Il siciliano a scuola: è legge

ritratto di Gianfranco D Anna

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19 maggio 2011 - La legge è culturalmente rivoluzionaria: dall’anno prossimo nelle scuole sarà previsto l’ insegnamento della lingua, della storia e della letteratura siciliana. L’Assemblea regionale siciliana l’ha approvata ieri sera con 45 voti a favore. Tocchera’ adesso all’assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino, concordare con gli organismi scolastici le forme per applicare la legge nelle scuole, attraverso il coinvolgimento di dirigenti e docenti.
”Siamo fieri della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Per questo sono orgoglioso di questa legge che preserva il nostro immenso patrimonio storico e letterario e pone le premesse per renderlo parte integrante dei processi formativi delle nuove generazioni. Sono certo che e’ con questa consapevolezza che il parlamento ha approvato il disegno di legge proposto da Nicola D’Agostino per l’istituzione di un modulo didattico sulla storia, sulla letteratura e sul patrimonio linguistico della Sicilia” ha detto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
“Fondamentale per i giovani la conoscenza della storia e delle tradizioni del nostro popolo” anche per il vicepresidente vicario del Gruppo del Pdl all’Ars, Salvo Pogliese. Che aggiunge: “Essere fieri delle proprie radici e’ la migliore testimonianza della valenza culturale di un popolo”.
Per Titti Bufardeci, presidente del gruppo di Forza del sud all’Ars “questa legge non fa che regolamentare una disposizione che il governo nazionale ha diramato ed e’ importante per far conoscere nelle scuole siciliane la storia e la lingua siciliana. I giovani siciliani devono conoscere ed apprezzare la cultura ed il dialetto per salvaguardarli dall’oblio”.

Lingua e letteratura siciliana ora si studia a scuola
Articolo di Elena Di Dio

19 maggio 2011 - Non solo Sciascia, Verga e Pirandello. Ma anche Gesualdo Bufalino, Vitaliano Brancati, Goliarda Sapienza e un “minore” come Turi Vasile. Gli autori siciliani – tutti quelli che danno lustro al patrimonio linguistico regionale e splendore alla letteratura italiana – saranno materia di studio nelle scuole dell’isola. Un progetto possibile grazie al disegno di legge divenuto ieri legge della Regione siciliana che introduce lo studio della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole elementari, medie e superiori.
Padre della norma è il deputato regionale del Mpa, Nicola D’Agostino primo firmatario del disegno appoggiato nell’iter parlamentare da un gruppo “trasversale” di deputati regionali, Vincenzo Vinciullo del Pdl, Totò Lentini dell’Udc, Franco Rinaldi del Pd e Livio Marrocco di Fli. “Innanzitutto è necessario – attacca subito D’Agostino – non banalizzare la valenza della legge che introduce lo studio del siciliano nelle nostre scuole. Non si tratta di insegnare il dialetto. La legge diciamolo per esteso, prevede l’introduzione dello studio obbligatorio della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano, quest’ultimo riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco”.
Non pensa che in tempi di marcata divisione fra aree del Sud e del Nord Italia, inserire l’obbligo di studio nelle nostre scuole, possa essere considerato come ulteriore segnale di divisione, come ad esempio sembrano fare alcuni dirigenti leghisti?
Assolutamente no. Cosa c’è di secessionista nello studiare la storia della propria regione, cosa c’è di irriverente nel desiderare che si conoscano delle nostra storia e della nostra cultura i dettagli che i grandi libri di storia taciono o considerano poco importanti. Guardi io sono partito dalla mia ignoranza. Non conoscevo la storia della Sicilia, aderendo ad un partito autonomista ho ritenuto importante documentarmi e sono certo che guarderemmo in modo diverso alla storia futura siciliana se conoscessimo meglio il nostro passato.
E il dialetto, non teme che in qualche modo si possa radicalizzare una ghettizzazione delle categorie meno protette?
Il progetto è serio. E per realizzarlo ci vuole un coordinamento di esperti che prevedano con attenzione i moduli di insegnamento nelle scuole e le modalità differenti per elementari, medie e superiori. Non vuole essere una caricatura, vuole essere una legge seria che preveda lo studio della nostra letteratura – oltre i grandissimi autori siciliani che rendono già straordinaria la nostra poesia, non solo Verga, Pirandello o Sciascia ma anche i poeti, i letterati, gli scrittori che giustamente o meno giustamente non finiscono nei libri di scuola e sono oscurati ingiustamente. Quanto al dialetto, credo che ci sia un vizio di fondo nel dibattito. Anche in quello che si è svolto con i miei colleghi parlamentari. C’è la vergogna di avere una lingua così ricca più antica dello stesso italiano. Quanto all’applicazione della legge ci tengo a sottolineare che le previsioni della nostra legge sono aderenti alla riforma Moratti che riserva alle autonomie locali il 30% della programmazione del corso di studi.
Ora però bisognerà prevedere l’attuazione delle indicazioni previste nella legge. L’assessore alla pubblica istruzione, Mario Centorrino, cosa pensa della legge?
Come si può vedere, nel testo della legge, l’attuazione e le indicazioni (ore di studio previste nel piano curriculare, libri di testo, insegnanti…) per attuarla prevedono la delega praticamente totale all’assessore regionale alla Pubblica Istruzione. Centorrino è entusiasta del documento e sarà un esecutore convintissimo del nostro progetto. Ne abbiamo parlato a lungo e ci siamo ritrovati sull’argomento.
Pensa che già dal prossimo anno scolastico si possa prevedere un piano di studi che preveda Lingua, storia e letteratura siciliana fra le ore di insegnamento?
Ammesso che in tempi rapidissimi si convochi il pool di esperti, ci si interfacci con l’ufficio scolastico regionale, e per la serietà obbligatoria del piano di studi da approntare, è immaginabile che nel prossimo anno scolastico si avviino le sperimentazioni nelle scuole siciliane. Per il piano di studi completo, dobbiamo prenderci il giusto tempo.

Fonte dei due articoli: www.blogsicilia.it – 19/05/2011