Kef’Art un laboratorio da cui attingere e a cui dare: da frequentare!

ritratto di Pino Lo Presti

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Non sempre - come tutti voi, penso - riesco a fare quello che vorrei riuscire a fare, e così dei “servizi” scivolano indietro, incompiuti, per la necessità di nuovi altri.
Ma questo ci tenevo veramente a finirlo ritenendo che potesse essere interessante al di là della cronaca. D’altra parte, per laltracefalu, non è fare cronaca lo scopo principale.
(siamo a Domenica, 24 luglio)

Non è tanto quello che sono riusciti, con i loro pochi mezzi a disposizione, a mettere su come “spettacolo” che è importante ma quanto - dalle parole della stessa neo presidente, M. Concetta Farinella - si evince:

“... la nostra soddisfazione per essere riusciti nell’obiettivo che ci eravamo prefissati che era quello di riuscire a far esprimere i ragazzi di Cefalù, i nostri coetanei; ragazzi che spesso ritroviamo in giro per le strade e che poi hanno effettivamente delle grandi risorse, delle grandi capacità”.

Un buon bicchiere di birra pure ci sta quando le energie riescono a fluire in maniera socialmente creativa; solo allora l’esperienza dello stare insieme, da positiva esperienza umana, diviene Cultura, malta di civiltà.

M. Concetta ha aggiunto: “ Questi sono dei micro-momenti che offrono a noi ragazzi veramente delle opportunità che sono quelle di farci conoscere oltre le etichette, quelle comuni che si fa la gente.
Siamo contenti di aver creato questo contenitore e di come sono andate le cose anche quest’anno”.

“Siamo partiti dalla Corte delle Stelle è vi siamo tornati, alla conclusione della manifestazione, perché noi speriamo che questo luogo - che noi abbiamo tentato un minimo di ripristinare (anche se non è stato facile) -, venga utilizzato per momenti culturali, per momenti di riflessione e di incontro, e che sia un po’ “di partenza” anche per chi si vuole impegnare in questa città. Speriamo che, dopo questo Kef’Art festival 2011, ci siano altri artisti e altra gente che vengano qui ad onorare anche la memoria di chi ha messo “la prima pietra” in questo posto, a rivalutare questo luogo che penso che per i cefaludesi sia importante".

- qualcuno ha “toccato ferro”!

M. Concetta ha quindi presentato Gabriele Marino il quale ha parlato del suo libro-non-libro, "Britney canta Manson e altri capolavori", che descrive un inedito viaggio in una particolare zona dell’universo della critica musicale (di questo riferiremo alla fine, per chi gli andasse).

- Gabriele Marino

- quando alla Corte delle Stelle non ci saranno più grate sarà il segno di una auspicata maggiore integrazione dei giovani tra loro e la società

E’ stata la volta poi del gruppo “LADRI DI ARANCE (experimental jazz-swing trio)

In serata è stato presentato il videoclip "VERTICAL STICK" , primo pezzo inedito dei Neon Flux, progressive rock band cefaludese (non siamo stati presenti)

E’ stata la volta quindi della proiezione del documentario "INDIAN FLOW - Appunti di un viaggio in India", di Giuseppe Petruzzellis

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- Giuseppe Petruzzellis

Si possono trascorre delle lunghe ore assieme, fra l’altro, anche ascoltando musica rock “d’epoca”, del “secolo scorso” quando ancora il supporto era costituito da un disco "in vinile"

- Marco Iacono, Mirko Andreassi, e Gabriele Marino

I "SUPERSTEREO PLAYS KEF'ART - BE THERE OR BE SQUARE" a cura di Davide Cesare,
Gabriele Marino, Marco Iacono e Mirko Andreassi.

- ormai dei "reperti"!


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”Britney canta Manson e altri capolavori"

Gli antefatti
Si tratta della pubblicazione della Tesi (estate del 2008) le cui gestazione risale però a molto tempo prima. Pensata su un libro che J. Joyce scrisse, dopo l’Ulisse, frutto di vicende esterne ed interne molto travagliate, mastodontico, di cui non si parla molto e che forse nessuno ha mai letto tutto. Ma presto ho abbandonato l’impresa. D’altra parte, Umberto Eco, rispondendo ad una mia lettera, in una sua mi scriveva: “non consiglierei di fare una tesi su questo argomento nemmeno al mio peggior nemico”.
Da lì, attraverso molti cambiamenti sono arrivato al discorso dei “dischi immaginari”. Come mai?

Il libro parla di recensioni di dischi immaginari.
L’interesse era cercare di capire come funzionava la critica musicale come forma di scrittura (per cui la scelta degli esempi più estremi, le eccezioni più assurde come quella in cui si parla di una musica che non esiste).
Ne ho raccolti nove esempi, quasi tutti americani e italiani.
C’è una parte iniziale in cui si cerca di definire cosa sarebbe la critica musicale, distinguendola poi in critica poetica (cioè discorsiva), giornalistica e analitica di matrice musicologica. A supporto dell’analisi del carattere della critica vengono fatti dagli esempi di autori anche molto diversi per formazione e temporaneità, collegandoli con il loro rispettivo contesto storico.
Si parla di recensioni soltanto di musica rock.

Di questi elementi, individuati ed analizzati (di recensioni di dischi immaginari), ho tentato di trarne una tipologia, creando delle categorie: recensioni di dischi inesistenti di artisti esistenti; di dischi inesistenti di artisti inesistenti; e poi ancora la “bufala” (cioè lo scherzo mediatico, su dischi esistenti ma con lo scopo di ingannare il pubblico); e le recensioni che invece programmaticamente si propongono come fittizie e immaginarie.

La domanda è: perché occuparsi di una cosa del genere?

Una prima e immediata ragione è interna alla logica stessa della scelta di una tesi universitaria: la circostanzialità dell’oggetto e la evidenziazione caratteriale dei suoi tratti, dunque la estrema definizione dell’oggetto della tesi.

In ultimo perché, così come i romanzi - parlando di persone e fatti che non esistano - dicono qualcosa della realtà esistente, così parlare di musiche che non esistono è un po’ anche parlare di musiche che “esistono”!

Marino, entrando poi in maniera particolareggiata in ciascuno dei nove esempi, evidenzia anche come qualche critico parlando di musiche “ideali” (prodotte insieme da grandi artisti che magari non esistono) abbia innestato un processo mediatico e quindi di mercato per cui poi quella musica in qualche modo è stata veramente prodotta per quanto da semplice “turnisti”, trovati alla buona, pur di soddisfare una “attesa” così comunque stimolata.

“Un disco-truffa che vendette tanto da essere definito il disco dell’anno. Strani fenomeni nel mondo del giornalismo”.

Anche le altre recensioni, prese ad esempio nel libro, fanno, in un modo o nell’altro, lo stesso, producendo fenomeni di tipo diverso.
Un disco che prende per i fondelli i Fans di un’artista, quello che prende per i fondelli i critici musicali, il disco che s’inventa un gruppo i cui tratti fanno piuttosto pubblicità a tutta una serie di fenomeni musicali e culturali sommersi, non supportati dai media
.

Il caso che ho posto al centro è l’unico caso di “recensione di dischi immaginari” portato avanti nel tempo da una rivista specializzata da parte di un critico, Dioniso Capuano, il quale - nella sua Rubrica “mission impossible” - tenta di sviluppare due discorsi: uno è quello di una sua poetica personale sull’apocalisse della musica; l’altro è quello di creare dei dischi “da sogno” attraverso una serie inimmaginabile di dettagli inventati, tanto da - la realtà di quel prodotto - risultare verosimile, plausibile.

Esistono tantissimi dischi che non esistano ma che potrebbero benissimo esistere; visto che esistono tantissimi dischi, tanto strani, tanto assurdi da sembrare loro invece assolutamente implausibili.
La cosa interessante è che, parlando così da vicino - descrittivamente - di questi dischi teorici, Capuano ha finito con l’anticipare eventi discografici reali.

Chi si inventa queste critiche immaginarie certo lo fa anche per una questione di “esercizio di stile” (perché alcuni non si considerano semplici giornalisti ma “scrittori di musica”) ma anche perchè - in una data condizione discografica “alla frutta”, di “riciclo” - l’ultima spiaggia può essere oggi solo “inventarsela” quella musica e inventarsi un disco.

E’ stata questa una ricerca che si colloca all’interno della considerazione dell’Arte come “gioco e contraffazione”.
Fenomeni analoghi sono presenti in ambiti anche distanti dalla critica musicale, come quelli dei finti libri o dei finti documentari; anche in ambito letterario c’è di tutto: scrittori che scrivono con pseudonimi, scrittori che si inventano scrittori che recensiscono libri che non esistono, oppure scrittori che s’inventano il "dizionario degli scrittori razzisti d’America"!

Qual è la morale di tutte queste costruzioni immaginarie?
Tutte queste costruzioni o utopie cercano in reltà di parlare della realtà, parlando di altro.