CRISI: SICILIA NEL CICLONE E LA PROTESTA OCCUPA PIAZZE E AZIENDE

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Dalla Fiat di Termini Imerese all'Italtel di Carini. Dalla Keller alla Sielte. Passando per Fincantieri, a Palermo, e per la Zappala', nel cuore della Sicilia, fino a Telefono Azzurro. E' qui la crisi, che non molla la regione nonostante quei cori nazionali su "il peggio e' passato", che al di qua dello stretto appaiono piu' che mai stonati. Lavoro e industria a perdere, insomma.
Non regge neppure il terzo settore. E, cosi', il ciclone, che ancora fa sbandare pericolosamente l'economia siciliana, soffia sul fuoco della protesta. I metalmeccanici della Fiat di Termini Imerese hanno attuato questa mattina scioperi spontanei in risposta alle dichiarazioni dell'a.d. del Lingotto, Sergio Marchionne, che da Detroit ha definito inevitabile la chiusura dello stabilimento siciliano e ha invitato i sindacati ad "accettare la realta'". Alcune squadre di operai hanno interrotto il lavoro dalle 7.30 alle 8.30 e poi dalle 9.30 alle 10.30. Domani e' in programma lo sciopero di otto ore proclamato da Fim, Fiom, Uilm e Ugl, che terranno una manifestazione a Palermo, davanti all'Assemblea regionale siciliana convocata nel pomeriggio proprio sulla crisi del sito siciliano: i deputati approveranno una mozione sulle sorti dello stabilimento e dell'Italtel. "C'e' un clima di tensione e le parole di Marchionne lo rendono ancora piu' teso - dice Roberto Matrosimone della Fiom - sono dichiarazioni che dovrebbero avere risposte dal mondo politico e dalle istituzioni". "Noi continueremo a batterci per Termini", assicura il leader della Cgil Guglielmo Epifani, "abbiamo un tavolo di confronto a Roma per dare a Termini la prospettiva che deve avere nel settore dell'auto, perche' non c'e' nessun altra attivita' che puo' dare un'occupazione a quei lavoratori in un'area dove non c'e' altro". "Di che realta' parla Marchionne? Guardi in Italia", replica a muso duro pure il segretario generale della Uilm, Antonino Regazzi, che aggiunge: "Non vogliamo ignorare la realta' e questo significa che in Italia si producono troppe poche automobili. E' il secondo Paese industrializzato in Europa che produce meno vetture di Belgio e Polonia, tanto per fare degli esempi. Questa e' la nostra realta', qual e' quella di Marchionne? Noi siamo in Italia e dobbiamo dobbiamo tornare a produrre almeno 1,3 milioni di auto. Proporremo agli altri sindacati uno sciopero generale del gruppo per due ore".
Fonte: www.agi.it