia solo il 32,8 per cento dei Comuni ha attivato il servizio di asilo nido, un dato che se non si discosta troppo dalla media nazionale (37,6 per cento), risulta invece molto lontano da quella di altre regioni autonome come il Friuli Venezia Giulia (56,2 per cento) e Valle d´Aosta (64,9).
Lavoro. Le cose non migliorano se si volge lo sguardo al mercato del lavoro. La Sicilia è in testa alla lista delle regioni italiane per tasso di disoccupazione. Ma quello che preoccupa maggiormente è la quota di giovani (15/24 anni) in cerca di una occupazione: quasi 4 su 10. I giovani veneti in cerca di una occupazione sono poco più del 10 per cento. Valori simili in Lombardia e Emilia Romagna. A livello nazionale se ne contano 21 su cento, quasi metà. Ancora meno (il 15 per cento) in ambito europeo. Anche la cosiddetta disoccupazione di lunga durata (senza lavoro e paga per 12 mesi o oltre) è da record in Sicilia. Quasi 6 disoccupati siciliani su 10 sono fermi da oltre un anno. Nel 2008, anno di riferimento del confronto, in Italia se ne contavano 45 su 100 e "appena" 37 su 100 in Europa. Ed ecco spiegati i tanti trasferimenti al Nord o all´estero in cerca di lavoro. Anche perché, quando va bene e il lavoro c´è, una volta su 5 è in nero: niente contributi, diritto alla malattia e con una misera paga.
Attività produttive. Del resto, in Sicilia ci sono poche imprese (appena 47,4 ogni mille abitanti). Ma, soprattutto, ci sono poche aziende e imprese innovatrici: quelle cioè che sono capaci di lanciare sul mercato prodotti innovativi in grado di vincere la concorrenza. E il turismo, quella che dovrebbe essere l´industria elettiva dell´Isola? Pochi posti-letto e strutture ricettive: appena 36 posti letto ogni mille abitanti. Nulla in confronto ad altre realtà nazionali. In media, tra stanze d´albergo, campeggi, agriturismo, bed & breakfast in Italia ci sono 75 posti letto ogni mille abitanti. Ma in Calabria e Sardegna, tanto per rimanere al Sud se ne contano rispettivamente 97 e 113. E come numero di posti letto per mille abitanti anche la Basilicata ci surclassa. Il dato sull´occupazione nel settore turistico la dice lunga: in Sicilia sono il 4,4 per cento del totale, meno della media nazionale del 5 e di altre regioni a vocazione turistica come la Sardegna (6,4 per cento) e la Toscana (6,8).
Economia. In un contesto di desolazione economica, i redditi familiari sono risicati e tanti siciliani si ritrovano invischiati nel baratro della povertà. Un aspetto, quest´ultimo, davvero preoccupante. Un individuo su tre, dalle nostre parti, vive in una famiglia povera. Un gruppo familiare che per tirare avanti può contare su meno di mille euro al mese. In questo contesto, il divario con il resto del paese è inquietante. E, le ultime notizie in termini di aziende che decidono di delocalizzare la produzione, non lasciano intravedere un futuro roseo. In Lombardia i "poveri relativi" sono pochissimi: 5 su 100.
Fonte: www.repubblica.it
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