Giacomo Giardina, poeta pecoraio-futurista - 5° “Incontro d’Autore” al Mandralisca
27 Marzo 2011, 06:28 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti]
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Anche se nel riferire del precedente incontro - quello con I. Buttitta (https://www.qualecefalu.it/lac/node/4087) - ho riportato erroneamente che questa Rassegna era un momento della più ampia: “Passare il mare” (sempre promossa dalla ASSTART), mi permetto tuttavia di vedere lo stesso, tra le due, una organicità ad un unico progetto-disegno.
In entrambe le Rassegne infatti si sviluppa lo stesso tema: l’Incontro.
Se con “Passare il Mare” si voleva sensibilizzare a guardare in maniera più approfondita e meditata ai “migranti” per disporci ad incontro più ricco e creativo con loro, se con “Ritratti d’Autore” lo scopo è di disporci ad un migliore incontro con i nostri maggiori autori letterari siciliani contemporanei (cioè “con noi stessi”, la nostra “coscienza), vi è nel rapporto poi tra i due momenti la indicazione di come si debba realizzare l’Incontro.
Perchè un incontro avvenga non ha senso infatti “essere sensibili”, “conoscere”, la identità dell’altro senza, ancor prima, conoscere la propria; in assenza di questa consapevolezza, la conoscenza dell’altra Identità risulterà alienata e, negli esiti, molto poco creativa.
Tanto più si ha chiaro chi si è, tanto più chiara sarà la percezione della funzione dell’altro e, quindi, tanto più “a fuoco” sarà la sua conoscenza.
Questa la consueta presentazione dell’ottimo “padrone di casa”, Manlio Peri:
Cari amici,
come sempre, sono felice di dare a tutti voi il benvenuto mio personale e della Fondazione Mandralisca ad un nuovo appuntamento del nostro ciclo “Ritratti d’Autore” che, insieme all’Associazione SSTART, abbiamo voluto dedicare alla rievocazione di alcuni tra i maggiori scrittori siciliani contemporanei. Con l’incontro di stasera giungiamo al terzultimo del ciclo, ed anche se non vogliamo ancora trarre bilanci, il fatto che anche questa sera siate intervenuti numerosi ci fa ritenere che abbiate gradito la nostra offerta e la scelta degli autori che abbiamo voluto proporvi. Ancora una volta, desidero quindi ringraziare l’Associazione SSTART, nelle persone di Maria Giuliana e Filippo Lo Verde che hanno suggerito l’iniziativa e collaborato alla sua realizzazione. E desidero ringraziare ancora Sergio Gianfalla per la sua preziosa collaborazione.
Anche l’incontro di questa sera – come quello di sabato scorso – è dedicato a ricordare la figura di un poeta: dopo Ignazio Buttitta è infatti la volta di Giacomo Giardina, un autore siciliano tanto e per tanti versi straordinario, quanto poco noto al grande pubblico e meritevole, a mio avviso, di essere portato a conoscenza di una più vasta platea di lettori. E’ curioso che tra i due poeti tanti siano i punti di contatto. Vivono più o meno nello stesso periodo: Buttitta nasce infatti a Bagheria nel 1899, Giardina a Godrano nel 1901, a soli due anni di distanza; entrambi concludono la loro vita a Bagheria nei primi anni ’90, a brevissima distanza l’uno dall’altro.
Entrambi sono di origini modeste: Buttitta è infatti figlio di un commerciante, Giardina di un maestro di scuola, e nessuno dei due prosegue gli studi oltre le prime classi delle elementari. Entrambi sono costretti nell’adolescenza e nella giovinezza a sobbarcarsi ad umili lavori: Giardina fa addirittura il pecoraio nelle campagne di Godrano. Eppure entrambi, ad un certo punto della loro vita, si scoprono poeti, a conferma che la poesia può nascere e fiorire nelle situazioni più insolite e nei contesti più inattesi.
Ad attrarre Giacomo Giardina è addirittura la poetica futurista, e proprio il fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, fu colui che lo scoprì e incoraggiò nelle sue esperienze poetiche.
Un autore, quindi, di grande interesse del quale però non voglio dire di più perché a parlarne diffusamente abbiamo qui questa sera Nuccio Vara, autore tra l’altro del documentario “Bosco per verso. Giacomo Giardina” al quale potremo assistere tra poco e il giovane critico cinematografico Franco Marineo che commenterà dalla sua prospettiva lo stesso documentario.
Quanto a Nuccio Vara, non credo siano necessarie presentazioni, sappiamo tutti che è caporedattre di Rai Sicilia ma, essendo un mio compaesano, ci lega una pur lontana frequentazione. Lui ragazzino io un po’ più avanti negli anni vivevamo a Collesano nella stessa strada e ricordo con grande nostalgia quei tempi spensierati.
Ringrazio quindi Nuccio per aver accettato di intervenire a questo incontro e auguro a tutti buona visione e buon ascolto.
E’ seguita la proiezione del bel film diretto da Nuccio Vara per Rai-tre negli anni ’80.
A seguire, l’Autore ci ha raccontato,con richezza di aneddoti, della sua ideazione e costruzione e dei suoi personaggi ed attori; in particolare ovviamente del Poeta pecoraio e del suo rapporto con Guttuso, e Buttitta e di altri personaggi e momenti della cultura del suo mondo.
Franco Marineo, nel ruolo ancora una volta di “provocatore” ha puntato il dito sulla sfera affetivo-sessuale di Giardina, sul suo rapporto col fascismo e sulla apparente contradittorietà tra il suo essere futurista ed essere bucolico.
Una lettura meno “intellettualistica” è più aderente al profilo dell’uomo è venuta da un testimone di un paese vicino, Cefalà Diana, che lo ha visto già da bambino e in una dimensione più paesana se non domestica.
“Giardina a Cefalù veniva spesso in occasione dei fine-ciclo del liceo artistico portato da Francesco carbone, suo amico intimo di gelatina, il quale, a sua volta, era invitato dalla Preside a fare il discorso di fine anno.
Francesco Carbone si faceva spesso accompagnare da Giacomo Giardina che leggeva le sue strampalate poesie.
Nei ragazzi, in principio, il suo modo di parlare, di recitare, suscitava qualche ilarità, qualche preconcetto. Dopo la prima strofa però c’era un silenzio assoluto perché quella “città”, quel “bosco-città”, quella meravigliosa poesia su Busambra, tavolozza, colori, e così via incantavano.
Qualcuno dei ragazzi della scuola di allora dovrebbe ricordarsi di un qualcuno strampalato, di un “Don Chisciotte” che veniva a fare il fine anno.
Veda, è un pò offensivo il discorso, le perplessità, sull’amore di Giardina o sul suo orientamento politico. Se prima della guerra era fascista non lo sò, ma che dopo la guerra sia stato di idee di sinistra mi risulta certo anche se non faceva politica attiva. Aveva i suoi concetti; Godrano nel dopoguerra era un feudo della democrazia “crastiana”, col 99% dei voti. Giardina difficilmente votava Dc, questo per chiarire.
Il grande amore, se era vero o non era vero e frutto della fantasia ...
Giardina nei suoi discorsi - quando abbiamo visto i ragazzini a Ficuzza che gli tiravano le pietre -, diceva: “a Diana di porto”: il massimo male che poteva loro evocare!
Giardina era amato e rispettato perché era soprattutto un galantuomo; più che un poeta - secondo me - è stato un menestrello che diffondeva cultura di casa in casa; vendeva la spagnoletta, il nastrino, la sottoveste, la cosina ma con educazione, rispetto e nello stesso tempo ci leggeva “voglio il latte della capra nera” o quello della capra bianca, ci leggeva i suoi racconti, io ragazzino, le sue poesie.
Quindi è stata una biblioteca ambulante per Godrano.
E non lo invitavano perché gli volevano - scusi (perché ho capito questo) - “offrire il pranzo”; al matrimonio o al battesimo lo invitavano perché lo volevano bene e lo volevano rispettare.
Io ho 75 anni e da ragazzino gli andavamo dietro, gli facevamo qualche sberleffo (non eccessivamente cattivo, che sia chiaro) solo per sentirci dire: “Diana di porto” . Godrano e Cefala Diana distano appena 5 km, ma c’era il campanilismo.
“Rantuni” è un forestiero”.
Alle osservazioni circa la sua presunta fede fascista, l’intervenuto osserva che a Godrano, per 36 anni - dopo la seconda guerra mondiale -, c’è stato il fascismo e il Giardina era di sinistra.
Il signor Buttitta veniva a Godrano, dopo la guerra, ha conosciuto Giardina, ne approfittò per le sue conoscenze...; l’unico che ha fatto qualcosa per Giardina forse è stato il senatore Speciale, comunista, che gli ha fatto avere quella piccola pensioncina, e Francesco Carbone poi secondariamente.
La poesia di Giardina è meravigliosa soprattutto se ascoltata dalla sua viva voce. Io ho parecchi scritti ma sinceramente non mi piace certe volte leggerli e nemmeno ascoltarmi; sentir lui sinceramente era ... con quella sua parlata tremolante - o che si bloccava e riprendeva -, il suo fare sbuffante, stantuffante ... forse perché mi ricorda tante cose, ma certamente c’era “lirica” in certi suoi scritti: non in tutti ma in qualcuno certo”.
Giuseppe Saja ha parlato del rapporto fra il fascismo e il futurismo ma soprattutto del documentario per ciò che dice del futurismo in Sicilia.
“Marinetti diceva che Giardina era un poeta bucolico e futurista; fu questa la caratteristica del futurismo in Sicilia. Marinetti che sapeva riconoscere le specificità culturali nelle diverse regioni comprendeva bene come in Sicilia non ci poteva essere altra via al futurismo se non quella che partiva da una tradizione diversa che era quella della poesia anche bucolica. La Sicilia d’altra parte ho dato un suo contributo fondamentale al futurismo con de Maria che è stato uno dei primi firmatari del manifesto del futurismo e ha contribuito alla sua stesura. Veniva considerato da Marinetti un interlocutore ideale”.
Manlio Peri ha concluso con una considerazione-domanda (considerando, Di Ignazio Buttitta e Giacomo Giardina, la coetaneità e le simili origini territoriai e sociali) circa il quanto può aver inciso la Politica nel destino e sulla fortuna critica di ciascun autore, indipendentemente dalle sue qualità poetiche o letterarie.
Lo Verde, da psicologo, ha ritenuto fosse stato più incidente il carattere (molto più “putiaru” in Buttitta),
Saja ha riconosciuto che l’essere una “Bandiera” politica influisce ma che ciò non esaurisce comunque di certo i “meriti” di un autore, nè il fatto di non esserlo impedisce che si abbiano qualificati estimatori come T. Romano.
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