Consiglio comunale dell’ 1 marzo 2011 - 2° parte “La Vecchia Posta”

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Il Presidente introduce il punto 6: Riqualificazione dell’area dell’ex edificio Postale di Via G.Matteotti e della Villa Comunale – Determinazioni ( Richiesta dal capogruppo Consiliare Rosario Lapunzina).

Lapunzina
Questo è un argomento importantissimo.
Se ne è parlato tanto qualche anno fa, come quello che per ora è sulle pagine dei giornali e dei blog denominato “pietra della memoria”, ma se di questo, fra qualche mese o fra qualche anno, ce ne dimenticheremo, di quello dell’ex ufficio postale non ce ne siamo dimenticati e non ce ne dimenticheremo.
Se n’è parlato tanto, e con stupore, alla notizia che veniva venduto un locale sul quale già avevamo la quasi certezza. Ricordo i titoli dei giornali in quei giorni, e la nostra Interrogazione alla quale non abbiamo mai avuto risposta.

Quale è brevemente (perchè poi ne parlerà l’Assessore) la storia.
La storia vede l’Amministrazione precedente impegnata, nel 2004, all’acquisizione dell’immobile di proprietà delle Poste italiane.
Leggo una nota del sindaco Vicari del 21 giugno 2004: “

A seguito di numerose trattative, finalmente l’Area Territoriale Immobili Acquisti SUD 2 - Poste Italiane, ha trasmesso al Comune la nota prot. n°16337 del 17.06.2004, che si allega in copia, con la quale ha definito l’offerta per l’acquisto dell’immobile sito in Cefalù Via Giacomo Matteotti, di proprietà delle Poste Italiane, in favore di quest’Ente per il pezzo € 438.988, 36, oltre imposte e tasse come per legge.
L’acquisto del superiore immobile per il Comune è di grande importanza per gli scopi sociali ai quali potrebbe essere destinato e nella considerazione che è itinere un progetto che riguarda l’intera area in cui è ubicato lo stesso immobile.
Per quanto sopra si dispone che i signori in indirizzo, ciascuno per la parte di propria competenza si attivino nella predisposizione degli atti necessari all’ottenimento del finanziamento per l’acquisto del succitato edificio.
Si dispone, altresì, che il progetto relativo al rifacimento della Villa Comunale, comprendente anche il superiore immobile venga integrato con la ristrutturazione e il restauro degli interni dell’edificio di cui in oggetto.

Delibera di Giunta del 29.22.’04, n° 339

(segue parere contabile favorevole)

Così scriveva il sindaco di allora al Direttore generale dott.ssa Buarnè, all’ingegnere Matteo Crisà, al ragioniere Salvatore D’Antoni e al Presidente del consiglio Dolce. L’offerta allegata era di 438.988 euro e c’era la disponibilità, da parte dell’Ente Poste a vendere l’immobile al comune di Cefalù.

Da lì ci sono stati una serie di passaggi e anche degli annunci fatti, dalla stessa Aministrazione, dove veviva annunciato che eravamo “lì ad un passo” dall’acquisto del predetto immobile. Poi si presentò anche un progetto - per il finanziamento - della villa comunale (se ne diede incarico all’ingegnere Tuzzolino), quindi si cominciò anche a pubblicizzare il fatto che avevamo avuto un finanziamento di € 1.200.000: per fare cosa? Per “riusare questo edificio e per valorizzare tutta la villa comunale”!
Vi era previsto, in particolare, un Centro polivalente (proiezioni cinematografiche, riunioni e conferenze, 10 postazioni Internet) per cui l’antica villa sarebbe diventata “il cuore pulsante” dell’area; e tante e tante altre cose che sono state soltanto scritte.

Succede poi però che un giorno scopriamo che alcuni privati hanno acquistato il locale!
A cosa fatta, ci informiamo come sia successo. Ci rendiamo conto che vi era stata una Nota, indirizzata al comune di Cefalù, dove si diceva che l’immobile veviva posto in vendita (vi era stata anche una pubblicazione dell’avviso-d’asta sul Giornale di Sicilia) con un prezzo di base d’asta di € 550.000,00.
Questa nota misteriosamente non viene presa in considerazione dagli uffici, nonostante asegnata al Gabinetto del sindaco e all'uFFicio Tecnico olytre ad essere indirizzata al'Ufficio patrimonio.Nessuno ha comunicato alle Poste: “Attenzione, noi abbiamo una trattativa in corso, non potete vendere così, all’asta, senza considerare che il comune di Cefalù ha già con voi una trattativa”.
Quindi, dei privati acquistano l’immobile al prezzo di € 555.000. A quel punto ci sono delle manifestazioni di stupore da parte dell’Amministrazione attuale (qualche cittadino ha fatto anche una denuncia alla Procura della Repubblica - di cui non sappiamo l’esito ). I privati acquistano (anche noi, come Gruppo consiliare) prendiamo posizione con una Interrogazione, inviando successivamente una lettera al Sindaco, il 16 ottobre 2009.
Tutti i consiglieri ricevono una risposta dal Sindaco il 2/11/2009, che ci dice che la questione viene seguita con grande attenzione da parte dell’Amministrazione per cui sicuramente si troverà una soluzione favorevole al comune di Cefalù.
Da quella data, ho fatto decine di telefonate all’assessore Bomaviri (a cui devo dare atto, stasera - con sincero ringraziamento - perché risponde sempre al telefono ma anche alle mie interpellanze verbali). Nonostante ciò dell’argomento non si è mai occupato il Consiglio comunale. C’era stato promesso che l’argomento veniva portato in Consiglio perché doveva decidere e prendere posizione sulla questione. Per questo sarebbe opportuno prima sapere quali sono gli intendimenti dell’Amministrazione, se è vero che i privati hanno presentato un progetto presso l’ufficio Urbanistica (questa sera avremmo gradito la presenza dell’ingegnere Duca), cosa ha risposto il Comune a questo progetto, ecc..., e infine se i cittadini di Cefalù possono nutrire speranza che questo locale possa essere utilizzato per fini pubblici e non per - per quanto legittime - finalità lucrative private.

Bonaviri
Desidero fare dei piccoli cenni storici sull’argomento perché anche nella opinione pubblica vi è tanta confusione per quanto riguarda i motivi per cui quell’area è stata ceduta allora allo Stato, alle Poste e Telegrafi, per la costruzione dell’Ufficio postale.
Fra il ‘52 e il ’57, l’Amministrazione comunale di Cefalù ha espresso la volontà - e quindi ha deliberato - di cedere gratuitamente all’amministrazione postale un’area per la costruzione, in Cefalù, di un nuovo edificio da destinare ad uffici postali e telegrafici. L’area è stata individuata in via Matteotti nei pressi della Villa comunale. Per la parte di proprietà di privati, è stata acquistata dal Comune con deliberazione del 1957. Unica condizione esplicita della Concessione gratuita dell’area era la costruzione di un nuovo edificio postale e telegrafico, e conseguentemente la destinazione dell’area per la suddetta costruzione da adibire esclusivamente ad uffici postali e telegrafici: quindi per la costruzione di una struttura pubblica al servizio della comunità.
La costruzione è stata realizzata e la comunità ha potuto usufruire del nuovo edificio postale.
Successivamente, dopo alcuni decenni, in seguito alla costruzione di un altro edificio postale in via Vazzana, quello di via Matteotti è stato adibito - dalla amministrazione delle Poste - sempre a “struttura pubblica” anche se “non aperta al pubblico”.
Nel 2001, in relazione ad un programma di lavori per la valorizzazione dell’area del suddetto ex edificio postale e di sistemazione della Villa comunale e vie limitrofe, con finanziamento regionale, l’Amministrazione comunale ha intrapreso trattative con Le Poste Italiane per l’acquisto dell’edificio in parola, riconoscendone quindi implicitamente la proprietà alle stesse Poste italiane - in quanto l’edificio continuava ad essere utilizzato, come da condizione espressa nell’atto di concessione gratuita dell’area, come struttura pubblica al servizio dell’ufficio postale -.
Nel 2003, la Giunta municipale ha adottato una Determinazione concernente l’approvazione di un progetto, prevedendo l’esproprio di tutta l’area che aveva ceduto e conseguentemente dello stabile, per una somma di € 413.000.
Nel 2004, la Giunta ha deliberato di provvedere all’acquisto dell’ edificio - attenzione - mediante assunzione di un mutuo quindi senza tenere conto della deliberazione di esproprio; ciò quindi per difetto di coordinamento tra gli uffici.
Cioè, nel 2003 ha fatto un progetto - dove prevedeva l’esproprio dell’area -, nel 2004 gli uffici - senza tenere conto di questo né modificandolo -, hanno detto: acquistiamo l’area con un mutuo!
Allora, per la correttezza della informazione che la Amministrazione deve al Consiglio, non posso nascondere l’amarezza, nel leggere le carte passate, con quanta disinvoltura ed esaltazione alcuni uffici comunali interessati hanno affrontato i vari passaggi della pratica. Molta amarezza è rimasta in me e nell’Amministratore nel leggere questa faccenda. Ripeto, alcuni singoli uffici, non tutti gli uffici comunali si intende.

Conseguentemente alla proposta di acquisto, si è dovuto modificare il progetto provvedendo alla soppressione del piano particellare di esproprio e modificando l’importo del progetto originario.
Nel 2005, una nuova istanza del Sindaco alla Presidenza della Regione.
Nel 2008, il progetto è stato finanziato con importo inferiore a quello approvato. Quindi si è dovuto predisporre uno stralcio funzionale prevedendone l’acquisto. È però, quando si è previsto l’acquisto - quindi si è passati dall’esproprio all’acquisto e quindi allo stralcio funzionario dell’acquisto - il progettista ha fatto un progetto, uno stralcio funzionale, però per esproprio! Ecco i vari passaggi.

Quindi da questo. è rimasta l’amarezza di come è stata seguita, da determinati uffici, questa pratica.

Dopo il 2005, i signori consiglieri sono stati informati - con una lettera del novembre 2009 - sulla cronistoria di tutto quello che è successo. Che mi pare inutile rileggere, due pagine, però se volete... Qual è il principio che ha retto tutta la questione?

Una lettura per riassunto:
A fine 2008, la Presenza della Regione ha concesso il finanziamento dei suddetti lavori; quindi l’Amministrazione ha immediatamente dato inizio alla progettazione esecutiva dell’opera e di tutti gli altri atti tecnici necessari. Successivamente è stata ripresa la corrispondenza con le Poste italiane - e siamo già nel 2009 -; le Poste italiane, con lettera del 2009, hanno risposto di avere attivato un Avviso di vendita (è quella cui si riferiva il consigliere Lapunzina) del suddetto ex ufficio postale con un prezzo a base d’asta di € 550.000, oltre Iva. Non condividendo il modo di procedere delle Poste italiane, con lettera sempre del 2009 - quindi dopo alcuni giorni: 27 luglio del 1009 -, il Sindaco ha chiesto di rivedere la proposizione (lettera delle Poste italiane del 9 giugno) e di concludere il contratto con questa Amministrazione, ciò anche per evitare contenziosi tra due amministrazioni e le lungaggini della pratica di espropriazione.

Si arriva al punto che le Poste ci hanno dato 10 giorni di tempo per potere eventualmente, - anziché affidare l’area alla ditta privata (che nel frattempo aveva fatto l’offerta) - affidarla al Comune.
Ora, noi sappiamo tutti che quando si va a partecipare ad un’asta, o ad una trattativa, bisogna avere i soldi in contanti. L’immaginiamo se il comune di Cefalù poteva avere quei soldi in contanti! Non avendoli, noi, il Sindaco, abbiamo ancora scritto e abbiamo invitato ad una riunione il Responsabile delle Poste. Da questa riunione ne è nato che un certo accordo si poteva ancora creare.
Ecco il succo di quella lettera ancora di speranza del Sindaco.
Dopo alcuni giorni, però abbiamo saputo che hanno ceduto.

Parlava il consigliere Lapunzina di “speranza” di poter riacquistare da parte del Comune. Poiché il progetto è già finanziato e il progetto prevede l’esproprio, io non parlerei di “speranza”, consigliere Lapunzina, io parlerei - con leggi alle mani -, di “sicurezza” perché anziché espropriare - e lo dico con tutta tranquillità - il bene alle Poste, ormai privato, si può espropriare direttamente ai privati. Costerà magari qualcosa in più.

Su che cosa si basa il Comune? Su una relazione, a firma dell’ingegnere Crisà, dove - come normativa urbanistica - diceva che il fabbricato in questione ricade nel Piano Particolareggiato delle zone turistiche e di completamento del Comune, tavola VIII, in zona B3, ove prevista la demolizione dell’edificio di cui trattasi.
Poi, nella Deliberazione del Consiglio comunale n° 114 del 1997 “Esame ed approvazione delle direttive generali”, si parla esattamente di ampliare la Villa comunale demolendo l’ ex ufficio postale. Inoltre, nelle Direttive generali si dice: “Prioritario comunque appare l’acquisizione di un’area idonea, e prossima ai punti di accesso al Centro storico che si dipartono dalla via Roma, per insidiarvi un grande parcheggio multipiano sotto-quota con una piazza-giardino pubblica, polifunzionale, sovrastante; prevedendo un’adeguata sistemazione complessiva di tutta l’area limitrofa, ampliando l’esigua Villa comunale con l’area attualmente coperta dalla sede abbandonate dell’edificio già sede dell’Ufficio postale; che va acquisito e definitivamente demolito.
Ancora - sempre le Direttive generali -: “Tale attenzione riguarda essenzialmente le emergenze costituite dalla caserma Botta, di piazza Cristoforo colombo, della villa Miceli di via Roma e della demolizione dell’ex Ufficio postale di via Matteotti, la cui acquisizione nel Patrimonio comunale dovrà costituire - dice il Consiglio comunale - un determinante impegno amministrativo dell’esecutivo”!
Sappiamo benissimo che le Direttive generali non possono avere valenza in sé e per sé - lo sappiamo benissimo - però non c’è dubbio che l’Amministrazione deve, in ogni caso, seguire quello che è stato un indirizzo preciso; poi noi abbiamo i certificati rilasciati dall’Ufficio urbanistica.
E, quella lettera - indirizzata ai signori consiglieri da parte del Sindaco - dava la “certezza” perché? Perché deve essere investito il Consiglio comunale per qualsiasi cosa si voglia fare in quella struttura; deve essere il Consiglio comunale sovrano, sarà il Consiglio comunale sovrano a determinarsi sulla sorte di quella cosa. Perché qualsiasi cosa si voglia fare dev’essere una Variante allo strumento urbanistico.

Per rispondere all’ultima domanda del consigliere Lapunzina.
Io non sono il tecnico del Comune - quindi non ho la competenza assoluta per quanto riguarda le concessioni edilizie - però posso affermare che i privati che hanno acquistato hanno presentato un progetto; non sono in grado di dire l’eventuale risposta che l’Ufficio urbanistica ha dato o darà.
Dimenticavo: la “certezza” dell’Amministrazione è che la pratica continuato il suo corso, e attualmente la pratica, prima di procedere all’esproprio, ha bisogno - tutti lo sappiamo - del famoso articolo 13 che è stato richiesto, e questa settimana entrante si avrà la risposta definitiva sulla concessione o meno di quest’articolo 13 per poter procedere all’esproprio.
Resto a vostra disposizione per qualsiasi altro chiarimento.

Lapunzina
Mi auguro che ci siano anche altre domande da parte dei colleghi consiglieri perché l’argomento è particolarmente importante.
L’Assessore non si è soffermato sul motivo per cui noialtri non abbiamo bloccato la vendita nonostante siamo stati avvisati con lettera da parte delle Poste.
Noi abbiamo ricevuto una nota, il 9 giugno, indirizzata al comune Cefalù, servizio Patrimonio e al sindaco dottor Giuseppe Guercio; una nota che è stata poi assegnata inspiegabilmente alla Gab e all’ufficio LL.PP, per cui “indirizzata al Patrimonio” va a finire ai “Lavori pubblici” - questo inspiegabilmente -, poi nella nota si parla che c’è la volontà di vendere a € 550.000: “non possiamo che lasciare a codesto Ente” dice la stessa nota “la valutazione circa la possibilità di accedere alla gara di vendita, di cui all’allegato Bando, che siamo lieti di mettere a vpstra disposizione laddove i tempi e le modalità dello stesso risultino compatibili con le vostre esigenze”.
Allora, Assessore, una prima domanda.
In questo Comune può accadere di tutto, come è successo in passato (e non faccio riferimento a persone o fatti perché sono conosciuti da tutti), e l’Amministrazione comunale non prende provvedimenti - non ne ha presi in passato, ma non ne ha presi neanche questa Amministrazione - (tranne questa Riorganizzazione dei Servizi di cui parleremo a breve in questo Consiglio comunale). Provvedimenti di carattere sanzionatorio nei confronti dei Responsabili che sbaglino non ce ne sono.
Ora io - senza avercela con nessuno - le chiedo: ma quando succede un fatto così grave (considerato che, nella continuità amministrativa, il locale delle Poste era un obiettivo da raggiungere acquistandolo a € 438.000), e non si accerta di chi è la responsabilità del fatto che noi, avvisati dalle Poste che avevano l’intendimento di vendere, e nessuno si è mosso per scrivere alle Poste italiane prima del giorno della vendita per dire: attenzione ma che state facendo?
Ci sono montagne di trattative, ci sono Delibere di Giunta, Atti di indirizzo che dicono che noi “dobbiamo acquistare” i locali di via Giacomo Matteotti; Delibere di Giunta della precedente Amministrazione, lettere inviate al direttore e a tutti gli altri, ci sono una serie di trattative che vengono fatte con questo famoso ingegnere delle Poste italiane!
Per cui io la prima cosa che le chiedo, Assessore: scusi, io, da amministratore, farei un’indagine interna - s come si fa in tutti gli uffici quando succede qualcosa di così grave; si deve capire chi è il responsabile di quello che è successo: se è responsabile quello che ha protocollato la posta e magari poi lo ha nascosta e allora sarà una cosa, ma qui la posta è stata assegnata, qui c’è una missiva che dice chiaramente che c’era un giorno già fissato per la gara!

Anche perché le Poste dicono: “in relazione a quanto rappresentato con vostra comunicazione, con la quale si chiede conferma della disponibilità dell’azienda alla vendita dell’immobile in oggetto, che le trattative di vendita con questo ente sin dal 2001 hanno portato solo nel 2004 alla individuazione di un ... di 438 mila euro.”
Dunque le Poste ci stanno dicendo: “noi abbiamo con voi una trattativa già dal 2004 per 438 mila euro, ora stiamo mettendo in vendita per 550”, una Amministrazione doveva subito dire: “attenzione che state facendo, non potete metterlo in vendita”!
Ecco perché dico: sarà fatta un’indagine interna?
Secondo: ma è possibile che dal 2009 aspettiamo la Relazione geologica, poi l’articolo 13, e non si può fare una Variante dello strumento urbanistico - se occorre - oppure addirittura una Delibera, una Dichiarazione di pubblica utilità, riordinando poi il bene all’esproprio e impedendo che nel frattempo si realizzino sullo stesso attività in contrasto con l’interesse pubblico? È possibile che possano passare due anni e questo ancora non viene alla luce? Poi lei dice che non sappiamo cosa ha risposto l’Ufficio alla domanda dei privati. So per certo che l’Ufficio non ha ancora rilasciato Concessioni di sorta. Ma se noi perdiamo tempo, Assessore, noialtri perderemo anche quest’altro treno.
Nella attesa dell’articolo 13, che si può e si deve sollecitare, gli atti da portare in Consiglio comunale sono pronti ? Oppure sono un qualcosa di cui ci dobbiamo dimenticare?

Bonaviri
Semplicemente qualche precisazione.
Abbiamo detto, citando le date, che nel giugno 2009 l’Amministrazione delle Poste ha comunicato al Comune di avere attivato l’Avviso di vendita per € 550.000, più Iva, e che questa è pervenuta al Comune. Non è che il Comune quella lettera l’ha nascosta; il Comune ha immediatamente risposto il 27 luglio chiedendo di rivedere la propria posizione e di concludere il contratto per evitare ulteriori lungaggini per l’esproprio ed eventuali contenziosi. Quindi immediatamente abbiamo risposto.
Non avendo poi le Poste dato risposta a questa nostra lettera, il Comune,con lettera del settembre 2009 (quindi un mese dopo), ha sollecitato le Poste italiane a rispondere alla richiamata lettera del mese di luglio e contemporaneamente ha comunicato che l’Amministrazione stava definendo tutto l’iter per l’approvazione definitiva del progetto (già finanziato dalla Regione) relativo ai lavori di valorizzazione dell’area ex edificio postale. Inoltre la Amministrazione ha detto che il progetto dovrà essere approvato dal Consiglio comunale in Variante allo strumento urbanistico per i motivi illustrati nel Parere del Responsabile dell’Ufficio urbanistica.
Come le vede, abbiamo risposto immediatamente.
Le Poste hanno risposto che, se noi volevamo aderire a questa condizione, dovevano dargli € 550.000 entro 10 giorni: “potrà esprimere la propria richiesta nel termine di 10 giorni dal ricevimento della presente”. Immediatamente il Sindaco ha risposto fissando un incontro con l’ingegnere, il quale è venuto all’incontro nel quale si è confermato la volontà dell’Amministrazione di pervenire all’acquisizione dell’edificio in oggetto ed è stata dichiarata la volontà anche delle Poste di cederlo a questo Comune. Sono sorte però alcune problematiche per la modalità di cessione. Cioè quelli volevano essere pagati subito, e il Comune non aveva nessuna possibilità di farlo. Tutto lì; non è che ci siano stati rinvii, nel tempo, di questa corrispondenza; anzi dell’Asta l’abbiano saputo qualche giorno prima perché l’ufficio di gabinetto aveva fatto un ritaglio dell’avviso pubblicato sul Giornale di Sicilia e ce lo ha fatto pervenire (e devo ringraziare chi ha fatto quest’atto).
Devo quindi dire che le trattative con le Poste sono continuate ma quelli avevano ormai indetto una Gara e non hanno voluto aspettare oltre; e quindi avendo voluto essere pagati subito noi non siamo stati in condizione di poterlo fare. Però non c’è nessun dubbio che la Pratica è proseguita - si c’è stato qualche ritardo, sa dove è stato questo ritardo? Nella Relazione geologica perché purtroppo il Comune non ha potuto nominare immediatamente tecnici per mancanza di fondi - siamo riusciti poi in un modo o nell’altro a trovare quei fondi, abbiamo nominato il tecnico e quindi questi ha presentato la Relazione geologica. L’abbiamo mandata all’ufficio competente regionale e ora siamo in attesa dell’articolo 13. Posso assicurare, signori consiglieri, che la settimana entrante è già fissato un appuntamento tra i nostri tecnici, il nostro assessore ai LL.PP., l’ingegnere Torcivia, e gli uffici regionali, per portare a termine la faccenda dell’articolo 13.
In tutto questo c’è da dire che anche con l’apporto gratuito - lo devo dire - di un geometra di Cefalù, Greco, siamo riusciti a dimostrare che le Poste si erano prese “in più” diverse centinaia di metri di terreno che hanno però regolarmente restituito al Comune.

Calabrese
Devo dire che, dalla cronologia dei vari passaggi amministrativi, - non c’è dubbio - emerge una assoluta approssimazione nella gestione della vicenda, una assoluta approssimazione che chiaramente non è soltanto figlia di questi anni e di questa Amministrazione ma che evidentemente noi cittadini cefaludesi, oggi 1 marzo 2011, abbiamo ereditato dalle precedenti amministrazioni.
Dico subito che con molta probabilità negli anni ‘50 il Consiglio comunale - quando ebbe giustamente a deliberare la concessione gratuita del terreno, o meglio la cessione gratuita del terreno alle Poste -, fece atto sicuramente meritorio per tutta la comunità cefaludese. Certamente forse avrebbe potuto inserire, in questo passaggio, quello che è stato fatto dopo per la Telecom - allora SIP -; se così fosse stato staremmo a parlare sicuramente di “un’altra storia”, cioè l’immobile - come quello della Sip, oggi Telecom - apparterrebbe appunto al comune di Cefalù.
Non c’è dubbio pertanto che in questo marasma di atti amministrativi tra loro in contraddizione (una volta si dice: guarda sono disposto ad espropriare, o meglio sto espropriando; un’altra invece: ora voglio acquistare), non c’è dubbio alcuno che l’atteggiamento dell’Amministrazione, in questi decenni, è stata ballerina, improvvisata: una gestione della vicenda poco lucida, perché evidentemente nei meandri di queste stanze, di questo palazzo, molto probabilmente le carte non passavano come dovevano passare e molto spesso gli uffici non erano tra loro in dialogo, quel dialogo costruttivo che attraverso appunto l’azione politica della Giunta e del Consiglio comunale - come atto di indirizzo - avrebbe dovuto condurre ad una facile e pronta soluzione della vicenda.

Non c’è dubbio che la vicenda è ingarbugliatissima, e che adesso uscirne fuori è alquanto problematico: non impossibile ma problematico.
Volevo aggiungere, a quanto detto dall’assessore Bonaviri, che vero è che se oggi noi espropriassimo il terreno potremmo pure farlo - non c’è dubbio - ma un conto è farlo a certe condizioni (e cioè in una situazione di fatto e di diritto che quella che è), un conto è farlo quando evidentemente il privato - che ha acquistato regolarmente l’area - comincerà a fare dei lavori; e, quindi, se oggi dovessimo espropriarlo a X euro. domani sicuramente questa cifra non sarà più tale ma lieviterà. Ecco per cui occorre pigiare sull’acceleratore, occorre che con immediatezza si porti in Consiglio comunale quanto di sua competenza, perché giustamente questa è una competenza del Consiglio comunale; noi siamo prontissimi a decidere quelle che saranno le soluzioni migliori - nell’interesse della nostra comunità - che ci verranno portate dalla Amministrazione ma occorre correre, signor Assessore, perché se oggi riusciamo “per 500”, domani - se il privato ci va a realizzare un Hotel per esempio - non lo compreremo più a questo prezzo; anche perché sappiamo che la cosiddetta “indennità di esproprio” giuridicamente non è più tale da qualche anno, perché dopo un pronunciamento duplice della Corte costituzionale l’Ente espropriante dovrà andare a pagare qualcosa che non è più una indennità di esproprio ma è quasi il prezzo commerciale dell’area.
Quindi l’auspicio che posso esternare da cittadino ma soprattutto da consigliere comunale è che la Amministrazione al più presto venga in Consiglio, porti all’O.d.g. questo percorso amministrativo che dovrà, in ultimo, certamente portare la comunità cefaludese a riappropriarsi di un’area che - vado a memoria - è costituita da quei terreni che altri illustri cittadini hanno molto spesso donato al comune di Cefalù proprio per amore nei confronti di questa città. E noi, proprio a memoria di questi cittadini che hanno donato a suo tempo questi terreni al Comune - che con altrettanta sensibilità ha fatto sì che questi fondi venissero utilizzati sempre a scopi di pubblica utilità -, ripeto proprio perché parliamo di “memoria”, in questi giorni, sarebbe cosa graziosissima nei confronti di quei cittadini che il comune di Cefalù (in parte donati in parte acquistati) onori appieno quanto è stato fatto, e quindi che al più presto arrivi al Consiglio comunale questa Proposta.
Ci auguriamo che la prossima settimana siamo in possesso di questa benedetta Relazione.

Lapunzina
Resto fortemente deluso delle risposte dell’assessore Bonaviri - non me ne vorrà - perché non si può dire che a luglio il Sindaco “ha immediatamente scritto” alle Poste. Quando il Sindaco ha scritto alle Poste, il bene era stato già venduto!
Quando io chiedo che si facciano degli accertamenti all’interno del Comune, non lo faccio per cattiveria nei confronti di qualche impiegato comunale ma è perché deve pur passare un messaggio all’interno della pubblica amministrazione; non può passare il messaggio che chi gestisce la cosa pubblica, chi chi lavora in un ufficio, poi possa tranquillamente non avere alcuna responsabilità.

Qui c’è una responsabilità della Amministrazione comunale, una responsabilità diretta, perché quando arriva una lettera di questo tipo e viene consegnata al Gabinetto del Sindaco, il Sindaco immediatamente deve sollecitare gli uffici per bloccare la aggiudicazione in corso. Quando il Sindaco ha scritto a luglio, già il bene era stato assegnato.

Guardi che quello che è successo nel passato non è irrilevante. Perchè il Sindaco o il comune di Cefalù dovevano immediatamente e direttamente rispondere alle Poste, dopo quell’avviso?

Perché, con atto di Giunta (nella quale era presente il “vicesindaco di sempre”, il vicesindaco di tutte le amministrazioni e di tutte “le ruote”: Corsello) del 29 novembre 2004, il comune di Cefalù, delibera - come atto di indirizzo amministrativo - di: “dare mandato al Responsabile del servizio di adottare tutti gli atti connessi all’acquisizione al Patrimonio dell’immobile di via Matteotti al prezzo pattuito di € 438.000” (questo è nella delibera di giunta), “Provvedere all’acquisto del superiore immobile mediante assunzione di mutuo presso la Cassa depositi e prestiti, previsto nel bilancio del 2004 al capitolo 3004/1 (cioè qua siamo alla copertura finanziaria), da incarico al notaio Anastasi Emilia (per cui qua siamo all’Atto proprio) per la stipula dell’atto di vendita in favore del comune di Cefalù”.

Allora, scusate, ma si amministrava per prendere in giro la gente o per prendere in giro se stessi?
Se un’Amministrazione porta avanti un progetto di acquisto di un immobile per utilizzarlo a fini pubblici, e poi questo progetto non va avanti in parte dovremmo chiederlo politicamente alla precedente amministrazione, ma questa Amministrazione che dice di avere a cuore e sa che c’è un finanziamento (e di qual finanziamento dà ampia pubblicità durante della campagna elettorale e anche dopo: 5 aprile 2008 “Arriva il finanziamento della villa comunale”, 7 aprile 2008 “Finanziamento della villa”) ricevendo una nota di questo tipo non può non scrivere immediatamente alle Poste.

Vorrei leggere la lettera che ho scritto al Sindaco il 16 ottobre del 2009 perché questa lettera a tutt’oggi è cogente:
Da una missiva, datata 13 settembre, indirizzata alla signoria vostra dal Responsabile del servizio Urbanistica, si apprende che il progetto appresso specificato (stiamo parlando del progetto Tuzzolino) in ordine al quale è stato a più riprese data tanta pubblicità circa la sussistenza di un finanziamento da parte della Regione, non risulterebbe conforme alle previsioni dello strumento urbanistico, necessitando all’uopo una apposita Variante urbanistica che sancisca la permanenza dell’edificio in argomento in luogo della demolizione prevista dal piano particolareggiato del lungomare e dalle direttive del nuovo strumento urbanistico ”.

Oggi, Assessore, diciamo che, oltre a queste cose che io detto, c’è l’approvazione da parte del Commissario ad acta dello Schema di massima. Perché nello Schema di massima, richiamate le direttive, il Commissario ad acta, geometra Traina, dice che quel locale va demolito. Per cui oltre alle Direttive, al Piano particolareggiato, lo dice anche lo Schema di massima.

In ordine a ciò (scrivevo sempre nell’ottobre del 2009) va premesso che taluni effetti del Piano particolareggiato sono preclusi dalla scadenza dei vincoli posti con lo stesso e che le Direttive del Piano non possiedono una loro autonoma valenza. Allo stato attuale pertanto l’obiettivo della demolizione, qualora effettivamente corrispondente alla volontà dell’Amministrazione, sarebbe realizzabile solo solo se l’immobile fosse di proprietà dell’Ente, non immaginando che si possa imporre tale scelta al privato” (perché in quel momento non era più nella nostra disponibilità) “ al riguardo, nell’assoluto silenzio praticato dalla signoria vostra e nell’assenza dell’organo collegiale a cui la legge assegna le scelte gestionali, non si comprende quale seguito abbia avuto l’offerta delle Poste italiane attraverso cui si dà al Comune una sorta di prelazione sull’acquisto da far valere in un tempo limite di 10 giorni, termine pressoché scaduto. Incomprensibile poi l’iter seguito dal progetto di riqualificazione dell’area, evidentemente mai sottoposto prima d’ora a parere di conformità dello strumento urbanistico e non ancora trasmesso al Consiglio comunale per l’approvazione in Variante, atto a cui potrebbe, a parere di chi scrive, sommarsi la dichiarazione di Pubblica utilità, riordinando il bene all’esproprio, impedendo che sullo stesso si realizzino progettualità in contrasto con l’interesse pubblico.
Per quanto precede si chiede l’adozione nell’immediato degli adempimenti di competenza, significando che in assenza, la signoria vostra risulterà politicamente responsabile delle gravi conseguenze che rischiano di ripercuotersi sulla comunità
”.

Questa lettera, ad oggi, non ha avuto alcun tipo di effetto ... no, io so benissimo che avete risposto e che lei fa il suo dovere che è quello di difendere l’Amministrazione!
Io, questa sera, non voglio sparare sulla Croce Rossa però le devo dire, Assessore, l’iter che voi state seguendo è quello dell’approvazione del progetto, ma la Conformità urbanistica l’avete? Non lo sa!
Prima che il Consiglio comunale si determini sull’argomento, caro Assessore, vorrei sentire l’ingegnere Duca. Perché noi questa sera questo argomento non è che lo abbiamo chiaro! Lei ci dice che c’è un progetto, sul progetto si sta aspettando articolo 13, avete fatto una Relazione geologica, per cui saremmo quasi pronti per arrivare alla Variante in Consiglio comunale e, presumo, anche poi alla dichiarazione di Pubblica utilità. Ma siccome nel frattempo è successo che al comune di Cefalù è cambiato il Responsabile dell’ufficio urbanistica, e che tutte queste cose voialtri le avete preordinato con un precedente Responsabile e che quindi ora dovete, in un certo senso, confrontarvi con il nuovo Responsabile, presumo che lo dobbiamo sentire anche noi in Consiglio comunale. Perché se noi ci determiniamo per prendere una strada, Assessore, che è quella di dirvi: vi diamo mandato di portare subito il progetto in Consiglio comunale, il progetto sulla variante del piano urbanistico, sul progetto Tuzzolino - perché questa è la strada - e poi invece questa strada non ci porta in nessun posto, noialtri saremmo corresponsabili con l’Amministrazione.
Per cui io, signor Presidente, propongo e chiedo al Consiglio comunale che venga sentito sull’argomento il nuovo Responsabile dell’ufficio urbanistica, l’ ingegner Duca, perché possa confortarci circa la giustezza della strada che si intende seguire, in quanto sarà lui che poi dovrà portare avanti la pratica e tutti gli atti tecnici conseguenti.

Non possiamo aspettare altri due anni perché noi, fra meno di 12 mesi, siamo tutti a casa e almeno vorremmo avviare a compimento questo argomento. Non è un caso che l’abbiamo portato all’ordine del giorno del Consiglio comunale; ce ne saranno tanti altri che porteremo in questi giorni al consiglio comunale, nella speranza che qualcuno, come per il Bosco di Guarneri, vada in porto.
Ci sono argomenti che non vengono più presi in considerazione. Giustamente la gente pensa che noi li utilizziamo soltanto per farci pubblicità. Non è così noialtri dobbiamo trattarli e definirli. Ecco perché sono dispiaciuto fortemente che la scorsa volta non abbiamo trattato e definito l’argomento della “Pietra della memoria”, perché andava trattato e definito.
Noi questo delle Poste lo vogliamo trattare e definire. C’è altrimenti il rischio che, come per il Piano di Utilizzo delle spiagge, arrivi ad un altro Commissario - che è già stato nominato - e che il Consiglio comunale resti espropriato di ogni possibilità di sapere se il 50% delle spiagge sono pubbliche oppure no.
Noi non vogliamo fare la stessa fine per quanto riguarda il progetto delle Poste.
E’ per questo, signor Presidente, che propongo di sentire nella prossima seduta consiliare - compatibilmente con gli impegni dell’ingegnere - sull’argomento, l’ingegner Duca Joseph Ivan.

Bonaviri precisa
Intanto lei ha espresso quella amarezza che avevo espresso io per gli atti passati, determinati, le assicuro - e qui ho tutti i fascicoli - non tanto dai signori consiglieri, non tanto dei signori assessori, non tanto dei signori sindaci che si sono succeduti nel tempo dal ‘52 a questa parte, ma esclusivamente da parte di qualche funzionario comunale. Questo lo dico semplicemente per quella correttezza di sincerità che ci deve essere nei rapporti di informazione tra la Amministrazione e il Consiglio comunale. L’avevo detto prima e mi fa piacere di ripeterlo.

Per quanto riguarda quello che ha detto lei, il Comune - soprattutto negli ultimi anni - non ha fatto passare neanche un giorno per le risposte che doveva dare alle Poste; ha cercato in tutti i modi di pervenire ma, ad un certo punto, non ha potuto più fare niente perché, dovendo mettere sul tavolo € 600.000, il Comune non aveva alcuna possibilità.
Abbiamo sempre detto che avremmo proceduto all’esproprio, l’abbiamo detto in tutte le salse.
Per quanto riguarda l’ultimo quesito che aveva posto lei: se avevamo interessato l’ufficio Urbanistica, io le leggo un parere del settembre 2009 dell’allora Responsabile dell’ufficio Urbanistica che dice: “si è del parere che per l’immobile dell’edificio ex Posta, il Piano particolareggiato prevede la demolizione per far posto alla realizzazione di verde pubblico, ragione per cui (quindi il Piano prevede “verde pubblico”, siccome il Progetto non prevede “verde pubblico” ma le strutture che lei ha accennato) il Progetto in l’argomento non può essere realizzato senza una preventiva Variante urbanistica che sancisca la permanenza dell’edificio in argomento”.
È stato quello che il Sindaco, in altre parole, ha comunicato a voi quando ha detto che avrebbe portato in Consiglio comunale. Accettando ora la sua sollecitazione, non c’è nessun dubbio, questa mattina noi abbiamo fatto una riunione nella sala del Sindaco per sollecitare questo benedetto articolo 13 e gli interventi da parte dell’Amministrazione. Ho detto prima che l’Assessore personalmente si è impegnato; l’Assessore ai LL.PP. e i tecnici, la settimana entrante, hanno già un appuntamento con gli uffici regionali competenti per poter portare al più presto possibile l’argomento.
Vi assicuro, da parte mia, che non appena noi avremo notizia dall’articolo 13, tutta la Pratica sarà portata in Consiglio comunale.
Io quest’assicurazione, a nome del Sindaco, posso darla ai signori consiglieri comunali.

Calabrese
Esprimo il voto favorevole, mio e del Gruppo consiliare che rappresento.
Una nota colorita: anche noi siamo per affrontare le tematiche portate in Consiglio comunale e definirle: l’altra volta non è successo così!

Il Presidente mettere ai voti la proposta del consigliere Lapunzina: unanimità