Alcune foto per alcune domande alla signora Maraini e al Prof. Tullio

ritratto di Saro Di Paola

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Il “museo all’aperto” lungo la via Pierre visto dal balcone di casa mia

Nella foto sotto il titolo ed in quelle che seguono queste prime righe, l’intervento che, come ha scritto la signora Maraini, è stato eseguito “negli anni 1985-1988 per riportare alla luce il paramento interno delle mura a grossi blocchi di calcare a lumachelle”.
Un intervento che, come continua la Maraini, ha “riqualificato come un museo all’aperto la zona dell’intervento con il quale si è voluto restituire un pezzo importante di quella che è la memoria storica della città.”
Un intervento che , “in concomitanza con i lavori di restauro della cortina megalitica” progettati e diretti dagli architetti Culotta e Leone, è stato, fermamente voluto dal prof. Tullio.

Il paramento interno delle “mura a grossi blocchi”visto da est

Il paramento interno delle “mura a grossi blocchi”visto da ovest

L’imbocco del “doccione” di scarico delle acque piovane all’interno del "museo"

Nelle foto che seguono, invece, il paramento esterno dello stesso tratto di cortina megalitica del “frourion”, come si può fruire dal camminamento a mare lungo “il popolo degli scogli”, progettato e diretto dagli architetti Pasquale e Tania Culotta.

Il paramento esterno delle mura dal lato mare

Un megalito di lumachella di straordinaria bellezza

Lo sbocco a mare del “doccione”visto di fronte

Lo sbocco a mare del “doccione”visto da ovest

Il paramento interno del “frourion” in corrispondenza della postierla

Dopo le foto le domande.

ALLA SIGNORA MARAINI :

Non ritiene Lei che, a prescindere dal degrado ad immondezzaio, sia, quantomeno, enfatica la definizione di “museo all’aperto” che Lei ha dato all’intervento con il quale, lungo un tratto della via Pierre è stato portato alla luce, non già, come Lei ha scritto, “il paramento interno delle mura a grossi blocchi” – a meno di abolire la strada sarebbe stato tecnicamente impossibile - ma, soltanto la sommità delle mura medesime ?

Non ritiene Lei che il “museo all’aperto”, oltre che dalla postierla, sia costituito dal paramento esterno di quelle stesse mura che è fruibile, quasi ininterrottamente, dalla Porta Giudecca al Capo Marchiafava ?

Non ritiene Lei che la testata interna che l’intervento voluto dal prof. Tullio ha portato alla luce lungo circa 40 metri della via Pierre, sia assolutamente insufficiente per affermare, come Lei ha affermato, che abbia “restituito un pezzo importante di quella che è la memoria storica della città” ?

Ritiene Lei, signora Maraini, che il Vescovo Manzella abbia fatto bene a pavimentare, con basole di lumachella, il nartece della cattedrale, sotto il quale, alla fine del secolo scorso, erano state portate alla luce le basole della strada di cui i romani si erano serviti tra il primo secolo a. C. ed il primo secolo d. C., dopo averla sovrapposta, come è accaduto per tutte le strade della “più antica struttura urbana” che i greci, prima dei romani, avevano impiantato a Cefalù ?

AL PROF. TULLIO :

Ritieni, caro Amedeo, che, in termini di “rottura dell’equilibrio”, il museo all’aperto lungo quel tratto della via Pierre che tu hai voluto stia alla stessa via meglio di quanto non starebbe la “pietra del mito” alla “configurazione di quell’antico frourion di cui, giusto al molo, non è rimasta traccia visibile ?

A prescindere dal degrado ad immondezzaio, rifaresti, oggi nel 2011, quell’intervento per il quale, nella seconda metà degli anni ottanta, ti sei fortemente battuto ?

Caro Amedeo, per quella conoscenza che, tra noi, abbiamo da molti anni, sono certo di non doverti precisare che è ben lungi da me qualsiasi intendimento polemico nei tuoi confronti.